Anarchie e famiglie (seconda parte)
di PAOLA ANGELONI ♦
Riprendo gli ultimi paragrafi della precedente pubblicazione per legare i due contesti.
“E mi sovviene l’interno familiare dei miei bisnonni, Clotilde Capuani e Ferdinando Gargiullo, che per un destino storico si trovarono ad avere figli maschi anarchici e con le figlie femmine acquisirono la parentela con i “generi” anarchici.
Otello Gargiullo, fratello di mia nonna Vittoria, era anarchico, sposò Aida De Fazi.
Fermina Gargiullo, sorella di mia nonna Vittoria, sposò Sebastiano Corvi, anarchico.
Vincenza Gargiullo, sorella di mia nonna Vittoria, sposò Gino Corvi, anarchico.
Eusebia ( Marcella) Gargiullo, anarchica libertaria, figlia di Otello, sposò Inedio Corvi, anarchico libertario, figlio di Cleto Corvi, anarchico, fratello di Sebastiano e di Gino Corvi.
Io ho conosciuto gli anarchici nella loro tarda età, ad eccezione di Gino, deceduto giovanissimo, per una malattia mal curata (polmonite) durante il fascismo. La mia testimone orale è stata zia Marcella, ormai deceduta. Non ho conosciuto mia nonna Vittoria, deceduta a quarantasei anni, immediatamente dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ma io so che il 28 ottobre del 1922 partecipò al lancio di suppellettili dalle finestre della loro casa contro i fascisti che attraversavano la Prima Strada: era la Marcia su Roma.”
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Essi affermavano” il cuore dell’ idea anarchica”, fare politica sviluppando le categorie che sono alla base della modernità: libertà, uguaglianza, fraternità. Uno sviluppo delle categorie in modo estremistico, nel fatto che l’anarchico pensa che la natura umana sia buona in sé ( Rousseau) e che il potere derivi dalla violenza, dalla corruzione e dall’alienazione dello Stato borghese, in altri termini, la politica deve essere in perfetta continuità con la morale, e non debba sovrapporsi ad essa o contraddirla. Essi erano anticlericali ,(“ Né Dio, né Stato, né padroni”), ma il loro mito era Tolstoj ed il suo spirito religioso.
Utopici e provocatori rifiutavano il potere perché lo “ fiutavano” da lontano, sotto ogni travestimento e lo smascheravano. Erano fortemente individualisti come Stirner, nemici della proprietà come Proudhon, comunisti, ma lontani dal comunismo di Marx, con il suo “autoritarismo” pedagogico scientifico e dai rivoluzionari di professione e burocrati, come canterà Majakoskji.
Fermina Gargiullo era la maggiore delle figlie, la mamma Clotilde lavorava con i fratelli Capuani, benestanti, ai forni. Si premurava di procurare un adeguato corredo per la figlia per eventuali nozze, ma Fermina organizzò una fuga con il suo amato Sebastiano Corvi, accompagnata dal suo ricco corredo nuziale. Fermina sarà la matriarca delle famiglie Gargiullo Corvi, insediata nel palazzetto di Piazza Leandra, chiamata “ la Caronte”, ma il nome le deriva dalle donne Fiorentini, parenti del marito Sebastiano. Era una donna austera e silenziosa con gli estranei alla sua famiglia – come sempre erano le Ardite del Popolo, mogli e compagne degli Arditi del Popolo come Sebastiano – erano” custodi di segreti”. A maggior ragione, perché insospettabili, erano staffette per i comunicati, per le armi e per le bombe alla gelatina, come accadde a Vincenzina.
Vincenza Gargiullo, detta Vincenzina, andò sposa al fratello di Sebastiano, Gino Corvi, che era immagine perfetta del lavoratore del Porto, anarchico, comunista, sempre pronto nelle battaglie ideologiche e sindacali, ma irruente e difensore dei deboli, come la donna che aveva scelto, Vincenzina.
Gino e Vincenzina sono voci fuori dal coro nel movimento operaio di allora. Il loro punto di riferimento è Errico Malatesta, leader dell’Unione anarchica italiana, che sosterrà gli Arditi del popolo fino alla fine della loro parabola. Gli anarchici devono fare i conti con le offensive repressive del governo Bonomi quando arriva al prefetto di Civitavecchia nell’agosto del 1921 una circolare del ministro dell’Interno: gli Arditi del Popolo devono essere considerati un’associazione a delinquere e sono passibili di denuncia per violazione di svariati articoli del Codice penale . Si decreta il disarmo dei cittadini e lo scioglimento di attività fuorilegge. Ma nelle “osterie” di Civitavecchia si decide di continuare la lotta e le osterie rimarranno sede per l’organizzazione del soccorso rosso e per la diffusione di stampa clandestina.
Quello che attuava Vincenzina era un soccorso rosso, quando si recò a portare viveri ad un compagno arrestato a Regina Coeli, ma il pacco con la gallina andò ad un altro compagno esile e mingherlino che d’un colpo ingurgitò tutto il cibo. Al che Vincenzina lo sgridò : “ Te sei sbramato tutta la gallina! “.
Aida De Fazi, sposa di Otello, fu la donna “silenziosa” che più soffrì. Grazie all’intervento di Tommaso De Fazi, Aida vide il fratello minore Artero ( Arteo, Diodoro) nell’impresa di Fiume, come attendente di D’Annunzio. Quando Artero ritornò dall’ impresa del Vate fece parte degli Arditi del Popolo (e lo era anche prima come interventista fiumano). Nel 1922 per avere un chiarimento con i compagni, voluto dal cognato Otello, anarchico umanitario, Artero, in Piazza d’ Arme, fu ferito dal compagno Benedetto Salerni. Ciò si seppe più tardi per le indagini del sottoprefetto, dato che Artero, sul letto di morte, non fece il nome del suo uccisore.
Ricordare Otello Gargiullo è come ricordare la storia degli Arditi del Popolo civitavecchiese, con le origini del movimento e la loro breve vita nel 1921-1922.
Le storie di mia nonna Vittoria, delle sorelle Fermina, Vincenza, e del fratello Otello sono uno specchio degli eventi che si ebbero a Civitavecchia dal Biennio Rosso all’avvento del fascismo, anarchici, socialisti e comunisti fino alla loro morte.
Otello, giovanissimo, partecipò alla Prima Guerra mondiale, come molti soldati nel 1917 aveva difficoltà a mandare notizie a casa a causa della censura. Tornato a casa, vede la città in agitazione, le donne si lamentano per il pane e i lavoratori del porto minacciano di astenersi dal lavoro. La risposta dell’autorità è quella di inviare 200 soldati. Si teme che a fianco della popolazione scendano i sovversivi come Otello e Vincenzina, con la “subdola propaganda disfattista”. Ancora nelle comunicazioni del sottoprefetto si aggiunge che “del malcontento profittano gli elementi rivoluzionari che soffiano sul fuoco, pericolosi propagandisti”. Otello, come ex combattente vuol farsi forza trainante di un cambiamento, dato che le illusioni tradite provocano un’ondata di sommovimenti sociali nell’Italia centro meridionale, sui quali si sofferma Gramsci intervenendo sulla rivoluzione mancata.
Nel 1919 il porto è deserto, la “Carbonifera” viene chiusa dalla proprietà, vi è il ristagno dei lavori edili, il Molino Silvestrelli ferma le sue macine e lo stabilimento del cemento prevede il licenziamento di sessanta lavoratori. Continuano i tentativi dell’associazione agraria di dissodare terreni di proprietà del marchese Guglielmi, su questi terreni l’Associazione vanta diritti di semina, regolati dagli usi civici.
Tra gli anarchici e i socialisti era molto attivo il circolo anticlericale “Giordano Bruno” che nel 1920 vuole affiggere un manifesto per ricordare il rogo di Giordano Bruno, ma la Sottoprefettura non ne autorizza l’affissione. La camera del Lavoro era molto attiva ed aveva una minoranza anarchica e sappiamo dalla Prefettura che la Camera “si è fatta promotrice di manifestazioni di carattere sovversivo”.
Sarà bene ricordare , a proposito dell’interventismo e dei fiumani entro le fila degli Arditi del Popolo, che nel 1915 Gabriele D’Annunzio arriva a Civitavecchia, ne abbiamo un ricordo in una lettera di Tommaso De Fazi, (parente di Aida, moglie di Otello).
In guerra i reparti di arditi, costituiti nell’estate del 1917, vengono usati come truppa d’assalto per la conquista delle postazioni nemiche. L’impresa di Fiume segna uno spartiacque nella storia tra fascismo e arditismo, infatti nell’impresa dannunziana le forze che guardano a sinistra aumentano di spessore: si profila infatti una convergenza tra le posizioni del dannunzianesimo e quelle di alcuni settori della sinistra rivoluzionaria.
Nella Piazza del mercato , Piazza Regina Margherita, nel 1946 , è posto il busto di Pietro Gori, il “cavaliere errante ”del movimento anarchico, lo ricordo per testimoniare l’ agguerrito movimento libertario che partecipò alle lotte politiche e sindacali dell’epoca e con gli Arditi del Popolo fu il primo a fermare con le armi il nascente fascismo nel 1921- 1922.
Sono arrivata all’agosto del 1922, quando i fasci della Maremma entrano in Civitavecchia, occupano la stazione con una grande sparatoria, ma i lavoratori del porto e quelli dei quartieri popolari li impegnano in una battaglia. Il 4 di settembre di nuovo i fascisti entrano in città, con una tenace resistenza della popolazione, fino a ridosso della Marcia su Roma.
Lungo tutto il corso del ventennio anarchici e ex Arditi del Popolo continueranno ad opporsi al fascismo, pagando con l’ammonizione e il confino, tra questi ricordo Menotti Salerni, Augusto Salerni e Otello Gargiullo.
PAOLA ANGELONI

- Alcuni spunti li ho tratti dal Bollettino n. 89 dell’Almanacco Civitavecchiese, a cura della Società Storica Civitavecchiese.
- “Anarchie e famiglie” prima parte;
- “Sua Maestà il broccolo”
Paola, il tuo modo di raccontare mi cattura!!
Maria Zeno
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Grazie Maria, adotto il registro adeguato al contesto! 🎈🎈
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