MI RACCONTO – (11) IL MARE

di MARIO BENNI

Questa è l’XI ed ultima puntata del racconto di Mario Benni che ringraziamo per averci dato una così interessante testimonianza della Civitavecchia di quegli anni, di ambienti, di personaggi e di accadimenti di cui vogliamo e dobbiamo conservare memoria.

IL MARE

Il pomeriggio in estate non passa mai.
In cortile non si può scendere a giocare perché Biferali e Castaldi vogliono dormire.
Bisogna restare in casa a vestire le ore.
Mia madre dalle imposte accostate alza il persianino.
-Nannina,Nanniii !!!
Nannina abita nel palazzo di fronte allo stesso nostro piano.
-Che c’è Mari?
-Nanni che porti Bruno e Raffele a mare oggi?
-Se mi spiccio li vorrei portà perché a casa non li tengo più
-Mi porteresti Luigino e Mario con te, che pure loro non sanno che fa?
-Certo Mari, preparali che fra un po’ andiamo,
In una borsa di paglia mia madre mette: fette di pane con il prosciutto, quattro pesche dell’orto (due sono per Bruno Raffaele, mi raccomando), asciugamano e due mutande di ricambio.
Andiamo al mare delle due scalette.
Di fronte allo stabilimento del Pirgo c’è un muraglione che sostiene la strada dalla spiaggia sottostante alla quale si accede con due scalette. E’ la nostra spiaggia libera.
Siamo nudi con le mutande di tutti i giorni e già con i piedi nell’acqua a scambiarci qualche schizzetto
-Aspettate che avete mangiato e non potete ancora fare il bagno!
-Ma stiamo solo con i piedi nell’acqua!!
I piedi?? Cominciamo a buttarci l’acqua addosso e siamo già tutti e quattro a mollo.
Nessuno di noi sa nuotare
A me l’acqua arriva sopra la pancia, mi butto in avanti sbracciando ma con la testa fuori per subito rialzami, ma dirò ai miei compagni che sono stato a mare a nuotare!
Gli altri sono un po’ più avanti, ma sempre dove si tocca.
Fanno le sangozzate, si buttano con la testa sott’acqua battendo mani e piedi, riemergono soffiando e sputando acqua.
-Facciamo na’ sangozzata al piccoletto!!
Mi appozzano e per la prima volta ho visto il mare da dentro, con i suoi bagliori.
La sera a casa acqua ed olio sbattuti sul viso e sulle spalle per lenire il bruciore del sole

Post scriptum

Quando ho iniziato il racconto non gli avevo dato un limite di tempo, ho continuato fin quando il ricordo è stato alimentato dall’emozione.
Potrei raccontare della scuola media post bellica, del liceo classico, dell’attività di atletica leggera, ed infine dei miei cinquant’ anni di professione nell’impiantistica industriale che mi ha portato in giro per il mondo, a contatto con civiltà, costumi, religioni affascinanti, ma anche guerre, rivoluzioni, rapimenti ed incidenti aerei.
Sarebbe cronaca, giornalismo che altri possono fare.
Ma non la mia infanzia

MARIO BENNI