2 GIUGNO: FESTA DELLA PATRIA?
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Dio, Patria, Famiglia.
Con ciò la destra si identifica e dileggia la sinistra che, a suo parere, è atea, antipatriottica, avversa alla famiglia.
Lasciare in pasto alla destra questi 3 Principi è “uno” dei peccati mortali della sinistra. Quanto ancora dobbiamo contribuire con la nostra negligenza al successo dell’avversario? Quanto vorremmo tollerare la sua dominanza?
L’intelligenza richiede di far propria la “triade” chiarendo gli equivoci che una cattiva interpretazione ideologica produce. In questa sede mi limito, dato che è il 2 giugno, al principio Patria. Si vedrà se trattare gli altri in futuro.
Se per Patria si intende il deposito di sentimenti stratificato nel tempo attraverso tutti coloro che hanno dato la loro vita (si pensi al Risorgimento, alla I guerra mondiale, alla II guerra, alla guerra di Liberazione) siamo tutti in accordo. Ma se il concetto Patria viene trasformato in strumento utile per costruire e mantenere una dittatura l’accordo cede il passo alla netta opposizione. Così declinata dalla destra la Patria non è più la terra dei padri, la lingua comune, il cibo come cultura, le feste e le tradizioni ma diviene limite, società chiusa per soli eletti, strumento d’assalto. E’ ciò che è accaduto nel ventennio.
La destra attuale( FdI ma non la Lega con la sua ambigua autonomia differenziata) declinando il concetto di Patria intende rievocare il significato strumentale datogli dal fascismo. Ma, attenzione…..
non certo come giustificazione per una “immaginaria” dittatura ma , semplicemente,come sostegno al potere (in particolare per ottenere il “premierato”). Rendere , agli occhi della gente,il concetto di esclusiva proprietà in ciò agevolati dalla noncuranza della sinistra.
Questa la pars destruens dell’idea della destra che si fa ideologia. Ma guai se ci si fermasse qui! Sarebbe una vera “idiozia”, una battaglia persa agevolando il consenso della popolazione verso l’attuale governo.
E’ a questo punto che la sinistra deve possedere e diffondere una sua pars construens evitando il rischio di essere accusata di squallido antipatriottismo (questo vale per tanti altri temi!).
Procediamo con ordine.
In primo luogo una domanda che non pochi si fanno: come si può parlare di Patria in un mondo che tende alla sovra-nazionalità?
La risposta è chiara: il superamento dello stato nazionale non è la sua liquidazione!
Il “principio di sussidiarietà” , inteso non solo come ripartizione fra ente superiore ed ente inferiore di mere competenze esecutive ma inteso dal lato socio- culturale, è la giusta risposta. Dunque è falso sentenziare che, nel nostro caso specifico, la Comunità Europea sia superamento dello stato nazionale.
Ma, allora, se il concetto di Patria non viene offeso da ciò che è sovra-nazionale come si deve intendere questo stesso concetto oggi?
Per la destra l’uso strumentale sopra ricordato deriva da una semplice motivazione. L’incertezza che viviamo circa il futuro (guerra, ecologia, globalizzazione, epidemie) determinano per taluni un ripiegamento verso il passato alla ricerca di stimoli e di sicurezze. Le radici, l’etnia, le glorie, la religiosità vengono a costituire un impianto salvifico per affrontare l’oscurità del futuro. Il passato viene reso attuale per sconfiggere l’incertezza del futuro. All’angoscia si risponde con la nostalgia delle origini. Da qui i “fondamentalismi” tipici. Da qui la condanna verso ogni anelito progressista. Al posto di uno slancio verso il futuro, accettandone tutti i suoi problemi per poterlo migliorare, si atrofizza il presente in una illusoria spinta retrograda.
Questo è il cattivo modo di intendere il concetto di Patria.
Si pensi alla ridicola farsa circa le fonti celtiche della Lega Nord, o ai buffi sistemi di ancoraggio della cultura di destra con il passato remoto( Dante, Manzoni) alla ricerca della “identità degli italiani”.
L’identità degli italiani?
Bastia una riflessione (citata da Galimberti): non sono i padri a generare i figli, ma i figli che generano i propri padri. In altri termini, non è il passato a produrre il presente, ma è il presente (le idiozie celtiche, Dante e Manzoni) che modella “il suo” passato (come fa comodo alla destra).
“Ricordati che eri straniero”. Così titolava Barbara Spinelli anni fa un suo testo. Il nostro Paese è un coacervo di razze dovute alla sua storia di invasioni, contaminazioni da nord a sud, da occidente a oriente. Se la gastronomia è un vanto lo dobbiamo anche alla contaminazione così diversa da un capo all’altro della penisola.
Ma veniamo ora al punto più importante: quale dovrebbe essere il concetto di Patria proprio della sinistra?
Patria deriva da pater racchiudendo un senso maschile di lotta, chiusura verso l’altro, dover essere, determinatezza, animus. Il concetto che si deve avere oggi necessita di accogliere un termine ulteriore: mater!
Dunque Matria (E.Morin lo scrisse tanti anni orsono), non solo Patria.
Ovvero apertura, accoglienza, grembo, ambiente, Gaia, Grande Madre, Terra, anima (nel senso di Jung).
La Patria-Matria in perfetta coincidenza con le spinte dell’Alta Ecologia di Laudato sì: Patria-Matria-Terra.
Quando parlavo di principio di sussidiareità intendevo che è il lato pater che dovrebbe essere svolto dal livello sovranazionale (la forza armata unificata ) restando nel livello nazionale il lato mater, la Patria-Matria.
Vorrei chiudere con un brano di Isocrate per meglio chiarire che cosa significherebbe l’ accettare il lato mater nel particolare caso della immigrazione. Dice Isocrate(ma poi è ciò che ha detto il Presidente Mattarella con il concetto di persona):
Atene ha fatto sì che il nome di Elleni designi non più una stirpe, ma un modo di pensare. ….Sono chiamati Elleni non quelli che hanno in comune con noi il sangue, ma quelli che hanno in comune con noi una “paideia”.
La Paideia è la cultura che non si eredita ma si impara crescendo assieme . L’immigrato cresce perché “cresce” l’indigeno. Come si fa ad imporre un comportamento quando la società accogliente è degradata! Non basta dunque urlare: accogliete!
Necessita altro. Ma che cosa è questo “altro”?
Si è di sinistra se si presidiano tante cose oggi lasciate alla deriva (purtroppo) ma, nel caso specifico,si è di sinistra se:
- non ti limiti ad assimilare(tu sei come noi, elevati al nostro modo!).
- non ti limiti ad integrare (privare l’altro della sua diversità).
- ma punti per il sostegno alla alterità (accettazione di un multiculturalismo che può essere anche contaminante e che richiede che l’altro cresca se cresciamo noi: il lato mater della Patria).
Potremmo, un giorno, gridare il 2 giugno: evviva la Patria-Matria?
Quel giorno avremmo riconquistato il nostro posto storico.
CARLO ALBERTO FALZETTI

Articolo molto interessante e preciso di cui condivido ogni parola. Grazie della tua chiarezza Carlo
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Condivido pienamente le tue riflessioni. Mi limito ad aggiungere – seguendo la tua traccia – quanto sia interessante ricostruire un’identità condivisa spogliandola di quella che Hobsbawm ha magistralmente definito “invenzione della tradizione”.
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Carlo, credo non si possa prescindere dal valore simbolico di certi termini, valore che assurge inevitabilmente a senso metafisicò e si libera da ogni tentativo di interpretazione “relativistica”. Il termine “patria “ è intrinsecamente connesso con la costituzione di una identità nazionale che contiene in se’ il concetto di espulsione e rifiuto della differenza, l’individuazione di un nemico, della minaccia dello straniero. Non riuscirò mai a fare mio questo termine nella dialettica pubblica e privata se non con naturale ritrosia. Continuerò a privilegiare il sostantivo Repubblica. Ma, perché no?per me può andare bene anche il concetto di Matria, con le riflessioni che tu hai ottimamente esposto.
Enrico
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Significativa e contestuale la citazione di Isocrate, quanto ancora hanno da dirci gli “antichi”!
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Sfilata delle forze armate compresi mezxi bellici e senza badare a spese. Inno suonato 6 volte (talvolta ripetita non iuvant) . Volti eccitati davanti ai soldatini. Ridotta presenza delle associazioni civili. Preferisco a questo punto pensarla come festa del voto alle donne e della scelta repubblicana.E basta.Quanto alle riflessioni di Carlo, come sempre sono molto suggestive soprattutto a livello mitico linguistico e sensibili al femminile, per l’appunto… Un abbraccio materno a tutti noi
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