DED MOROZ
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
L’aria è soffocante. Il caldo sfiora l’eccesso. Mi rivolgo ad un inserviente pregandolo di abbassare il termostato.
Nulla da fare: preciso ordine del Presidente. Così doveva rimanere la temperatura nella sala.
Comincio ad osservare Vlad. E’ anche lui soffocato dal caldo ma nessun accenno per il disagio, completa indifferenza.
Non capisco, eppure una ragione deve esserci.
Lentamente inizio a comprendere. Inizio a penetrare in quell’animo gelido nonostante il fuoco che l’aria alita.
Certo!
Questa può essere una valida spiegazione.
Il caldo! Il caldo invoca il suo opposto, il gelo. Al caldo estremo della stanza si oppone il freddo estremo degli algidi palazzoni di Kiev dove migliaia di esistenze stanno passando le loro tristi giornate.
Ecco, ora vedo bene il suo ghigno descritto dal labbro sottile e da quelle fessure che con fatica lasciano scorgere le pupille di un celeste ormai smorto. Il calore doveva imprimere la giusta tonalità a questa assemblea nella quale si dovevano stabilire gli ultimi dettagli per la strategia natalizia della guerra.
Il giorno precedente un sussurro, un breve soffio era uscito da quelle labbra. Aveva detto fra sé e sé ma con un timbro capace di essere percepito dagli astanti una parola a tutti noi ben nota: Ded Moroz!
Certo, Ded Moroz, il nostro caro ed amato “Nonno Gelo”.
La Grande Russia!
Non poteva la terra erede di Caterina, la tedesca, essere oltraggiata dall’Occidente maligno. Perdere la posta in gioco avrebbe significato essere contaminati da chi usava Kiev come arma.
L’eterno ritorno dell’uguale! La passione perenne per la tradizione, il flusso che avanza ma sempre ritorna. La Madre Russia che nonostante gli accidenti della storia riesce pur sempre ad avere dalla sua la Storia.
Essere immuni dalla maledizione illuminista, dalla democrazia liberale, dalla anarchia della libertà incondizionata: l’eterno ritorno dell’uguale, la Tradizione, la Chiesa, il popolo, il Mito, la Saga, la Russkaja Ideja.
Che cosa poteva contare per questa missione della Storia il sacrificio di bambini tremanti, di vecchi già allo stremo prima ancora di morire, di donne oltraggiate, di madri dolorose. Cosa poteva contare l’ impossibilità di avere luce, l’impossibilità di pronunciare parole perché le labbra sono ghiacciate, la fame il freddo, il sangue, il cielo ormai visto come incubo.
Ecco cosa pensava Vlad quando il caldo lo stava invadendo. Nonno Gelo fai il tuo dovere come quando hai agito contro il morbo napoleonico e contro il nazismo (il nazismo! Non la Germania).
“Due volte il Natale sarà solennizzato. Due volte dovremo affrettarci a solennizzarlo nel modo giusto contro i ribelli. Il 25 dicembre, il 7 gennaio , rito gregoriano e rito giuliano. Due volte avremo la possibilità di colpire!”
Così Vlad ha formulato il suo comando.
Nessuno lo ha contraddetto. Ha sorriso brevemente dondolando leggermente la testa. Penso che il caldo gli stesse trasmettendo un delirante senso di appagamento. Quel feroce caldo si stava tramutando nel suo cuore in un gelido devastante freddo da gettare addosso su quel popolo odiato.
La seduta giunge alla fine.
Potevo essere in disaccordo con questa barbara malvagità. Potevo, ma non volevo. Molti tra di noi potevano, ma non volevano.
Lo vedo uscire dalla stanza col suo andare un po’ ondulante, lo vedo scomparire dietro la grande porta.
Rimango fermo a far compagnia al mio animo codardo.
Kiev, mio Dio!
Mosca, 2 novembre 2022.
. . .
“Un vero grande popolo non potrà mai avere parte secondaria e se perde questa fede il popolo non è più tale. Ma la verità è una sola e, dunque, uno solo tra i popoli può avere il vero Dio. Questo popolo è il popolo russo!”( Dostoevskij, I Demoni).
CARLO ALBERTO FALZETTI
Ded Moroz, Mos cracium, Santa Claus, Babbo Natale, San Nicola, creature mitologiche che un tempo segnavano il solstizio d’ inverno. Non più richiamano tradizioni precristiane, i Saturnalia, celebrati nella Roma imperiale fra il 17 e il 23 dicembre: danze, orge e schiavi che potevano burlarsi del padrone, sotto la protezione del ” nonno” rex Saturnaliorum. Ancora ” Imperium” nella guerra ad Est, con l’ operazione Barbarossa del 1941.
La tua metafora caldo freddo mi riporta, da una parte, al caldo africano sofferto da mio padre, poco lontano da El-Alamein; dall’altra al gelo del disastro di Stalingrado, che segnò la sconfitta e il grande capovolgimento di tutta la seconda guerra mondiale. Fascismo , nazismo e ” gelidi” campi di prigionieri in Siberia. Alleanza di soldati italiani con il popolo russo, mai dimenticare!
"Mi piace""Mi piace"
L’intimismo che giunge all’universale è ciò che rende affascinante e prezioso questo piccolo, solo per dimensioni, racconto.
"Mi piace""Mi piace"