Arditi del popolo, una memoria cancellata
di ENRICO CIANCARINI ♦
Alcuni giorni fa il giovane storico romano Valerio Gentili ha presentato il suo libro “Dal nulla sorgemmo. La legione romana degli arditi del popolo” edito nel 2012, nuova edizione riveduta e ampliata di un suo precedente lavoro dato alle stampe nel 2009.
Luogo di presentazione un bar alla moda al centro di Civitavecchia, pubblico presente una ventina di persone soprattutto giovani, organizzatori della presentazione il neo costituito gruppo “Arditi del popolo civitavecchiesi”.
Nell’ormai lontano 2000, a mia cura, furono presentati in una libreria cittadina i volumi di Eros Francescangeli, “Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922)” e di Marco Rossi, “Arditi, non gendarmi. Dalle trincee alle barricate: arditismo di guerra e arditi del popolo (1917-1922)”. Anche allora il pubblico non superava la ventina di persone, molte delle quali parenti di arditi del popolo civitavecchiesi.
I due eventi, distanti sedici anni, hanno cercato di risvegliare nella comunità civitavecchiese l’interesse nei confronti del movimento antifascista degli arditi del popolo che nella nostra città per più di un anno resistette ai ripetuti assalti delle squadracce fasciste provenienti da Roma e dalla Toscana che prevalsero sulle organizzazioni proletarie solo il 29 ottobre 1922, al pari di poche altre città italiane. Nel 2013 l’Amministrazione comunale ha intitolato nel centro cittadino uno slargo agli Arditi del popolo ponendo una targa che oggi purtroppo è illeggibile. D’altra parte in un quartiere periferico un piazzale è intitolato a Francesco Cinciari unico sindaco fascista, primo podestà fascista e certamente complice delle squadre fasciste nella conquista armata di Civitavecchia, all’epoca considerata irriducibile roccaforte del bolscevismo laziale.
Se alcuni protagonisti della Resistenza antifascista di Civitavecchia negli anni della Seconda guerra mondiale hanno trovato il loro giusto riconoscimento nella toponomastica cittadina, dei protagonisti di quei mesi del 1922 solo Cinciari, come dicevamo, e Ciro Corradetti, sindacalista che aderì al fascismo, hanno visto eternato il loro nome nelle targhe stradali.
Nell’epica civitavecchiese gli Arditi del popolo non hanno trovato posto mentre in altre città, penso a Parma, le loro vicende sono celebrate nelle varie forme culturali, teatro, letteratura, feste popolari.
Su di essi negli anni passati hanno scritto Ettore Falzetti, Antonio Maffei ed io nel mio volume sul Fascismo a Civitavecchia. Anche il movimento resistenziale ha trovato scarsa eco. Unico lavoro pregevole quello di Mirella Scardozzi, storica universitaria, con il saggio “Civitavecchia fra Resistenza e ricostruzione” nei Quaderni della Resistenza laziale editi dalla Regione Lazio nel 1978.
Poco per una città che è stata amministrata dalla Sinistra ininterrottamente dalla Liberazione al 2000. Cinquanta anni di potere che non hanno visto emergere il desiderio e la disponibilità a raccogliere le testimonianze dei protagonisti di quei terribili mesi del 1922, per creare un’epica condivisa ed offerta alle giovani generazioni. La polizia politica nei suoi rapporti affermava che gli arditi del popolo civitavecchiesi fossero oltre seicento. Tantissimi ma che purtroppo sembrano non aver prodotto alcunché di memorialistica utile allo studio di quel fenomeno resistenziale nella nostra città. Unica parziale eccezione “Le mie memorie” di Augusto Milo uscite nel 1949 che ripercorrono le sofferenze da lui patite sotto il regime fascista.
Certamente questa mancanza di memoria è condivisa da altre realtà urbane ed anche la storiografia ha solo recentemente studiato il primo movimento di resistenza antifascista con gli autori che abbiamo citato prima.
Da oltre diciotto anni studio e porto avanti ricerche archivistiche sul movimento degli Arditi del popolo a Civitavecchia, il mio augurio è di pubblicare presto un volume su di essi per farli finalmente conoscere a tutta la comunità civitavecchiese che avrà così la possibilità di rievocare quei mesi fra il 1921 e il 1922 quando un’intera città resistette per diciotto mesi agli assalti squadristi fascisti. Grazie a documenti, ricerche ed altro, ho rintracciato il nome di circa cento membri del Battaglione degli arditi cittadino. Mi auguro che nella toponomastica cittadina a fianco di una via dedicata ad un podestà fascista, ci sia posto anche per una via dedicata alle tre vittime della violenza fascista del 19 maggio 1921: Pietro Tartaglia, Umberto Urbani e Mario Giovannelli.
di ENRICO CIANCARINI
Ottimo articolo complimenti
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Questo si sente sempre una spanna sopra agli altri, giudica, sentenzia, si pavoneggia.. Ma chi te l’ha detto che sei uno storico? Non sei un impiegato di banca ?
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Ho capito, grazie! (E due)
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Mi muovo con qualche titubanza, forse perché non ho letto le regole, se ci sono. I commenti possono essere anonimi? O solo con il nome, senza cognome? Il loghino colorato prima dei commenti vuol dire qualcosa? Pubblicando questo mio vedrò cosa succede e capirò di più.
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A mio parere uno storico è colui, molto banalmente, che si occupa di storia. Ciancarini lo fa con passione e competenza. Detto questo complimenti per il tema scelto e per il modo in cui l’argomento è stato svolto. Grazie.
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Davvero mi risulta difficile capire perché un bancario non possa essere uno storico. Ho letto sempre con interesse quanto scritto da E. Ciancarini e trovo che lui non solo lo sia uno storico ma che lo faccia con grande competenza. Siamo ai soliti tentativi di denigrazione?
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Sono anch’io del parere che storici o storiografi si diventi e ciò avvenga studiando, svolgendo ricerche e approfondendo la propria conoscenza di fatti del passato, in generale o su settori specialistici. Anche divulgando queste conoscenze, ossia rendendone partecipi altri. Naturalmente, seguire studi specifici può servire, anche a fini pratici, ma non è indispensabile. Ciò detto, che poi era quello che volevo dire implicitamente con quanto avevo scritto stamattina, chiedo scusa di qualche errore, perché ho dovuto scriverlo due volte, essendo scomparso la prima, e poi i due scritti sono adesso cronologicamente invertiti.
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Considero il dott. Enrico Ciancarini come uno degli storici più accreditati della nostra città e il suo contributo mi risulta assai importante. Anche nel breve spazio di questo articolo ne traggo la conferma. Trovo davvero ingenerosi questi giudizi che mi sembrano intrisi, scusate l’espressione forte, di astio personale.
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Buon Blog a tutti.
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Pingback: A proposito di arditi – SpazioLiberoBlog
Caro Francesco X ho letto con interesse il suo breve ed insofferente intervento dedicato alla mia persona. La volevo rassicurare sui miei studi. Sono laureato in Lettere all’Università La Sapienza con indirizzo storico moderno e contemporaneo con tesi in Storia del Risorgimento italiano. Ho avuto il piacere e la fortuna di essere stato allievo dei maggiori storici italiani docenti a Roma. Ho collaborato con il Dizionario Biografico della Treccani e con il Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, e decine di pubblicazioni sulla storia di Civitavecchia. Ho l’orgoglio di aver fondato la Società Storica Civitavecchiese e il suo bollettino arrivato al 22 numero che hanno rivitalizzato la storiografia civitavecchiese in questi ultimi dieci anni ferma al Calisse, certamente maestro di storiografia ma superato dai tempi.
Sono impiegato di banca come Odoardo Toti è farmacista e Carlo De Paolis è commercialista. Lavoriamo e dedichiamo il nostro tempo libero alla storia di Civitavecchia con passione e competenza.
Il libro sugli Arditi del popolo nasce nel confronto con i maggiori storici dell’argomento come Eros Francescangeli che ha promesso di curare l’introduzione al mio prossimo volume che mi auguro che lei legga.
A lei vada tutta la mia simpatia e solidarietà signor Francesco X, ricoprire il ruolo di fedele barboncino ed eco di concetti altrui è certamente pesante ed avvilente, ma mi auguro che lei con uno scatto d’orgoglio riesca a liberarsi di questa avvilente situazione e torni ad essere un uomo libero.
Con cordialità.
Dottor Enrico Ciancarini
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Ardito ed irriducibile ” Ad honorem “, mitico Ciancarini !
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Tartaglia, Urbani e Giovannetti sono degnamente sepolti in una delle più belle tombe del vecchio cimitero e da qualche decennio una lapide rievoca anche gli eventi che tu, Enrico, saprai certo ricostruire con molta più accuratezza di quanto non abbia potuto fare io all’epoca (le fonti le trassi unicamente dall’emeroteca della Biblioteca Nazionale romana).
Si potrebbe pensare anche a un’intitolazione di via ? Almeno per pareggiare i conti con la controparte politica, tu dici. Avrebbe senso se l’odonomastica cittadina avesse ancora un senso e non fosse divenuta un magma indifferenziato in cui non appare alcun criterio discriminante se non quello, flessibilissimo – e forse non a caso- di una certa notorietà o popolarità cittadina (ah sì, er sor coso, me ricordo..).
Questo per dire che prima o poi dovremmo cominciare a discutere di quest’ altra piaghetta locale dell’intitolazioe di vie, piazze, larghi o giardinetti
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Ieri, 28 ottobre, presentazione del libro di Enrico Ciancarini.
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Il fascio spezzato
Gli Arditi del popolo nella ” ribelle, irriducibile Civitavecchia”.
19 maggio 1921 – 18 ottobre 1922
Prefazione di Eros Francescangeli
Introduzione di Fabrizio Barbaranelli
Edizione REDSTARPRESS
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Non ho letto libri sugli arditi, ho cercato alcune notizie in rete, ed è un vero peccato che un secolo fa i socialisti e alcuni comunisti non abbiano pensato di unirsi a loro per una lotta senza quartiere al primo fascismo.
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