IL CIGNO TRAFITTO

di CARLO ALBERTO FALZETTI  ♦

Inizia, Khatia, inizia ora.

Poni  le tue dita sui tasti subito dopo l’apertura dei corni in si bemolle minore.

Un rintocco, un altro ed un altro ancora. Rintocco di campane nella nostra innevata madre terra.

I tuoi arpeggi riprendono una melodia che un giorno ascoltai in un mercato di Kiev.

Attenta!  Ora risponde un tema suonato dagli archi e poi farà seguito la ricomparsa turbolenta dei legni.

Così, riprendi, così, bene.

Gradualmente,  fino al tempestoso do minore che terminerà con la cadenza al piano.

Le tue mani seguono perfettamente il tuo corpo che intona le note.

Non disturba il tuo animo sapere della mia omosessualità, Khatia?

Il secondo movimento sarà ora andantino semplice. Dopo una breve introduzione in pizzicato, il flauto esegue il tema. Ora tu continua e modula in fa maggiore.

Dovrei tormentarmi? Tu lo credi possibile?Non credo di meritare il biasimo. Ho desiderato, ho palpitato. Può fare differenza il genere? Non sento disagio. Percepisco il disagio degli altri, Khatia, il loro fastidio. Questo, certo, mi colpisce, non il mio slancio. Amo ciò che è mio simile. Amo l’identico.

Ora, col terzo movimento, dovrai affrontare l’allegro con fuoco: tu alternata dai violini in una serie di scale discendenti . Ecco, questo è il giusto movimento.

Khatia, non credevo di arrivare a tanto. Ho dato tutto quel che potevo alla mia terra. La musica che trionfa non è pari forse a cento battaglie vittoriose? Debbo morire, Khatia. Debbo! Lo debbo per salvare il loro decoro, non il mio. Io non ho nulla a rimproverare a me stesso. Ho dato tanto per ottenere solo la loro riprovazione. Oh, certo, il successo, certo. L’apice è raggiunto! Ma alla musica il plauso, non all’uomo. La melodia, pensavano, discendesse dal sublime attraverso un corpo contaminato da una carne non conforme.

Oh,Khatia hai suonato in modo così sublime!

Attraverso le tue mani passava tutto me stesso, le mie passioni, i miei ardori. Hanno perfettamente ragione nel pensarmi  così: ho rubato nei cieli quelle note. Sono solo uno scaltro ladro che ha il potere di penetrare nel più alto dei luoghi per sottrarre ambrosia agli dei.

Cosa rimarrà di me? Tutto svanirà della vita, rimarranno quelle note sottratte al divino. Eppure, io ho vissuto come dovevo, come sentivo di essere.

I nomi!  Li ho tutti presenti.

Tutti. Nessuno di loro è assente. Posso io dire di non aver amato? Come, allora, sarebbe stato possibile rubare l’armonia che ho donato? Chi può comprendere quale sia l’amore che io ho dato? Chi può entrare nel profondo di questo mio corpo?

Sono trascorsi venti minuti da quando  hai iniziato a poggiare le tue mani sul piano.

Khatia, ascolta!

Questa musica non redime me. Si posa come grazia sottile e gratificante sui corpi dei miseri, degli ipocriti, dei probi, sui vessilli delle convenzioni, sui  sudari della rettitudine borghese, sulle abitudine consolidate, sugli usi accettati, sulle lande deserte cosparse da sepolcri  imbiancati.

Alla vita, Khatia!

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Pёtr Il’ic  C᷃᷃ajkovskij morirà per aver bevuto acqua infetta da colera. In verità sembra molto più accreditata la tesi del suicidio “indotto” attraverso ingestione di arsenico perché reo di costumi non decorosi. Dal punto di vista del ceto elitario il modo più onorevole per porre a tacere uno scandalo non più sopportabile.

Il concerto sopra richiamato è il “ Concerto per pianoforte n. 1 in si bemolle minore op.23” .

 Una delle più recenti interpreti è la pianista georgiana  Khatia Buniatisvili  qui richiamata.

Con internet questa pagina ha il suo compimento.

CARLO ALBERTO FALZETTI

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