STUPIDARIO ARTISTICO
di ETTORE FALZETTI ♦
Caravaggio: insetto repellente che infesta le case nella chiaroscurità
Dadaismo: complesso di passi di danza ideato dalle gemelle Kessler
Monet: errore di trascrizione del cognome del pittore Manet
Botticelli: contenitori di vini leggeri, da consumarsi giovani in primavera
Boccioni: diversamente dai precedenti, contenitori per acqua da usarsi nella continuità dello spazio
Van Gogh: ingiuria diffusa in Provenza, introdotta -pare- da immigrati napoletani
Utrillo: esemplare maschio di una specie di pesci di scoglio, tipica della costiera catanese
Dürer: rinomata marca tedesca di anticoncezionali
Perugino: poeta umbro famoso per i suoi dolcissimi versi in rima baciata
Kandinsky: zuccherosi pezzettini di frutta che farciscono la variante russa del panettone
Goya: fanciulla di modeste capacità intellettive, frivola nei comportamenti
Bernini: proprietario e gestore di un cinema in Civitavecchia nel secondo dopoguerra
Canaletto: emittente televisiva veneziana d’impronta ambientalista
Giotto: forum politico che si tiene annualmente in Assisi con prospettive pacifiste
Cimabue: pregiato taglio vaccino utilizzato per stracotto alla fiorentina
Bauhaus: tipico canile della Turingia caratterizzato da strutture squadrate e razionali
Nervi: architetto valtellinese facilmente irritabile per l’incuria delle maestranze
Piano: architetto genovese noto per le sue linee prive di asperità
Vermeer: nome olandese di un parassita di color perlaceo che infesta le orecchie delle adolescenti
Macchiaioli: ambientalisti toscani attivi nell’imbrattare opere d’arte
ETTORE FALZETTI
Carissimo Ettore, ho ancora nelle orecchie il gradevole suono di certe tue lodi (eccessive ma proprio per questo ricevute con “sincero” compiacimento) a proposito di qualche mia esternazione su definizioni (bar-riti?) o rebus grafici (e can-ori). Fai conto che te le stia rispedendo accresciute e raddoppiate per questo tuo prezioso trattatello – quasi un Bignami della storiella dell’arte, architettura compresa! – che ha il pregio ulteriore di rievocare l’impronta locale data alla cultura nell’abituro intorno a “quel gran porto” (impronta a forma di scarpa, stampata sul “retro”). Tale è, magistrale, la definizione del “Bernini”, pienamente in linea col “tempietto bramantesco” e altre “Vermeer” lucci-canti (quandi i riflessi sono argentei come nei pesciolini). Ti lascio con un abbraccio accademico cum laude offrendoti un “Raffaello” di saluto, che come sai era uno squattrinato pittore di murali (o Stretta Arte, perché limitata nello spazio e nel tempo di esecuzione, prima d’essere beccati) che si appostava a piazza Oleandra in attesa di qualche papamobile in transito per “arraffare” qualsiasi commissione gli riuscisse, poca roba in genere (donde il diminutivo), mai più di mezzo baiocco di mancia, se riusciva a fare il pieno o rimboccare l’olio santo.
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Non credo che la denominazione sia giusta. Magari la stupidità fosse così poco, infinitamente, poco stupida.Concordo con Francesco sul Bernini che, dal punto di vista nostrano è perfettamente appropriato (come l’aver scoperto che Bonattotti ha a che fare con lo scultore fiorentino)
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Strepitoso, Ettore!!
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Grazie per gli apprezzamenti. Francesco poi ama, come me, giocare con le parole e i suoi commenti sono sempre argute postille.
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