Da immigrati a cittadini
di CORRADO BONIFAZI ♦
La naturalizzazione degli immigrati e dei loro discendenti rappresenta una tappa fondamentale di tutti i processi migratori. I criteri adottati per permettere l’acquisizione della cittadinanza variano da paese a paese, sono strettamente legati alle modalità con cui in ogni realtà si è sviluppato lo stato nazionale e riflettono il ruolo che è stato assegnato all’immigrazione. Tali criteri sono soggetti, per altro, a modifiche anche sostanziali nel tempo per tener conto dei cambiamenti nelle caratteristiche dei flussi migratori e nella funzione che la società d’arrivo intende attribuire all’immigrazione. Del resto, è la stessa natura dinamica dei processi migratori ad imporre aggiornamenti e modifiche in quello che appare, per molti versi, uno degli esiti più importanti di qualsiasi percorso di mobilità internazionale.
Per questi motivi appare quanto mai utile il volume Nuovi cittadini pubblicato dal Mulino[1], che permette di fare il punto sulla situazione italiana a distanza ormai di quasi un cinquantennio dai primi arrivi di immigrati stranieri. Mezzo secolo in cui quelle prime sparute comunità si sono consolidate, sono cresciute di dimensioni e hanno trovato il loro spazio e il loro posto all’interno della società italiana. Una società anch’essa cambiata e che ormai da tempo deve confrontarsi con i problemi posti dall’integrazione degli immigrati e dalla convivenza con gruppi di cultura, religione e costumi sensibilmente diversi da quelli degli autoctoni. Non solo, in questi cinquant’anni molti figli di questi immigrati sono cresciuti insieme ai loro coetanei italiani, condividendone esperienze, aspettative e desideri. Una realtà molto diversa da quella affrontata dai loro genitori e che, per essere compresa, richiede un profondo aggiornamento degli strumenti di analisi, delle categorie di riferimento e delle politiche di intervento.
Del resto, anche sotto il profilo quantitativo, come opportunamente ricordano gli autori, la popolazione straniera e quella di origine straniera sono ormai diventate realtà importanti della società italiana. Secondo le stime degli autori, all’inizio del 2020 gli stranieri residenti erano 5,2 milioni, di cui 861.000 nati in Italia, se a questi si aggiungono gli 1,5 milioni di naturalizzati si arriva a una popolazione di origine straniera di 6,7 milioni di unità, pari all’11,1% di tutti residenti. Una cifra rilevante, che identifica una componente importante della società italiana e che non sempre riceve l’attenzione che meriterebbe. Lo stesso dibattitto sull’adeguamento della legge sulla concessione della cittadinanza è apparso viziato da posizioni decisamente strumentali e ora è scomparso dall’agenda governativa, nonostante l’importanza che dovrebbe avere.
Anche per questi motivi, il volume sui “Nuovi cittadini” va visto con estremo favore. Si tratta, infatti, di un esame vasto e puntuale dei diversi aspetti del fenomeno, condotto utilizzando i risultati di specifici progetti di ricerca dell’Istat che hanno messo insieme rilevazioni correnti, indagini campionarie sulla popolazione immigrata e il linkage di fonti statistiche e amministrative. Il risultato è un quadro aggiornato e articolato della situazione, letta da prospettive che le fonti tradizionali non permettono di cogliere. Nello specifico, il volume affronta quattro aspetti del fenomeno: le modalità di acquisizione della cittadinanza, mettendo a confronto normativa europea e italiana; le caratteristiche dei nuovi cittadini; i loro comportamenti demografici, soffermandosi su matrimoni e migrazioni verso l’estero; le prospettive della cittadinanza in Italia.
Uno degli scopi del libro è evidentemente quello di fornire informazioni su un fenomeno particolarmente sfuggente per le fonti statistiche tradizionali, basate generalmente sui criteri della cittadinanza o del paese di nascita delle persone. Nel primo caso, la naturalizzazione comporta infatti la perdita della condizione di straniero e l’ingresso in quella di italiano, con la conseguente scomparsa dalle statistiche ufficiali. Nel secondo, i figli degli immigrati nati nel paese di arrivo vengono subito assimilati ai nativi. In tutte e due le situazioni risulta quindi impossibile seguire ed evidenziare comportamenti e condizioni di spaccati importanti della popolazione di origine straniera, quali ad esempio i naturalizzati e la seconda generazione, che sono invece centrali per la valutazione del successo dei processi di integrazione. A queste carenze informative il volume risponde con precisione, attraverso un attento approfondimento quantitativo, basato su solide evidenze empiriche, che offre una base di valutazione che meriterebbe di diventare un punto di riferimento del dibattito politico sulla materia.
L’esame dei criteri utilizzati nei diversi paesi per l’acquisizione di cittadinanza mette in luce la complessità della materia e di come nelle varie realtà si sia intervenuto in questi anni rendendo il quadro normativo sempre più complesso. Non va poi dimenticato che per comprendere le effettive scelte dei migranti è necessario considerare anche la normativa dei paesi d’origine che spesso ha un ruolo decisivo nel favorire o meno la naturalizzazione. Il volume analizza le dimensioni delle acquisizioni in Italia e in Europa, evidenziando la difficoltà di comparare i dati dei diversi paesi che risultano fortemente influenzati dalle normative in vigore. Particolarmente attento l’esame della situazione italiana, attraverso una puntuale analisi dei diversi criteri di concessione della cittadinanza. Marocchini e albanesi presentano sinora i tassi più elevati di naturalizzazione, mentre i cinesi sono tra quelli che più raramente acquistano la cittadinanza italiana anche perché, in tal caso, perderebbero la propria.
La seconda parte del volume è dedicata, attraverso l’integrazione di diversi archivi, a un esame dei nuovi cittadini che permette di vedere il fenomeno in tutte le sue articolazioni, superando le semplificazioni con cui spesso anche la letteratura scientifica è costretta ad affrontare il tema. Dimostrando così l’utilità e l’importanza di produrre statistiche correnti e affidabili per i diversi gruppi di origine straniera, riorientando il sistema informativo al fine di cogliere le nuove complessità della società. I modelli di cittadinanza individuati attraverso una cluster analysis diventano così un utile strumento di sintesi della stessa evoluzione dell’immigrazione in Italia.
La terza parte del volume è dedicata ai comportamenti demografici dei nuovi cittadini e, in particolare, alla nuzialità e alla migratorietà verso l’estero. Per molti anni, il matrimonio è stata la strada più frequentemente utilizzata per arrivare alla cittadinanza, un ruolo che ha ormai perso di fronte al consolidamento e alla stabilizzazione delle collettività immigrate. L’integrazione degli archivi permette, anche in questo caso, di considerare la tempistica degli eventi e individuare i percorsi dei nuovi cittadini. L’esame approfondisce pure la conoscenza sulla mobilità internazionale dei naturalizzati, evidenziando i diversi livelli di propensione a emigrare degli stranieri, dei nuovi italiani e degli italiani per nascita. Con un’ottica longitudinale che consente una lettura innovativa del fenomeno. Come evidenziano gli autori «la cittadinanza di un paese europeo diviene il “passaporto” per altre destinazioni, in progetti migratori sempre più fluidi, che si adattano a situazioni di crisi e a mercati del lavoro in continua trasformazione» (p. 129).
Nell’ultima parte del volume, gli autori affrontano il delicato tema dei possibili cambiamenti della normativa italiana che, nel quadro europeo, si configura come una delle più restrittive, con criteri che appaiono sempre più inadeguati ad affrontare le profonde trasformazione che lo studio ha evidenziato. Trasformazioni di cui non vi è sempre adeguata percezione, anche per le difficoltà da parte della statistica ufficiale di seguire le popolazioni di riferimento. Anche perché l’identità e l’appartenenza delle generazioni dei figli degli immigrati risultano molto più articolate e complesse della semplice dicotomia italiano-straniero. Un aspetto su cui le analisi svolte nel volume hanno raccolto numerosi elementi oggettivi, verificati attraverso dati statistici consolidati e precisi. Del resto, come mostra la difficoltà di arrivare a un cambio della normativa, la questione della cittadinanza ha molteplici implicazioni politiche e trova decise contrarietà in una vasta parte della politica nazionale, specie delle forze che costituiscono l’attuale compagine governativa. Una questione che la scorsa legislatura non è riuscita ad affrontare positivamente, nonostante da anni i sondaggi di opinione mostrino posizioni disponibili e aperte all’interno della pubblica opinione. Il lavoro offre anche una quantificazione dell’impatto in termini numerici delle diverse proposte presentate in questi anni. In definitiva il volume Nuovi cittadini di Strozza, Conti e Tucci si presenta come uno strumento prezioso e di riferimento su una questione centrale nello studio dei processi migratori italiani e per lo stesso funzionamento della società italiana.
[1] Salvatore Strozza, Cinzia Conti ed Enrico Tucci, Nuovi cittadini. Diventare italiani nell’era della globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2021, pp. 190.
CORRADO BONIFAZI
Grazie, Corrado.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie a te Paola
"Mi piace""Mi piace"