UNA RIFLESSIONE IN PIU’ -RAGAZZE STANNO USCENDO FUORI DAI BOSCHI.
di EZIO CALDERAI ♦
Queste poche righe, per la verità, volevano essere una sincera nota di apprezzamento per Anna Luisa Contu, che, muovendo da un libro di una scrittrice iraniana, “Come un uccello in volo” di Fariba Vafi, ha svolto una bella e preziosa riflessione, che, tra l’altro, rivela un’invidiabile conoscenza storico-culturale del tormentato percorso condotto dall’Iran nel Novecento e all’inizio di questo secolo, fino ai tragici avvenimenti degli ultimi tre mesi.
Io seguo la protesta/rivolta delle donne iraniane, e ormai dei ragazzi e dei meno giovani, dai giorni successivi alla morte di Mahsa Amini, la ragazza uccisa dalla “polizia morale” a ventidue anni.
Trovavo semplicemente sconvolgente che si potesse morire perché un foulard non era riuscito a trattenere una ciocca di capelli.
Poi ho seguito quello che stava diventando un moto di popolo, grazie a un grande giornalista, Mariano Giustino, inviato di Radio Radicale in Turchia, ma a contatto giornaliero con la diaspora curda e con i protagonisti della protesta, i quali riuscivano a inviare messaggi e immagini.
Giustino mi ha guidato in un tunnel infinito dell’orrore. Indicibile. Ragazze e ragazzi che sfidano a mani nude il potere degli ayatollah e il braccio armato, forse oggi il potere effettivo, delle milizie pasdaran e basij, e gridano agli aguzzini, che gli sparano addosso, se non li uccidono a manganellate, “uccideteci tutte”. Centinaia di giovani rimasti sul terreno. Deportazioni di massa nel carcere di Evin, dove la tortura è pratica corrente.
In pochi paesi europei ci sono state reazioni. In Danimarca e in Germania manifestazioni di solidarietà in piazza e nei rispettivi parlamenti. Il resto un deprimente silenzio, il peggiore da noi: i giornali, con un paio di eccezioni, si limitavano a qualche trafiletto, dal Governo neppure il più striminzito dei comunicati.
In questa condizione di vergogna peggiore della più putrida delle paludi, d’intesa con molti amici, ho assunto un’iniziativa personale e ufficiale, inviando il 16 di novembre alla Presidenza del Consiglio e al Ministero degli esteri una richiesta formale di rottura o almeno di sospensione delle relazioni diplomatiche con Paesi indegni di stare in un consesso civile, Iran e Qatar.
Non ci crederete, la Farnesina mi ha risposto in tempo reale, assicurandomi che l’istanza sarebbe stata sottoposta all’ufficio competente. Poi niente.
Il Qatar è tutta un’altra storia, anche se i 50 lavoratori del sud-est asiatico morti ogni settimana durante i lavori di costruzione degli stadi e delle infrastrutture, avrebbero meritato un boicottaggio universale.
L’Iran, però, no. Lì stava accadendo qualcosa che va oltre i diritti umani con una teocrazia che uccide i suoi figli per cancellare anche i pochi frammenti di libertà di cui dispongono.
L’Iran doveva essere isolato!
Oggi, a quasi 90 giorni dall’inizio della protesta al grido di “Donna, vita, libertà“, che farà epoca spero diventi l’inno dell’Iran, tornato Persia, sui nostri giornali, sulle televisioni c’è un’ondata d’indignazione per la prima esecuzione capitale per impiccagione di un ragazzo di 23 anni. Si sapeva da due mesi e gli indignati in servizio permanente effettivo, a orologeria, in testa cantanti, conduttori televisivi à la page, influencer, giornalisti con la schiena dritta, grazie al busto, nani, ballerine, anche se non li ho visti, avrebbero potuto muoversi prima. Non avrebbero impedito l’impiccagione di un ragazzo che a 23 anni aveva alzato la testa, ma forse avrebbero potuto evitare di intrupparsi, condizione preferita dai soldati del idem sentire.
Non frequento spesso facebook, non amo la mistica dei social, ma ho cercato sponde che diffondessero il mio appello del 16 novembre. Il mio disegno era di seppellire i nostri governanti da una montagna di proteste o appelli, ritenendo che sarebbe stato difficile per il nostro Paese sottrarsi a un atto di umanità e giustizia, capace di isolare paesi rimasti a tempi che la storia ha cancellato. Affido a voi questo compito, se non altro per le mie scarse o nulle capacità telematiche.
In pochi paesi europei ci sono state reazioni. In Danimarca e in Germania manifestazioni di solidarietà in piazza e nei rispettivi parlamenti. Il resto un deprimente silenzio, il peggiore da noi: i giornali, con un paio di eccezioni, si limitavano a qualche trafiletto, dal Governo neppure il più striminzito dei comunicati.
In questa condizione di vergogna peggiore della più putrida delle paludi, d’intesa con molti amici, ho assunto un’iniziativa personale e ufficiale, inviando il 16 di novembre alla Presidenza del Consiglio e al Ministero degli esteri una richiesta formale di rottura o almeno di sospensione delle relazioni diplomatiche con Paesi indegni di stare in un consesso civile, Iran e Qatar.
Non ci crederete, la Farnesina mi ha risposto in tempo reale, assicurandomi che l’istanza sarebbe stata sottoposta all’ufficio competente. Poi niente.
Il Qatar è tutta un’altra storia, anche se i 50 lavoratori del sud-est asiatico morti ogni settimana durante i lavori di costruzione degli stadi e delle infrastrutture, avrebbero meritato un boicottaggio universale.
L’Iran, però, no. Lì stava accadendo qualcosa che va oltre i diritti umani con una teocrazia che uccide i suoi figli per cancellare anche i pochi frammenti di libertà di cui dispongono.
L’Iran doveva essere isolato!
Oggi, a quasi 90 giorni dall’inizio della protesta al grido di “Donna, vita, libertà“, che farà epoca spero diventi l’inno dell’Iran, tornato Persia, sui nostri giornali, sulle televisioni c’è un’ondata d’indignazione per la prima esecuzione capitale per impiccagione di un ragazzo di 23 anni. Si sapeva da due mesi e gli indignati in servizio permanente effettivo, a orologeria, in testa cantanti, conduttori televisivi à la page, influencer, giornalisti con la schiena dritta, grazie al busto, nani, ballerine, anche se non li ho visti, avrebbero potuto muoversi prima. Non avrebbero impedito l’impiccagione di un ragazzo che a 23 anni aveva alzato la testa, ma forse avrebbero potuto evitare di intrupparsi, condizione preferita dai soldati del idem sentire.
Non frequento spesso facebook, non amo la mistica dei social, ma ho cercato sponde che diffondessero il mio appello del 16 novembre. Il mio disegno era di seppellire i nostri governanti da una montagna di proteste o appelli, ritenendo che sarebbe stato difficile per il nostro Paese sottrarsi a un atto di umanità e giustizia, capace di isolare paesi rimasti a tempi che la storia ha cancellato. Affido a voi questo compito, se non altro per le mie scarse o nulle capacità telematiche.
Grazie di cuore a Anna Luisa e l‘Iran deve essere isolato!
EZIO CALDERAI
Grazie a te, Ezio, per aver integrato, aggiunto informazioni preziose e per la tua indignazione che da tempo è la mia. Quando sarò libera dal covid , che mi ha scossa più psicologicamente che fisicamente, cercherò di spiegare meglio quello che, per me, è la rivoluzione delle donne in Iran.
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