RUBRICA “BENI COMUNI”, 40. STUDI, RESTAURI E CASI ESEMPLARI IN UN COMUNE DEL PATRIMONIO DI SAN PIETRO IN TUSCIA
di FRANCESCO CORRENTI ♦
La mia memoria visiva è ancora buona, come sempre. Soprattutto per quanto riguarda libri, illustrazioni, progetti e disegni, loro posizione, date storiche o di documenti, pontificati e opere realizzate. È ben noto in famiglia che quando, ad esempio dal mio ufficio a Civitavecchia, avevo bisogno di qualche dato da inserire in una relazione o di un dettaglio d’un libro da citare, telefonavo a casa (e annesso studio) e iniziavo: “Per favore, vai nel corridoio a studio… seconda parte, in fondo a destra… ultimo scaffale, ripiano all’altezza del viso… sulla destra ci sono due libri uguali, dorso blu scuro, alti più di 20 centimetri, spessore circa 3, grosso titolo bianco… in quello ‘dal Manierismo al Barocco’… nelle prime pagine, una foto a colori a tutta pagina…sì, quella… guarda se…” ed ero certo (e soddisfatto) di aver rintracciato quel particolare, quel ricordo, quella conferma che mi serviva.
Ma quando, adesso, mi ritrovo sul monitor del computer una pagina in cui commento un libro di due care amiche, che mi occhieggia pure dallo scaffale SB/Avi (sono stato abituato da mio padre, in questo campo, ad essere ordinato e dare delle sigle alle varie parti della biblioteca di famiglia), e provo a cercarlo nel mio archivio informatico per saperne la data (che non mi appare) e il posto dove l’ho scritto (Facebook?), però non salta fuori e il tempo passa, lo vorrei riprendere per la rubrica su SpazioLiberoBlog e mi mancano quegli elementi, siamo già a martedì e poi mercoledì, allora perdo la pazienza. Non capisco perché, dov’è scomparsa quella pagina, tra i file dei miei scritti e delle altre innumerevoli cose raccolte, ordinati cronologicamente (data di creazione del file o anche data di riferimento temporale del soggetto) e con tanti altri elementi di individuazione (autore, soggetto, posizione geografica, indice riferito ad un certo tipo di classificazione, ecc.), con la possibilità di utilizzare la funzione “Trova”? Vado alla cartella 720.9. Progetti e lavori e cerco tra le 1810 sottocartelle principali e non risulta niente, come pure andando sul “social” o provando nei contenitori a buste trasparenti A4 e nelle cartelle sospese dell’archivio cartaceo: nulla. A questo punto rinuncio, prendo quella pagina esattamente come l’ho ritrovata e me la copio qui appresso. Dai vari indizi, penso di poter dire che risale, più o meno, a dicembre del 2020. Questa, quindi, la recensione:
“Avrei voluto farlo prima, ma non devo spiegare perché mi son ridotto a farlo con un anno di ritardo. Così, anzi, c’è quasi il senso dell’anniversario, con l’augurio che poi ve ne siano tantissimi successivi, di momenti per tornare a parlare ed a lodare questo bel libro. E, soprattutto, per tornare a VEDERE, di persona, noi tutti, le bellissime cose che il libro illustra. Cioè, “Ville, palazzi e castelli nella Tuscia viterbese tra XV e XVII secolo: natura, mitologia e alchimia”. Che poi sono gli Atti del convegno tenutosi a Soriano nel Cimino il 22 settembre 2018. Pubblicazione curata da Francesca Ceci e Francesca Pandimiglio. E già, con il nome che ho, mi sento gratificato, direi quasi in famiglia, ed effettivamente devo dirlo anche perché, tra gli autori dei contributi, degli interventi, vi è Francesca Correnti, mia cara figlia, che illustra i suoi restauri (inediti) del 2013 della Fontana di Papacqua nel Palazzo Madruzzo-Chigi Albani di Soriano nel Cimino.
“Un buon lavoro (anzi ottimo, mi sia consentito dirlo) di una magnifica opera, come sono tutti gli interventi che restituiscono bellezza, integrità e decoro al nostro patrimonio storico-artistico e culturale in genere. Che devono, quindi, essere mantenuti così, e questo è certamente un aspetto da risolvere, perché non facile ma indispensabile per non vanificare quello che si riesce a fare.
“E qui devo dire che tutti i contributi pubblicati, indistintamente, meritano elogi perché illustrano altrettanti luoghi mirabili di questa terra straordinaria. Anche in questo caso, è la verità, non un atteggiamento provinciale di autocelebrazione. La Tuscia (che, torno a dire, vorrei definita così, senza altri aggettivi, in quanto unica e indivisibile…) è una regione straordinaria, con un patrimonio culturale straordinario. Anzi, per restare in tema, veramente MAGICO! Dobbiamo tutti, insieme e ciascuno nei propri ambiti, contribuire a portare avanti in modo collegiale, intelligente, corretto, l’ottima idea rappresentata dal Distretto turistico interregionale dell’Etruria meridionale. So perfettamente che si tratta di un lavoro complesso, ma so altrettanto bene, per la mia esperienza ultraventennale dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, che ci si può riuscire. Con risultati esemplari e diffondendo veramente buone pratiche.”
L’immagine di copertina è un riepilogo del bel volume (ho leggermente modificato il colore per intonarlo all’insieme), del lavoro di restauro di Papacqua e delle caratteristiche del paese. Soriano nel Cimino, grazie alle amministrazioni succedutesi, di diversa collocazione politica e tuttavia intelligentemente identiche e coerenti nelle scelte culturali, ha conseguito in Regione l’approvazione con accordi di programma di tutte le proposte pubbliche e private inserite nel nostro PRUSST ed ha ottenuto finanziamenti per interventi di recupero urbanistico (facciate del centro storico) e per i principali monumenti architettonici.
Le due fotografie della pagina precedente mostrano la situazione della grandiosa fontana – una delle molte opere salvate da un degrado che rischiava di diventare irreversibile, come il torrino di Palazzo Chigi Albani, che era crollato – prima del restauro e dopo. Non si è trattato solo della sapiente e paziente disinfestazione dalla vegetazione che stava provocando lesioni e infiltrazioni deleterie, ma di restituire la sua integrità originale alle sculture, eseguite sulla roccia, identificando gli elementi critici riconducibili a interventi precedenti, come risarcimenti o ricostruzioni di parti eseguite con materiali non idonei.
Tornano opportune, per tali aspetti, le “Prescrizioni” (le chiamerei anche “raccomandazioni”) lasciate per iscritto – nella relazione finale datata 13 dicembre 2013 – dalla restauratrice al Comune committente. In primo luogo, quella di sottoporre sistematicamente la Fontana e le altre opere, a periodici trattamenti di manutenzione con biocida ed erbicida. Poi di provvedere al mantenimento dell’impermeabilizzazione della pavimentazione soprastante, impedendo che si riempia nuovamente di terra, al fine di evitare che con le piogge faccia da vasca e la terra trasbordi insieme all’acqua sul Monumento. Infine, di mantenere le architetture, sopra la Fontana, costantemente bonificate dalle piante di fico che erano presenti prima dei lavori e le cui radici erano penetrate nella roccia, provocando altri danni.
Concludo così questa breve puntata su alcuni dei nostri “BENI COMUNI” che, fortunatamente, con il concorso benemerito di tutti i protagonisti istituzionali e per la saggia amministrazione e gestione dei mezzi resi disponibili dalla sinergia delle volontà, hanno avuto – e ci auguriamo che continuino a “mantenere” – una sorte felice.
FRANCESCO CORRENTI
La Tuscia abitata da tusci “immaginari”, ovvero toscani,sarebbe un luogo di meta turistica di eccelso livello.
Grazie ai pontefici disponiamo di tesori che arricchiscono una natura straordinaria.
A causa dei pontefici noi disponiamo di un passato di sudditanza essendo stati privati della tradizione municipale.
La Tuscia,abitata da i tusci “reali”, ovvero i tusci non toscani, si caratterizza per una potenzialità non espressa. Certo, la storia pesa ma non tutto può essere giustificato con il ricorso al passato.
“Come lo Papa volle”non può essere l’eterno alibi.
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Riconosco le mille ragini di Carlo Alberto. Rassegnarci? Pare che non sia vero, ma la tradizione vuole che quel Grande Toscano di Galileo Galilei dicesse dopo l’abiura: “Eppur si muove!” Aveva a che fare con un altro tosco, fiorentino, Maffeo Barberini, papa Urbano VIII, che conosciamo bene per le tante “api” disseminate ovunque: segni di molte e grandi opere, quelle “abeilles”, nonostante Beyle (onomatopeico…). Io ho visto casi positivi. Molto si è mosso, in questi anni, anche in Tuscia. Le buone pratiche potranno proseguire? Ci sarà modo di entrare nel PNRR? Lo sapremo presto.
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