METTI UN GIORNO NEL BOSCO…. L’ORSO

di LUCIANO DAMIANI

Andrea Papi era un giovane runner di 26 anni che amava correre nei boschi del Trentino. Il 9 di questo mese le agenzie battevano la notizia di un Runner aggredito da un orso nei boschi sopra Caldes in Val di Sole (Trentino). Le polemiche e le prese di posizione non hanno neppure atteso la conferma, poi giunta, che Andrea Papi sia stato effettivamente aggredito a morte da un orso. Specialmente nei social le tifoserie si son fatte sentire, chi contro l’uomo, origine e causa degli squilibri naturali di questo mondo, chi contro gli orsi e “chi ce li ha messi”, invocando la sicurezza e contro il “pericolo mortale” rappresentato dagli orsi in libertà. Anche in questa occasione il tifo la fa da padrone e ci si confronta spesso senza avere una reale conoscenza della tematica nella quale questo evento si colloca. La nostra inclinazione ad affibbiare colpe e responsabilità ha dato e sta dando il meglio di se, un paio di citazioni per dare l’idea: “È colpa del Runner che é andato a correre a casa degli orsi” oppure “hanno messo gli orsi senza preoccuparsi minimamente della sicurezza delle persone, un fallimento totale”. Sullo sfondo l’onnipresente avversità verso gli ambientalisti e di contro la colpevolizzazione degli umani responsabili dello scarso rispetto della natura e relative conseguenze sino a tenere più alla vita degli animali che a quella degli uomini. Insomma si dibatte sulla colpa dell’uomo che é andato a correre nel bosco o dell’orso che lo ha aggredito, c’é anche chi sminuisce la portata dell’evento essendo il primo caso di uccisione di un umano. Questi approcci a mio parere sono sbagliati, si dovrebbe piuttosto considerare le motivazioni del reinserimento di questi plantigradi, la loro gestione e il rapporto fra uomini ed animali, cosa di cui non si può fare a meno poiché si tratta di territori ampiamente antropizzati. Qualcuno ha suggerito ai trentini di andar per boschi e valli, in pratica di uscire di casa, con “campanelli alle caviglie” “come fanno in Alaska”. Mi immagino il gran scampanio per tutte le valli alpine… e chi abita nelle baite, nei piccoli borghi o nelle malghe, ha appese vicino allo stipite delle porte, le cavigliere sonore. Probabilmente in Alaska non si fidano molto dei campanelli e si portano un bel fucile appresso.

Battute a parte il paragone fra Trentino ed Alaska pare davvero poco congruo, se non altro perchè l’Alaska é decisamente assai più vasto del Trentino ed assai meno antropizzato e poi, cosa non da poco, in Alaska gli orsi ci sono da sempre mentre da noi gli orsi mancano da gran tempo e le valli sono state profondamente occupate degli uomini, non solo le valli, ma anche in quota la presenza umana é ben importante e continua, basti pensare al “traffico” di alpinisti, sciatori ed escursionisti, alle malghe ed ai pascoli in quota, uno scenario non paragonabile ai grandi spazi liberi e selvaggi del Nord America.

La presenza degli orsi in Trentino deriva dal progetto “Life Ursus” per la “tutela della popolazione di orso bruno del Brenta”, progetto promosso dal Parco Naturale Adamello – Brenta, che prende vita nel 1996 grazie a finanziamenti europei. Il progetto prevedeva l’inserimento di 9 individui (3 maschi e 6 femmine di età tra 3 e 6 anni), lo scopo era quello di raggiungere, in 20-40 anni, una popolazione di orsi di 40-50 individui, ciò secondo lo studio di fattibilità. Tra il 1999 ed il 2002 sono stati inseriti 10 esemplari provenienti dalla Slovenia, ad ognuno di essi é stato applicato un radiocollare ed assegnato un nome, o meglio una sigla. É  quindi una popolazione che si cerca di controllare con varie tecnologie, compresa la registrazione del DNA per il riconoscimento degli individui. Il percorso preparatorio ha previsto anche il sondaggio della pubblica opinione che “sorprendentemente” ha prodotto il 70% di favorevoli al progetto (Su 1500 intervistati a cura della DOXA).

La popolazione di questi grandi mammiferi conta, con qualche differenza a seconda delle fonti e del territorio considerato, circa un centinaio di esemplari, non tutti individuati. Si tratta di stime derivanti dal confronto di due diversi modelli, la stima ragionevole riportata nel “Rapporto Grandi Carnivori 2021” della Provincia di Trento é di circa 78 esemplari esclusi i cuccioli. Ciò fa pensare che le previsioni iniziali del progetto siano state sottovalutate ovvero che la popolazione reale sia decisamente superiore alle previsioni. Verrebbe da chiedersi se la cifra ipotizzata all’inizio sia stata considerata sotto il profilo della “possibile coesistenza con gli umani”. É certo che un limite esiste o debba esistere, meno certa ne é l’individuazione.

Il Rapporto riporta anche un fenomeno inaspettato fra la popolazione di Orsi, riporta casi di cannibalismo già registrati fra gli orsi polari per i quali si é identificata la causa nella mancanza di cibo a seguito dello scioglimento dei ghiacciai. Nel nostro caso gli esperti individuano una maggiore agressività e comunque, comportamenti inaspettati, per una questione genetica dovuta all’accoppiamento di individui della stessa famiglia, provenienti tutti dal piccolo gruppo originario.

Si registra quindi una maggiore ed inaspettata agressività, cosa della quale va tenuto conto. Che gli orsi possano diventare agressivi é un dato di fatto, chi fosse andato, come abbiamo fatto noi, nel Sequoia National ParK in America avrà certamente letto le raccomandazioni a non far vedere agli orsi cose che possano richiamare l’idea del cibo, poichè la cosa accende la loro agressività, ed una volta provato tale cibo questi debbono essere abbattuti per la sicurezza dei visitatori del parco, chi non ricorda gli orsi Yoghi e Bubu sempre a caccia di cestini da picnic? Stiamo parlando di zone vaste, poco o nulla antropizzate, dove gli orsi sono davvero a casa loro, eppure vengono abbattute poiché la sicurezza umana é preminente.

L’aggressione fatale del runner é l’unica in Italia con tale esito nefasto, ma non é certo l’unico episodio di agressione, altri episodi sono stati registrati e certamente il tema delle criticità di convivenza esiste ed é considerato anche nel “Piano Interegionale per la conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali” (PACOBACE) prodotto dal Min. Ambiente e ISPRA. Nel piano vengono considerate le possibilità di danni a cose ed animali, nello specifico delle attività economiche del territorio, per le quali si fornisce supporto per recinzioni elettriche ed altre misure, riguardo invece alle criticità dirette agli esseri umani non c’é altrettanta specificità, ci si limita a prevedere protocolli d’informazione e d’intervento in caso di incidente o minaccia, del resto é poco probabile che ci si possa spostare avendo attorno una recinzione elettrificata o dei cani da guardia come scorta, l’uomo é cioé solo e deve confidare sul suo sangue freddo o sperare di non incontrare mai l’orso, un orso che non si contenta di stare nei prati in alto ma scende nei boschi sino a valle.

Il documento considera i rischi connessi all’incontro con gli uomini e individua l’entità del rischio in base a certi atteggiamenti dell’Orso, comportamenti inseriti in una sorta di scala di pericolosità. A tale pericolosità corrispondono provvedimenti previsti, anche dalle norme europee, che arrivano sino alla eliminazione del soggetto.

É ben presente quindi, nelle istituzioni deputate, la consapevolezza del rischio insito nella presenza nel territorio di questi animali. Un rischio che non tutti vedono allo stesso modo, c’é chi fa spallucce e dice: “lo sai che ci sono gli orsi che fanno quello che fanno gli orsi, di che ti lamenti? Hai invaso casa loro!” e c’é chi chiama in causa la responsabilità dello Stato per aver importato gli orsi nel territorio ed aver messo in pericolo l’incolumità pubblica. Lo Stato cerca di trovare il difficile equilibrio cercando di limitare, per quanto possibile, i rischi, arrivando, in ultima istanza, alla soppressione dell’individuo particolarmente pericoloso.

Il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Fugatti, ha coerentemente chiesto la eliminazione dell’esemplare considerato “particolarmente pericoloso” avendo raggiunto il massimo livello di pericolosità, da eliminare assieme ad altri orsi parimenti classificati. C’é anche la proposta di “deportarne” altrove una certa quantità per riportare il numero di orsi ad un livello considerato “accettabile” dal punto di vista della sicurezza nella consapevolezza che la popolazione di plantigradi cresce a ritmi del 10-15% anno cosa da non trascurare essendo quel territorio particolarmente abitato e frequentato. L’abbattimento indiscriminato non é considerato, non é ammesso o previsto né é ammissibile.

Non si può certo immaginare uno sviluppo non regolato della popolazione di Orsi senza attendersi  nuovi e più frequenti episodi di questo tipo e magari anche ai danni del patrimonio zootecnico dei luoghi. Chi “ammazzerebbe gli uomini invece degli orsi” non ha evidentemente la responsabilità di gestire questa presenza e, come sempre accade a chi non ha la responsabilità di decidere, dice delle cose senza senso. Non si può accettare, allo stesso modo, di considerare l’evento una “fatalità” della quale magari l’uomo é responsabile, il Trentino non é la savana africana, non é la Giungla Amazzonica né é il vasto e selvaggio Alaska del film “Into the wild”, Non é più “selvaggio” da gran tempo, insomma non é “La Casa dell’orso”. Abbiamo però la necessità di preservare la biodiversità nelle sue varie forme e lo facciamo anche reinserendo nei territori specie non più presenti, ma dobbiamo farlo nella consapevolezza che nulla é come un tempo, dobbiamo quindi trovare i giusti equilibri e mettere in campo le attività necessarie a garantire, per quanto possibile, la innocuità di certe presenze nel territorio. Lo facciamo a volte istituendo aree di riserva integrale ed altre volte inserendo gli animali nel contesto generale confidando nella possibilità di una coesistenza senza troppe criticità, ma occorre per questo una attenta gestione, soppressione mirata compresa nella consapevolezza che gli orsi non sono cinghiali che al massimo scorrazzano per le città in cerca di cibo ma lo fanno senza minacciare alcuno ed alcuna cosa, e comunque anche il numero di cinghiali dovrebbe essere tenuto sotto controllo, non ci sono più i meccanismi di regolazione naturali, non ci sono più gli antagonisti utili a tenere gli esemplari in numero fisiologico, facciamocene una ragione. Per gli orsi l’animale antagonista é l’uomo, quello che fa il “mestiere di uomo” che é quello di controllare e gestire il mondo attorno a se. Poi si può sempre fare il tifo per l’orso, ovviamente sino a quando non ci tocca da vicino, allora tutto cambia.

LUCIANO DAMIANI

https://spazioliberoblog.com/

Per saperne di più: 
Grandi Carnivori in Trentino
https://grandicarnivori.provincia.tn.it/L-orso/Gestione-e-conservazione
Rapporto Grandi Carnivori 2021
https://ita.calameo.com/read/00019535643cdb557bf14
Piano D’azione per la Conservazione dell’Orso
https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/qcn_32_orso_bruno.pdf