“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – MONDIALE IN INVERNO
di STEFANO CERVARELLI ♦
E venne il tempo dei campionati mondiali di calcio in inverno.
Per interessi che esulano da quelli calcistici si disputa un mondiale a metà stagione; un mondiale, che tra le tante cose negative che hanno costellato la sua genesi, potrebbe aggiungerne un’altra: quella di condizionare l’intera stagione calcistica svolgendosi nel pieno dei campionati obbligandone quindi la sospensione per quasi due mesi con conseguenze tecniche e societarie che potremo valutare solo a gennaio, quando riprenderà il regolare svolgimento dei tornei nazionali; di certo sarà come iniziare un nuovo campionato.
Programmare a metà stagione un campionato mondiale per compiacere (dietro lauti compensi) un Paese che di sé vuole far credere cose diverse da quelle che sappiamo, crea, senza dubbio, da punto di vista tecnico e organizzativo, non poche difficoltà a società e squadre, tenendo anche conto dell’importanza che la manifestazione riveste per i giocatori.
E questo costituisce già un problema. Perché?
Dovete sapere che nelle vicinanze di un Mondiale, o di altra competizione importante, i giocatori e in particolar modo i campioni, quelli che sono indicati come le probabili “stelle” della manifestazione e che hanno stipulato ricchi contratti con sponsor vari, non intendono assolutamente mettere a rischio la loro partecipazione, specialmente se la loro nazione è una di quelle favorite per la conquista del titolo.
Il nostro campionato è quello che ospita, più degli altri, giocatori stranieri, e che buona parte di questi saranno impegnati con le rispettive nazionali; ma se esiste l’esigenza di evitare infortuni, specialmente gravi, per gli atleti, esiste anche un’altra esigenza: quella di giocare il più possibile,
sia per giungere in forma all’appuntamento, ma ancor prima per essere convocati nelle rispettive selezioni; una situazione da affrontare con la massima attenzione, in particolar modo da parte degli allenatori che si trovano a gestire un capitale che vale miliardi e chiamati a conciliare le più svariate esigenze.
Quindi la prima parte della stagione ha risentito sensibilmente di questo stato di cose, dato che ci sono state squadre che hanno affrontato impegni, cosiddetti minori, senza appunto le “stelle”, dando così un vantaggio alla squadra rivale, a volte con risultati che finiranno per condizionare la classifica finale.
Il Mondiale in questo periodo inoltre ha provocato un effetto domino.
Si è dovuto iniziare prima, quindi, pausa estiva ridotta, allenamenti ridotti (quindi maggiore il rischio di infortuni) con ripresa dei campionati in date insolite e veramente sciagurate: basti pensare che il nostro campionato è iniziato a Ferragosto!
Poi si sono effettuati diversi turni infrasettimanali, ai quali si sono aggiunte le partite delle varie coppe, con il risultato che si è giocato ogni due-tre giorni. Certo questo tour de force riguardava le squadre impegnate nelle competizioni europee, che sono sei, ma sono proprio quelle dove è concentrato il maggior numero di giocatori interessati al Mondiale.
Il tempo di recupero e di allenarsi come si deve a volte era veramente pochissimo; questo giocare così ravvicinato di certo aumentava il rischio infortuni: Tale situazione ha portato anche un’altra conseguenza.
Le squadre, maggiormente interessate alla situazione , si sono viste costrette per far fronte ai vari impegni, dove fosse stato possibile, a ricorrere al turn over, senza indebolire troppo la squadra, ad acquistare altri giocatori di rilievo, con buona pace dei bilanci societari.
Ma i problemi per società e allenatori non finiscono certo qui.
Ci sono club che si vedono privati nel loro organico di otto- nove giocatori, la maggioranza dei quali ovviamente titolari.
Ora bisogna programmare quasi due mesi di lavoro (più di un’interruzione estiva) con quello che rimane dell’organico, mentre altre squadre potranno avere a disposizione quasi l’intera rosa dei giocatori; purtroppo avranno a disposizione i giocatori italiani.
Alcuni esperti sostengono che, tutto sommato, avere più giocatori al Mondiale potrebbe rivelarsi una fortuna per il fatto che questi, giocando, specialmente chi arriverà fino in fondo, potrebbero mantenere una carica agonistica e una forma che soltanto le partite possono dare. Però a questo punto esiste anche il problema contrario a quanto dicevo prima: e se un giocatore tornasse infortunato? Il danno per la società non sarebbe certo poco.
A queato proposito devo osservare che se è vero che solo giocando si mantiene uno stato di forma atletico-agonistico soddisfacente d’altra parte se, come dicevo prima, durante il periodo che precede il Mondiale i giocatori stanno molto attenti ad evitare infortuni, non altrettanto succede nel corso del Mondiale; qui i giocatori non si risparmiano certo, non pensano al campionato, specialmente quelli consapevoli che questo potrebbe essere l’unico o l’ultimo palcoscenico dove far vedere le loro doti e far fare alla loro vita sportiva un salto di qualità.
Tra la fine del mondiale e la ripresa del campionato passano quasi venti giorni, ma bisognerà vedere in quali condizioni i giocatori torneranno; se potrebbe essere sufficiente a recuperare le energie, questo periodo potrebbe rivelarsi insufficiente per permettere recuperi da infortuni.
Concludo con una nota statistica su questo argomento.
Qualche tempo prima dell’inizio del mondiale è uscito, a cura del gruppo associativo Howeden, denominato “European Football Inyury Index” un report sugli infortuni. Lo studio dice che nell’ultima stagione gli infortuni sono passati dai 3.998 del 2020-21 a 4.810 dello scorso anno con un incremento del 20%.
I dati raccolti prendono in considerazione i cinque maggiori campionati europei (Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Spagna). Un aumento dovuto a calendari sempre più fitti di partite e alla creazione di una nuova competizione come la Nations League, ma su questo argomento magari mi soffermerò in un’altra occasione, per il momento bastano queste cifre a rendere l’idea.
Abituati a vedere il Mondiale in tenuta estiva, con davanti una bibita fresca, sarà senz’altro una sensazione nuova vederlo mentre facciamo l’albero di Natale e beviamo un tè caldo.
Proprio mentre stavo concludendo l’articolo è arrivata la notizia che la più “ fulgente” delle stelle, in quanto recente vincitore del pallone d’oro, il francese Benzema ha riportato un infortunio muscolare dovuto ad affaticamento; brutto colpo per un giocatore che puntava ad essere eletto come il migliore del Mondiale.
STEFANO CERVARELLI
Condivido, da persona che molto apprezza il calcio, con punte di autentico “tifo” ( la mia Inter e la Nazionale, of course), la tua approfondita analisi…il Campionato è senz’altro falsato, lo stop interrompe una linea narrativa, una “storia” per così dire.
Vero che da anni siamo abituati ad anticipi posticipi orari disparati etc che, almeno a me, fanno rimpiangere l’adrenalina di “Tutto il calcio minuto per minuto”, con la sua sincronia, le voci gracchianti dei grandi commentatori della Radio etc, ma…un Campionato che parte si ferma riparte è un falso calcistico e sportivo.
Al netto, poi, di ogni altra considerazione sulla scelta del luogo…
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