VIAGGI DI ME (10) – FINLANDIA FELIX
di NICOLA R. PORRO ♦
Da qualche giorno la Finlandia, insieme alla Svezia, è divenuta il trentunesimo membro della Nato. Una notizia di cronaca importante ma non sorprendente. È l’effetto inintenzionale dell’aggressione russa all’Ucraina. I Paesi confinanti con l’impero putiniano – comunità pacifiche, prospere, spesso governate da maggioranze progressiste – sono legittimamente preoccupati e corrono ai ripari, anche rinunciando al tradizionale neutralismo in politica internazionale. E poi, che volete che vi dica, a me la Finlandia sta simpatica. L’ho visitata spesso per lavoro in anni lontani e ne conservo ricordi piacevoli, anche sotto il profilo delle relazioni personali: i finlandesi sono di solito più estroversi, più inclini all’ospitalità e più comunicativi dei loro vicini scandinavi. Una curiosa statistica internazionale ha giudicato questo Paese nordico, ricco di boschi e di laghi, il più felice del mondo. Rispetto agli svedesi i finnici sono ancora più biondi, un po’ meno alti, altrettanto dediti alla birra e comunicano in un inglese peggiore. Parlano del resto una lingua indecifrabile dalle origini misteriose. Più dei vicini scandinavi, tuttavia, quando occorre fanno ricorso alla mimica manco fossero salernitani. Nel 2006 sono stato da quelle parti l’ultima volta.
La mattina del 4 luglio avevo parlato a un convegno internazionale organizzato dall’Università di Jyväskylä. É una graziosa città della Finlandia centrale, persa nel verde e più suggestiva della capitale Helsinki, che è moderna e ben tenuta ma un po’ anonima. Aveva all’epoca quasi 150.00 abitanti e ospitava l’unico corso universitario di Scienze dello sport (molto frequentato: lo sport è una passione nazionale) attivo in Finlandia. Noi ne eravamo ospiti: per un paio di giorni ci eravamo sobbarcati a un vero tour de force didattico. Il collega che aveva organizzato l’evento, forse per farsi perdonare, a fine programma invitò a cena a casa sua (un bel cottage in prossimità di un piccolo lago circondato da un bosco fittissimo) me e gli altri due amici italiani. Serata memorabile: a una certa ora, mentre eravamo ancora a tavola, andava in onda la semifinale dei mondiali di calcio fra Italia e Germania, giocata a Dortmund, in casa del nemico. Partita tattica, squadre coperte, si va ai tempi supplementari. Il primo trascorre in qualche modo, tedeschi aggressivi: Podolski costringe Buffon a una parata acrobatica. Al secondo supplementare l’Italia prende coraggio. Mancano due minuti alla fine, ci prepariamo alla lotteria dei rigori quando Grosso azzecca un tiro angolatissimo e ci porta in vantaggio. Per l’entusiasmo un collega italiano rovescia un piatto di polenta e un vassoio di bicchieri pieni di sidro. Manco il tempo di scusarsi ed esplodiamo tutti di nuovo: in contropiede da Totti a Gilardino che serve Del Piero solo davanti al portiere. È 2-0, siamo in finale e ci lasciamo travolgere da baci e abbracci cui partecipa l’intera famiglia che ci ospita. Passa un’ora per esaurire le chiamate con l’Italia, festeggiare con l’apprezzatissima bottiglia di prosecco che abbiamo portato ai padroni di casa e ritrovare un minimo di contegno. Del resto, finlandesi e italiani, siamo tutti studiosi dello sport e allo sport era dedicato il convegno che ci aveva portato da quelle parti.
La conversazione si protrarrà fino alle ore piccole prendendo le mosse dalla “percezione del nemico” dei finlandesi che il nostro collega padrone di casa ci illustra con chiarezza. La pacifica Finlandia ne ha passate di tutti i colori, costantemente impegnata sin dal XVII secolo a contenere l’espansionismo russo (prima zarista, poi staliniano e adesso putiniano). La Germania, garantendo un non disinteressato scudo militare, ha tentato a più riprese di fare del Paese (una superficie superiore a quella italiane con una popolazione che non arriva a un decimo della nostra) un proprio protettorato, o quantomeno un avamposto strategico nello scacchiere nord-orientale dell’Europa. A difendersi dall’espansionismo russo i finlandesi hanno però sempre provveduto benissimo da soli infliggendo non poche batoste ai minacciosi vicini. La cui visione del problema era stata esemplarmente riassunta da Stalin nel 1937: “Noi non possiamo cambiare la geografia, né lo potete voi. Siccome Leningrado non può essere spostata, bisogna spostare la frontiera”. Argomento semplice e chiaro che sarebbe costato alla Finlandia, malgrado una resistenza realmente eroica, la perdita di quasi un decimo del proprio territorio. La figura 4 indica i territori ceduti alla data del Trattato di pace con l’Urss del 1944 facendo del Paese un territorio cuscinetto fra la Nato e il blocco militare sovietico.
La battezzarono finlandizzazione e il termine sarà poi applicato a casi analoghi, come le relazioni fra Danimarca e Germania nel periodo 1871-1940 o quella fra Taiwan e Cina (provvisoriamente) sancite nel 2008. Ci spiegò il nostro anfitrione, dal nome patriottico (tradotto in italiano sarebbe una cosa tipo Mimmo Finlandia), che l’espressione finlandizzazione a loro non è mai piaciuta proprio perché evocava una sorta di sottomissione imposta da una obbligata Realpolitik. Condizione, aggiunse, che aveva privato il Paese della possibilità di decidere la propria politica estera e di scegliere i propri alleati. Dopo il fatidico 1989, l’ingresso nella UE (1995), l’adozione dell’euro e l’adesione all’area Schengen avrebbero però segnato le tappe di una pacifica emancipazione dalle vecchie servitù e dalla sovranità limitata imposta dalla Guerra fredda. L’ultima tappa, l’ingresso nella NATO il 4 aprile 2023, ha rappresentato l’ideale coronamento di una storia, che viene da lontano e che, come si può capire, eccita sentimenti ed emozioni assai più intensi da quelli suscitati nel resto d’Europa. Ripensando a quella strana serata trascorsa fra tifo calcistico, brindisi e chiacchiere sull’universo mondo, capisco meglio perché il Parlamento finlandese, a dispetto delle pressioni e minacce dell’ingombrante vicino orientale, abbia votato quasi all’unanimità l’adesione all’Alleanza militare nord-atlantica. Un impulso appassionato alla causa è venuto dalla premier socialdemocratica Sanna Marin, classe 1985.
Il caso finlandese potrebbe suggerire una riflessione in merito alla questione ucraina. Qualche politico lungimirante aveva infatti immaginato una “neutralizzazione” che consentisse al Paese di perseguire i propri interessi economico-commerciali senza aderire ad alcun Patto militare e concedendo alla Russia di conservare i territori già occupati nel 2014. Al contrario, la dissennata invasione dell’inverno 2022 ha spinto l’Ucraina nelle braccia della NATO vincendo le fortissime preesistenti resistenze di numerosi Paesi del Patto Atlantico. Fallita la campagna di destabilizzazione condotta in Donbass da spie e fiancheggiatori filorussi, Putin si era illuso di replicare l’operazione condotta in Crimea nel 2014 nella quasi totale indifferenza dell’Occidente. Invece aveva sbagliato i conti (ma la Russia non vantava una delle più efficienti intelligence del pianeta?) e, adesso, al tirar delle somme, contiamo almeno 400.000 caduti per una causa folle. La Russia ha perso credibilità e prestigio, si è indebolita militarmente e si trova isolata politicamente dalla compattezza (forse inattesa) del fronte occidentale. L’ingresso della Finlandia della NATO ha già prodotto conseguenze quanto mai negative per il Cremlino: in base all’articolo 5 della Carta atlantica, ad esempio, le forze alleate possono adesso intervenire militarmente a difesa del Paese scandinavo qualora fosse minacciato. La frontiera fra i due blocchi ha guadagnato altri 1340 km di confine con la Russia. Della nuova situazione sembrano allo stato beneficiare solo bande di malfattori che, dalla parte russa della frontiera, piazzano cartelli trappola con lo scopo di intercettare tentativi di fuga, individuare gli aspiranti migranti e segnalarli dietro compenso alla polizia di frontiera russa. Non c’è che dire: un bel capolavoro, quello di Putin!
NICOLA R. PORRO
Scrissi, una cinquantina di anni fa per la De Agostini, una biografia del generale Mannerheim, eroe nazionale finlandese, che riuscì prima a resistere al soverchiante esercito sovietico e poi a sganciarsi dalla pericolosa alleanza con il Terzo Reich. A testimonianza della volontà dei finlandesi di difendere a ogni costo la propria indipendenza a dispetto di una sfavorevole posizione geografica.
Grazie, Nicola, di avermi suscitato quel ricordo.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie del rigoroso contributo storico e…per il bel ricordo calcistico.
Sono stata in Finlandia nel 2022, per un Tour della Lapponia, ho amato quei luoghi, in alcuni tratti mi è parso di avvertire la presenza del genius luci…No , ero completamente sobria, tranquilli 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Visitare la Finlandia è un mio sogno da sempre chissà, magari un giorno… Buona serata .
"Mi piace""Mi piace"