SEI UNA DONNA, SEI UNA MADRE, SEI ITALIANA? ALLORA STAI A CASA!
di MARINA MARUCCI ♦
“La indiscutibile minore intelligenza della donna ha impedito di comprendere che la maggiore soddisfazione può essere da essa provata solo nella famiglia (…) Grazie all’opera del Governo Nazionale l’ora volge energicamente propizia, questo richiamare la donna alla santità e alla bellezza del focolare, profondamente purificatore e risanatore sarà sempre l’opera migliore e la più degna per la grandezza nazionale”. Sembrano parole retoricamente enunciate da questo governo nel 2023 ma non preoccupatevi, sono state scritte nel 1938 in “Politica della Famiglia” dallo studioso e fervente fascista Ferdinando Loffredo, eppure i suoi valori di riferimento non sono molto diversi dagli attuali.
Sei una donna, sei una madre, sei italiana? Allora stai a casa.
Nel programma del governo di Giorgia Meloni al primo punto c’è il sostegno alla maternità e alla famiglia e la Ministra per la Famiglia, la Natalità (sottolineo) e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, fin dal primo giorno del suo incarico ha ribadito che avrebbe “ ridato alla maternità il prestigio e la centralità sociale che le spettano”. Dopo però la Ministra ha anche ammesso che nei primi cinque mesi non era possibile compiere una rivoluzione in favore delle famiglie, per problemi di tempi e di soldi. E’ la stessa che ha dichiarato : “Sono femminista ma l’aborto non è un diritto, è il lato oscuro della maternità; La pillola abortiva Ru 486 è un enorme inganno; il DDL Zan è un pericolo per la nostra democrazia, per concludere con la seguente perla: le unioni civili sono la fine dell’umano”.
Eugenia, figlia di Franco Roccella fondatore del partito Radicale e di Wanda Raheli ,pittrice e importante esponente del Movimento di Liberazione della Donna, dove la stessa Ministra ha militato negli anni 70, rappresenta un esempio di percorso storico ed umano di cui si sta ancora indagando, per capire la sua conversione al Partito di Fratelli D’Italia.
Nel pacchetto di misure per la famiglia, approvato nell’ultima legge di bilancio pari a 1,5 miliardi , ci sono l’intervento sull’assegno unico e il congedo parentale, ma siamo ancora lontani dalla Spagna, dove il congedo è paritario, per non parlare della lontanissima Norvegia. C’è la social Card, la riduzione dell’iva dal 10% al 5% su i pannolini, il latte artificiale, gli assorbenti e il bonus asilo nido riconfermato. Interventi estemporanei senza nessun approccio sistematico, ma con una strategia chiara contro i diritti acquisiti tanto che la Ministra ha dichiarato: “io non credo al dirittismo” (?).
Nell’affrontare il tema della maternità , aggiungo consapevole, bisognerebbe parlare anche del tema dell’occupazione femminile e, come afferma Daniela Barbaresi della segreteria nazionale della CGIL per “ neutralizzare il mix micidiale tra la precarietà e le retribuzioni basse che ostacola qualsiasi progetto di famiglia, occorre ripensare il Welfare. Per gli asili nido non bastano i Bonus, serve ampliare una rete di servizi all’infanzia che riduca il forte gap tra Nord e Sud Italia”.
Laura Onofri fondatrice del movimento “Se non ora quando” afferma: “Abbiamo problemi strutturali come il lavoro povero, la precarietà, la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro: 52,5%, peggio di noi solo la Grecia. Questioni che non sono state prese davvero in carico dai governi recedenti e sulle quali ora non c’è volontà d’intervenire. Siamo ancora al modello in cui la donna fa bene a occupasi dei figli a casa.”
Appunto: Sei una donna, sei una madre, sei italiana? Allora stai a casa.
In Italia le donne con un figlio che lavorano sono il 55,5% del totale. In ben 22 stati UE su 27 paesi, hanno un tasso di occupazione più elevato addirittura le donne con tre figli e più. Nel sud Italia il dato crolla al 34,9% per l’età 25-34 anni e al 42,1% nella fascia dai 35 ai 44 anni.
Siamo dal 2018 al di sotto della soglia di 1,3 figlio per donna e nel libro di Alessandra Minello “Non è un paese per madri” si parla di “fecondità più bassa tra le basse : l’età media al primo parto è superiore ormai ai 31 anni, e siamo tra i paesi in Europa con la più alta percentuale di primi nati da madri quarantenni”.
“Nessuna persona sana di mente farebbe due figli in Italia sapendo che per il costo della vita poi è costretto a fare una vita di sacrifici” è questa l’affermazione di una donna intervistata da un mensile nazionale che riporta una serie di testimonianze di maternità negate. Vengono raccontate le storie relative alle problematiche del parto o dell’allattamento, di cui è piena la cronaca quotidiana; la mancanza di sostegno economico, le legislazioni retrograde, il precariato, la scelta tra famiglia o professione, i turni impossibili da gestire per la presenza dei figli, e ciliegina sulla torta le pressioni sul posto di lavoro rappresentate dalla seguente affermazione: “A 36 anni , per farmi assumere, al colloquio ho dovuto garantire che avevo la spirale” perché per le aziende la maternità è considerata una sorta di problema da evitare.
Oltre a tutte queste informazioni che rappresentano la realtà in Italia, inserirei a mio parere un ulteriore elemento di riflessione: le donne italiane oggi hanno minor conoscenza del proprio corpo. Anche se bombardate da continue informazioni riescono con difficoltà a gestire la loro sessualità ed eventuale maternità in modo più consapevole: hanno dimenticato le battaglie degli anni ’70 e ’80 del movimento di liberazione della donna su queste tematiche. Se prima i consultori famigliari rappresentavano un supporto importante per le giovani generazioni, oggi sono ambulatori frequentati sempre di più da donne di ceto medio- basso o da immigrate: chi ha i soldi si rivolge ad un ginecologo privato e segue un percorso maternità a pagamento.
La società, lo stato, noi tutti dovremmo focalizzarci sulla genitorialità nel suo complesso, non soltanto sulla maternità come scopo ultimo della realizzazione femminile. Questo governo volutamente parla a sproposito di adozioni , mischiando la procreazione medicalmente assistita o la maternità surrogata di famiglie arcobaleno e ribadisce che “l’esperienza profonda di ognuno di noi nasce nel grembo materno e nasce con una mamma e un papà “ come ha detto la Roccella.
Ma forse la società in cui viviamo è più ampia, più avanti della Ministra che insiste sulla dimensione antropologica, ancorata all’ideologia che il materno, quindi il corpo delle donne, deve tornare al centro, perché l’unico diritto, secondo lei è quello di non abortire, di essere madre comunque, ritenendo ininfluente il processo di autodeterminazione , come strombazzano i manifesti affissi dal movimento pro- vita per le strade delle città.
MARINA MARUCCI
Brava, Marina. Vorrebbero riportarci indietro di decenni ma non lo permetteremo. La lotta contro il cimitero dei resti abortivi fatta da noi a Civitavecchia ne è un esempio.
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