“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – SARÀ CHE SE FA……. IL PARCO EOLICO.

di LUCIANO DAMIANI

Il New Green Deal é stata la promessa europea dell’inizio di questo decennio, sono stati messi in campo strumenti e risorse comunitarie in gran quantità, financo l’emissione di titoli europei per finanziare la ripresa e trasformazione comunitaria. Al PNRR sono state affidate le speranze di una larga fetta di società che deve poter contare sulla capacità di “messa a terra” del governo di turno. Che si tratti di impresa assai ardua era comunque già noto, ma si contava sulla ‘volontà politica’ capace di supplire ai sempiterni freni burocratici del nostro paese, e magari alla capacità negoziale per prolungare i termini per progetti già avviati, ovvero, intanto li avviamo, poi ci muoveremo per ottenere lo slittamento dei tempi, del resto é immaginabile che anche gli altri paesi, certo non tutti fulmini di guerra, avranno, al dunque, necessità di ‘slittare’, di portare la Commissione ad una significativa proroga per quei progetti già in avanzamento. Il governo Meloni ha però detto che certe cose non si possono fare, “non riusciremo a realizzare quei progetti nei tempi previsti”. Così sono stati stralciati quelli più qualificanti dal punto di vista ambientale, fra questi quelli riguardanti la realizzazione dei ‘parchi eolici off shore’, compreso quello previsto al largo della nostra costa. Un progetto per il quale l’iter é già avviato ed i partner già definiti.
Il ‘Parco Eolico’ é da qualche tempo il protagonista di tanti dibattiti ed attività politiche, dibattito iniziato dalle proposte dei comitati ed associazioni cittadine per la prima volta unite per un traguardo. É protagonista perchè il 2025 é l’anno del ‘Phase Out’ dal carbone, ovvero l’anno in cui la centrale di Torrevaldaliga smetterà di bruciare carbone, l’hanno assicurato i vertici ENEL, hanno anche rinunciato alla conversione a GAS da tutti temuta per una serie di motivi.
Una centrale che smette di produrre, smette certo di inquinare, e siamo tutti contenti, ma genera anche problemi sociali di occupazione e sviluppo se la dismissione non viene accompagnata da un piano adeguato, piano di cui non si vede traccia. Tutto si tinge di tinte tragiche e fosche visto che il parco eolico, con tutto l’indotto che avrebbe potuto creare, é stato cassato dalla partecipazione ai fondi del PNRR. I sindacati sono per questo in agitazione, e ne hanno ben d’onde visto che la politica di governo si disinteressa del tema. A dire il vero il ‘Comitato Interministeriale’ per “impostare le dinamiche di sviluppo dei territori di Civitavecchia e Brindisi nella fase post carbone” (cit. interrogazione dell’On. Battilocchio), si é riunito per la prima volta il 16 luglio, a buon’ora direi, per discutere del tema.
Il nostro Onorevole, nel ringraziare il Ministro per la solerzia nell’occuparsi di questa cosa, chiede “quali saranno i prossimi step” e termina l’interrogazione manifestando la fiducia dei territori:
“Le comunità locali di Civitavecchia e Brindisi hanno fiducia e siamo certi che questa speranza, grazie a questo Governo, non verrà disattesa”.
Avrei qualche dubbio…. sulla fiducia.
La risposta del Ministro ricambia la fiducia con parole di speranza…!?
“Il tavolo si è concentrato sul progetto eolico offshore, oltre a progetti relativi al fotovoltaico e batteria. Però, abbiamo anche appurato che non è possibile far ricorso agli IPCEI per finanziare questi progetti.”
Ma non tutto é perso….. il Ministro continua:
“Stiamo valutando la possibilità di ricorrere a ulteriori strumenti agevolativi, dal regime d’aiuto della legge n. 181 del 1989. dedicato al finanziamento di programmi per la reindustrializzazione e riconversione delle aree di crisi industriali, allo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo, misura a supporto di programmi di investimento produttivi, strategici e innovativi, di grandi dimensioni, finalizzati al rafforzamento delle filiere produttive”.
I governi non dovrebbero dare ‘parole di speranza’ ma proporre prospettive concrete, chi vive sperando….. Per il nostro onorevole va bene così: “Le comunità locali di Civitavecchia e Brindisi hanno fiducia”, parola di Battilocchio, e per l’On. D’Attis: “Come sa, apprezziamo molto il fare concreto che avete voluto dare, voi e il governo…”. Contenti loro….. E ancora: “Guardiamo, Ministro, con grande attenzione alle risultanze del Piano industriale che ENEL prevede di presentare in autunno.”
In un paese normale il Ministro competente dovrebbe ben conoscere l’indirizzo del piano industriale del principale operatore energetico nazionale, società a controllo pubblico. L’interrogante dovrebbe, invece, ben chiedere al Ministro Urso chiarimenti sul piano industriale di ENEL, che poi poco ha a che fare con il progetto dell’eolico off-shore, non risulta che l’ente elettrico sia fra i partner del progetto.
Gli IPCEI (Important Project Of Common European Interest) sono lo strumento pensato dalla UE per permettere il finanziamento di progetti sovranazionali che interessano più paesi dell’Unione ma, per una ragione che il Ministro non ha spiegato, il progetto del parco eolico off-shore, non può farne parte pur essendo integrato in una rete internazionalmente connessa; gli scambi energetici con i nostri confinanti sono all’ordine del giorno.
Probabilmente arriverà il 2025, e avremo perso il treno del ‘Green New Deal’, ma si sa, la nostra politica ha i suoi tempi, non per nulla nel 2024 andiamo a cercare possibili e improbabili finanziamenti in leggi vecchie di trent’anni per far fronte ad una crisi che si appresta a presentare il conto già l’anno prossimo, cosa di cui si parla da diversi anni, ma che “il fare concreto” dei nostri politici, qualsiasi sia il loro colore, non riesce ad affrontare. Può darsi che, molto concretamente, fra una trentina d’anni, il ministro di turno vedrà se si potrà attingere qualcosa dall’attuale PNRR, cosa per altro possibile data la nostra incapacità di spendere i finanziamenti nostrani ed europei… sempre che la UE non pensi, giustamente, di toglierci tutti quelli non usati… e non avrebbe torto.
Ci meritiamo il commissariamento. Ci rimane da sperare che gli operatori del settore trovino talmente interessante il progetto per portarlo avanti anche senza fondi pubblici…. Ma chi ci crede?
Il resoconto della seduta della Camera del 4 ottobre scorso, l’interrogazione si può leggere a pag. 31 del resoconto. https://documenti.camera.it/leg19/resoconti/assemblea/html/sed0171/stenografico.pdf
Aggiornamento sull’impianto di piscicultura.
La Soc. Civita Ittica rinuncia alla realizzazione dell’impianto da farsi a 3 km al largo della Frasca a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato. La realizzazione dell’impianto é stata fortemente osteggiata dai comitati cittadini, opposizione fatta propria anche dalle amministrazioni cittadine. Resta da capire se l’impianto a terra, che doveva essere sostituito da quello in mare, continuerà ad occupare personale, lavorare e a sversare quantità di acque ricche di inquinanti a cominciare dagli antibiotici ma non solo. Forse, ambientalmente parlando, l’impianto a mare, della stessa taglia di quello a terra, sarebbe stato più sostenibile, non sempre, dire NO, é la cosa migliore da fare., ma questa é altra storia.
LUCIANO DAMIANI
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