Io mi sono fermata al numero tuo.
di VALENTINA DI GENNARO ♦
C’è stato un tempo in cui uscivate solo con il giaccone della società di rugby. Blu con i profili bordeaux e il soprannome ricamato all’interno del colletto.
E sotto le immancabili t-shirt da gioco delle nazionali del sei nazioni e dei mondiali.
La tuta, no. La tuta non ce lo aveva il nome. Le fidanzate storiche avvicinavano il naso all’interno della nuca e riconoscevano, dal profumo, se fosse del moroso loro. Le guardavo e ridevo. Io sentivo solo puzza di spogliatoio, umidità ed erba tagliata di fresco.
“Alessà, presentime a quello!” Tu eri biondo biondo, alto, il naso già livido ed ammaccato un paio di volte.
“È quello è er Cico, Aho”
Alessandro portava “Becket box” nei teatri. Andavamo in giro co sto pesce rosso in una boccia. Macbettu era lontano.
Avevamo visto da poco l’Iliada di Cesar Brie.
Quando ci siamo conosciuti mi sono avvicinata come lo si fa verso un animale esotico. L’atleta corretto, mai una espulsione, regole ferree, competitivo, no fair play.
Tu eri cresciuto a fare il boy-scout e con la comitiva di amici davanti la chiesetta del quartiere.
Per me le chiese avevano solo il sentore di incenso e punizione della cappella della scuola privata.
Tu conoscevi le mattonelle arancioni e i pavimenti sbeccati delle cucine delle nonne.
“Sai, a me piace Bertinotti” mi hai detto
cosi, appena solo salita in macchina verso le palafitte di Santa Marinella dove abbiamo passato la nostra prima notte a parlare.
Alle 04.30 sei salito a casa mia e poi, dopo, hai visto la formula 1.
Il giorno che ci siamo conosciuti, ho conosciuto anche Giordano, e fino ai primi anni di Sofia, abbiamo vissuto in simbiosi noi tre. Dormivamo insieme mentre io ero a letto con le minacce d’aborto e anche nel sedile posteriore della mia macchina durante quel viaggio memorabile a Marsiglia.
A Marsiglia abbiamo preso Ibuprofene come caramelle. Una insolazione terribile. Doveva essere un week end romantico e alla fine siamo partiti in 5.
Abbiamo conosciuto i pronto soccorso delle domeniche pomeriggio di tutto il centro Italia.
Poi mi hai spiegato le regole del gioco. Io me so fermata al numero tuo.
L’8, la terza centro. E l’8 andava bene. I multipli di 4 mi piacciono, me stanno simpatici. I nostri figli sono nati il 12 e il 16.
Adesso io dormo sempre di meno, tu ti addormenti ancora anche in piedi come sempre. Domani, anzi fra un paio d’ore, cambiamo la cameretta ai nostri figli. So già che ti odierò un centinaio di volte.
So pronta a tutto.
VALENTINA DI GENNARO
Splendida dimostrazione che non bisogna per forza inventarsi chissà cosa per scrivere in modo intenso e arrivare al cuore. Bello davvero.
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Stupendo! Si stupendo conoscere cio’ che gia’ avevo percepito. Mi piace quando ,leggendo,mi trovo spettatrice . E vedo i volti, gli sguardi,la vita vissuta di voi che vivete sullo stesso pianerottolo , con le porte che si guardano e che dicono ” Ci siamo per voi”
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Infatti non è importante l’argomento ma come si scrive; se hai l’alchimia della penna puoi pure parlare per tre pagine di una sedia
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Il tuo piacere di narrare è pari solo al nostro di leggere.. 👏❤️
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❤️🌺
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