LA SERA ANDAVAMO IN VIA TRENTO (A PROPOSITO DI EUGENIO SCALFARI)
di FRANCESCO CORRENTI ♦
Tutti gli amici del Blog sono perfettamente a conoscenza della lodevolissima iniziativa, germogliata all’interno dello stesso, con il contributo di varie idee finalmente convergenti su un fine comune, di istituire un premio giornalistico intitolato ad Eugenio Scalfari, illustre figlio di Civitavecchia scomparso il 14 luglio di quest’anno. Lo scorso 8 novembre, nel ridotto del Teatro Traiano, il “Premio Eugenio Scalfari Città di Civitavecchia” è stato ufficialmente presentato dai presidenti delle associazioni culturali promotrici e la notizia ha avuto ampia diffusione, anche attraverso un articolo di Raffaella De Santis sulla “Repubblica” del giorno dopo. Una giuria presieduta da Ezio Mauro e formata da Corrado Augias, Maria Grazia Calandrone, Concita De Gregorio, Loredana Lipperini, Curzio Maltese, Bruno Manfellotto, Dacia Maraini e Nicola Porro, sceglierà la migliore o il miglior giornalista dell’anno, assegnando anche un riconoscimento poetico per un altro premio, dedicato alla “Poesia al femminile”, in ricordo di Bianca Maria Frabotta, la cui madre era originaria di Civitavecchia. Il prossimo 14 dicembre si conosceranno i nomi vincitori, insieme alla menzione speciale che andrà al migliore articolo su Eugenio Scalfari pubblicato dopo la sua morte.
A proposito di Eugenio Scalfari, voglio ricordare una delle occasioni che ho avuto di dialogare con lui, quale suo lettore e quale urbanista del Comune della sua città natale.
Premetto che il 10 agosto del 2012, dopo innumerevoli peripezie, iniziate nel 2006, per le inadempienze dei responsabili amministrativi dei finanziamenti, risolte grazie al generoso contributo di alcune persone (ne accenno nella premessa all’opera), con Arnaldo Massarelli abbiamo potuto finalmente ritirare presso l’Etruria Arti Grafiche le prime venti copie stampate e rilegate dell’album Civitavecchia Veduta. Immagini e vedute panoramiche della città dal 1495 al 1850, edito da U.C.I. Tuscia / Edizioni del C.D.U. Adeguandomi a quello che io stesso ho proposto nella rubrica “Beni comuni”, fornisco la scheda bibliografica dell’opera, tratta dal registro dei miei “Ex libris”:
12 190 – Massarelli, Arnaldo / Correnti, Francesco (a cura di), Civitavecchia Veduta. Immagini e vedute panoramiche della città dal 1495 al 1850, U.C.I.T. / Edizioni del C.D.U., Roma, 2006-2012, cdu 741.945 61 / 710.09 Cv, € 80,00. Ritirate con l’A. le prime venti copie all’Etruria Arti Grafiche, 10.08.2012. Es.re 1 – Roma, Es.re 2 Tvg.
L’opera è stata presentata alla cittadinanza venerdì 12 ottobre 2012 a Civitavecchia, nella Sala Luigi Calamatta, e distribuita in molte copie, ma sarà inserita nella cartella delle pubblicazioni previste entro questo anno 2022 come rendicontazione finale delle attività svolte dai programmi PRUSST / Patrimonio di San Pietro in Tuscia ovvero il Territorio deli Etruschi e PIAU / Porti e stazioni, insieme ad altra documentazione, tra cui le tavole storiche ed urbanistiche e l’album Progettare in Comune, con tutti gli interventi pubblici realizzati nei cento Comuni dell’Alto Lazio, della Toscana e dell’Umbria aderenti ai programmi. Della giornata del 2012 (la data, casualmente coincidente con quella, del 1492, della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, se è consentito ricordarla senza offendere nessuno, fu scelta in base agli impegni del sindaco), riporto il comunicato predisposto dagli uffici di gabinetto: “In occasione della presentazione dell’opera Civitavecchia Veduta, inserita nei programmi finanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti grazie all’attività dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, il sindaco Pietro Tidei ha consegnato la medaglia del Cinquecentenario ad Arnaldo Massarelli, a Francesco Correnti, a Giovanni Massarelli ed a Maria Grazia Verzani Grasso, in segno di ringraziamento per la benemerita attività in favore della cultura e della diffusione delle conoscenze storiche. Dopo il saluto del Sindaco, l’opera è stata presentata da Carlo Alberto Falzetti e da Giovanni Insolera (con uno scritto letto da Francesco Correnti, essendo stato il prof. Insolera trattenuto fuori Civitavecchia da impegni imprevisti). Mentre sullo schermo venivano proiettate le immagini dei disegni di Arnaldo Massarelli ed una selezione di altri 450 disegni rappresentativi degli ultimi cinquant’anni della storia urbanistica di Civitavecchia, con opere di Luigi Piccinato, Renato Amaturo, Nico Di Cagno, Paola Moretti e altri architetti come Marisa Bonfatti Paini, Ettore Piras, Giovanni Rebecchini, Bruno Arena, l’équipe Capolei-Cavalli, Oreste Martelli Castaldi, e poi i tanti progetti, studi e ricostruzioni storiche (veramente straordinarie per il confronto tra stato attuale e stato antico) di Francesco Correnti e le elaborazioni del gruppo di giovani professionisti che hanno collaborato con lui nelle importanti realizzazioni dell’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, con tutor di altissima qualificazione».
Al riguardo, ho il piacevole dovere di ricordare i componenti dei gruppi di professionisti e i docenti che hanno efficacemente collaborato o affiancato, negli anni, la mia attività di direttore e RUP dell’UCITuscia. Questi i loro nomi:
Gruppo operativo: Arch. Ugo Gentili, Arch. Claudio Mari, Arch. Raffaella Carli, Arch. Luisa Curella, Arch. Alessia D’Amico, Arch. Monica Galeotti, con la collaborazione, per alcuni temi specifici, dell’Arch Michele Galice e dell’Arch. Ester Fanali e la partecipazione alle elaborazioni storiche dell’Arch. Elisa Fochetti.
Gruppo di lavoro “Tuscia 40”: Dott.ssa Barbara Dominici, Arch. Raffaella Carli, Dott.ssa Giulia Moscetti, Arch. Simone Quilici, con la partecipazione dell’Arch. Elisa Fochetti e il contributo amministrativo della Sig.ra Maria Ceccarelli.
Tutor o magistri: Arch. Renato Amaturo, Prof. Arch. Vittoria Calzolari Ghio, Prof. Ing. Mario Ghio, Arch. Corrado Placidi e Sig. Arnaldo Massarelli.
Premesso quanto sopra, passo alfine a parlare di Eugenio Scalfari. Ai primi di aprile del 2014 è uscito in edicola – ed io, essendone lettore abituale, ho prontamente acquistato – un suo volume autobiografico. Anche di questo ne do la scheda del mio registro:
14 088 – Scalfari, Eugenio, Racconto autobiografico (prima pubbl. in La passione dell’etica. Scritti 1963-2012, Mondadori, Milano 2012), Giulio Einaudi editore / Gr. Edit. L’Espresso, Torino – Roma, 2014, cdu 928.945 / 070.9, € 8,90, Edicola San Godenzo, 04.04.2014.
Il giorno stesso ho iniziato la lettura del libro, piacevole e con spunti divertenti e molte rivelazioni di episodi che non conoscevo. Qualcosa, però, non mi “tornava” ed è mia abitudine, queste situazioni, non tenerle per me ma parlarne schiettamente con chi me le suscita. Riporto i brani che avevo letto, trovandovi alcuni riferimenti poco chiari:
“Sono nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 alle ore 10,30, all’ultimo piano di un palazzo costruito nei primi anni dell’ottocento nella piazza centrale della città. Alcune finestre della nostra casa affacciavano su quella piazza. Di fronte a noi c’era la chiesa cattedrale intitolata a San Francesco; sulla sinistra la sede del Municipio. Altre finestre davano su un vicolo laterale al fondo del quale c’era il ristorante La Scaletta (c’è ancora).
“Il lato opposto alla piazza si apriva sul porto, sulle banchine dove attraccavano le navi chiamate “postali” perché portavano la posta, i passeggeri e le merci in Sardegna, nei porti di Olbia, Golfo degli Aranci e Cagliari. Partivano e tornavano ogni giorno. Su altre banchine ormeggiavano navi da carico e petroliere. Sull’ultima attraccava di solito una corvetta o un cacciatorpediniere. Poi c’era la darsena dove sostavano le navi in riparazione.”
“Dopo la darsena sorgeva la chiesa di Santa Firmina, patrona di Civitavecchia. Ancora più in là l’alta sagoma della Rocca medievale. L’altro lato del porto, verso sud, era chiuso da un lungo antemurale rinforzato all’esterno da una barriera di scogli e di massi di cemento fissati sul fondo. Al di là di quell’imponente sbarramento il Forte Michelangelo, costruito dal Sangallo, sede di una guarnigione militare. Al fianco del Forte i silos, dove venivano conservati il grano e altri cereali e il carbone: costituivano il grosso del commercio portuale. I carichi di petrolio erano invece depositati in grandi cisterne.”
“Proprio sotto le case di abitazione c’era il fronte del porto, una costruzione di grande interesse storico che risaliva all’epoca romana e che la leggenda attribuiva all’imperatore Traiano. Era in effetti una bellissima architettura, alloggiava fondachi, pescherie, botteghe di attrezzi e reti da pesca, protetti da una fila di portici dove venivano allestiti i banchi del pesce che le paranze sbarcavano la mattina e il pomeriggio. Spigole, orate, ricci di mare, aragoste, cefali, merluzzi luccicavano su quei banchi; le donne ne illustravano il pregio e richiamavano l’attenzione dei compratori mentre i “postali” trainati dai vaporetti rimorchiatori puntavano la prua verso la bocca del porto a sirene spiegate.”
“Questo panorama io l’ho avuto sotto gli occhi da quando sono nato fino ai miei sei anni. Lo guardavo ogni mattina dal balcone della nostra sala da pranzo (ma chiamarla sala è decisamente improprio, poiché era una camera con al centro un tavolo per quattro; un tramezzo di legno con vetri colorati la separava da un corridoio sul quale si aprivano le porte della stanza da letto, di un salotto e di un’altra stanza da letto). La porta di casa era in fondo al corridoio.”
Come molti amici lettori civitavecchiesi possono comprendere, i ricordi di Scalfari mi hanno fatto sorgere qualche perplessità, ma soprattutto, mi hanno spinto – come era già avvenuto in diverse occasioni – a scrivergli e, questa volta, a fargli dono di due pubblicazioni da me curate, tra cui, in particolare, l’album delle vedute di Arnaldo Massarelli, che chiamai immediatamente per telefono per avvertirlo (ne fu molto lieto), sentendoci poi altre volte fino al giorno in cui andai a lasciare il pacco alla segreteria di Eugenio Scalfari, nella sede di Repubblica in via Cristoforo Colombo a Roma. Questa, sulla mia carta intestata, la trascrizione della lettera con le pubblicazioni allegate, riprodotta anche in originale:
Roma, 13 maggio 2014
“Stimatissimo dottor Scalfari,
“ho avuto la ventura di leggere la Repubblica fin dal primo numero e l’Espresso da una decina di anni prima, con il conforto di condividerne quasi costantemente le idee, di giungere ai 75 anni avversando con convinzione e nella pratica quotidiana quanto e quanti hanno nuovamente ridotto l’Italia a quel luogo che un tempo si contrapponeva alla “donna” di province.
Ma non è (solo) questo che voglio dirle. Date le premesse, ho acquistato naturalmente, appena apparso in edicola, il suo racconto autobiografico. Ne ho iniziato subito la lettura e lì mi si è posto un problema. Pur essendo romano – con antenati variamente dislocati alle estremità della Penisola –, ho lavorato e lavoro, senza mai abitarci, a Civitavecchia. Per giunta, dedicandomi in modo approfondito alla storia urbana della città, oggetto di alcuni miei libri e di mostre e altre iniziative dell’ufficio comunale da me diretto dal 1969 al 2007, tra cui un volume sul Medioevo in corso di pubblicazione da parte degli editori Laterza.
“Nel leggere la prima pagina del suo racconto, mi si è posta la consueta domanda: “Che fare?» Non era un problema scottante, ma in qualche modo delicato. Poi ho deciso: dirglielo. A lei, Eugenio Scalfari, nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924 (incoraggiato anche dal fatto che mio fratello era nato il 31 maggio dello stesso anno: c’è una comunanza di epoca).
“E quindi, eccomi a dirle che la sua descrizione della città natale quale si vedeva dalla sua casa è molto efficace e si legge piacevolmente e, tuttavia, pone degli interrogativi ad un architetto urbanista pignolo come me. Riconosco che essa è comunque suggestiva e significativa, perché rappresenta l’immagine fissatasi nei suoi ricordi d’infanzia. Da questo punto di vista, anzi, ha una particolare importanza, riflettendo la percezione dei fatti urbani da parte degli abitanti, sempre sintomo di vari aspetti sociali, ed anche la condizione della città dell’anteguerra, che non aveva neppure luoghi che ne consentissero una visione complessiva.
“Non voglio assolutamente accennare qui, pedantemente, alle parti che mi hanno suscitato qualche perplessità e sono certo che vorrà perdonare la mia “impertinenza”, se mi permette, affettuosa, che mi ha spinto a scriverle.
“In realtà, il mio scopo è un altro: quello di inviarle in omaggio – per dare un supporto visivo ai suoi ricordi – un’opera realizzata su mio impulso ed a mia cura (non senza difficoltà e fatica) nell’ambito di un progetto del Comune di Civitavecchia e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ho affidato per le illustrazioni ad un suo “compaesano”, nato a Civitavecchia quattro mesi prima di lei, il 9 dicembre 1923, Arnaldo Massarelli.
“Come vede, si tratta di una cartella contenente un album corredato da molte illustrazioni e con un’antologia di scritti sulla città – compreso un suo brano tratto da Incontro con Io – e ventisei tavole di grande formato che descrivono le fasi dello sviluppo urbano e le parti scomparse a causa dei bombardamenti.
“Allego anche a questa mia – con l’augurio di un anno sereno e positivo – il Calendario 2014 realizzato dalla Compagnia Portuale di Civitavecchia con fotografie delle distruzioni subite nell’ultima guerra dalla città e miei disegni che ne ricostruiscono l’aspetto originario.
“Voglia gradire, dottor Scalfari, i miei saluti più cordiali, cui ho piacere di aggiungere quelli di Arnaldo Massarelli, con il quale ho parlato telefonicamente poche ore fa, che abita a Roma e che mi ha dato questo gradito incarico.
Con sincera ammirazione
Francesco Correnti
E questa la risposta ricevuta dalla Segreteria della Direzione di Repubblica, con oggetto: da Eugenio Scalfari, in data: Tue, 27 Ma y 2014 12:50:35 +0200, a: fcorrenti@mclink.it:
Gentile Architetto,
può bene immaginare con quanta gratitudine la ringrazio per le memorie di una città dove sono nato ed ho vissuto i primi nove anni della mia vita e dove torno regolarmente e frequentemente perché al cimitero c’è la tomba di mia madre e di tutta la sua e mia famiglia del ramo materno. Ringrazi anche il signor Arnaldo Massarelli per le illustrazioni che si accompagnano al suo lavoro.
Ricambio auguri e saluti.
Eugenio Scalfari
FRANCESCO CORRENTI