Intervista a Giuseppe Bianchini autore di “Solitudini – 13 modi di essere soli, talvolta senza saperlo”
a cura della REDAZIONE di SLB ♦
Buongiorno Giuseppe
Buongiorno
Oggi ospitiamo Giuseppe Bianchini, autore di “Solitudini – 13 modi di essere soli, talvolta senza saperlo”, libro di esordio uscito nelle librerie lo scorso luglio
Vi ringrazio dell’opportunità che mi date di parlarne. In realtà sono indeciso se considerarlo un vero e proprio esordio in quanto qualche anno fa ho pubblicato un romanzo per ragazzi. Diciamo che è il primo tentativo di rivolgermi ad un pubblico adulto.
Parliamo di Solitudini, quale è la sua genesi e perché affrontare questo tema
Solitudini è una raccolta di racconti brevi, come dice il sottotitolo sono 13 modi diversi di intendere l’essere soli. La solitudine non risparmia nessuno. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà fatto i conti con quel senso di vuoto che siamo abituati ad associare a qualcosa che travolge e stravolge, ma io non sono sicuro che ciò sia sempre vero…
Aspetta un attimo… In che senso? Puoi spiegare meglio il concetto?
Tolstoj sosteneva che “la felicità è sempre uguale, ma l’infelicità può avere infinite variazioni”: credo che l’ultima parte della frase si adatti molto bene alla solitudine, anche se le conferisce in automatico un significato esclusivamente negativo. Come dicevo, ciò non è sempre vero, talvolta la solitudine può rappresentare riscatto e libertà, ma è innegabile affermare che nella maggioranza dei casi le storie di solitudine lascino una sensazione di vuoto e impotenza.
Quindi cosa è per te la Solitudine?
Si può essere soli in diversi modi, fisicamente o mentalmente. L’idea di affrontare questo tema, osservandolo da diverse angolazioni, nasce dalla considerazione della solitudine come elemento caratterizzante del nuovo millennio, come se fosse una parte di ognuno di noi. Sembra un controsenso, l’era dei social dovrebbe farci sentire parte di una comunità ma sta agendo esattamente al contrario. Ci illudiamo di far parte di una moltitudine che però sparisce nel momento stesso in cui spegniamo il telefono o il computer. Nell’egoismo, nella frenesia di una vita sempre più virtuale non ci accorgiamo che chi ci sta vicino ha bisogno di aiuto. La cosa peggiore è che spesso quel qualcuno siamo proprio noi stessi.
Senza anticipare le storie, quali sono i temi che vengono trattati nello specifico?
I racconti sono tutti legati da un unico fil rouge, i personaggi che danno vita alle storie affrontano la solitudine in modi diversi, talvolta con coraggio, altre volte subendola, altre ancora desiderandola. Sono storie semplici e crude nelle quali ognuno di noi può ritrovare sé stesso. I temi che tratto sono innumerevoli. Non mancano quelli più classici come la malattia, l’abbandono, la discriminazione, tutte situazioni di disagio che i protagonisti vivono con rassegnazione e spesso con dolore. Ho sviluppato però anche temi più leggeri in cui c’è chi, al contrario, invoca la solitudine come liberazione da una vita che non riconosce più come sua. Ancora, vi sono personaggi che vivono un’esistenza apparentemente normale, anche di successo, circondati da tanta gente e sono ugualmente soli pur non rendendosene conto.
Hai già presentato il libro in qualche evento pubblico?
Non ancora, ma lo farò presto. All’inizio del prossimo mese sarò in una libreria di Roma e prima della fine dell’anno organizzerò almeno due presentazioni qui a Civitavecchia.
Hai già avuto riscontri e commenti da parte di chi lo ha letto?
Sì e devo dire che sono stati sempre positivi. Di solito è apprezzata la linearità del racconto, la caratterizzazione dei personaggi anche se tratteggiati nello spazio di poche pagine, ma soprattutto la capacità di colpire l’immaginazione del lettore. C’è chi mi ha detto che si è riconosciuto in tante situazioni e chi ha avuto l’impressione di “vedere” quello che leggeva come se fosse lì sulla scena, in disparte, a osservare lo svolgersi degli eventi. Questo è stato senza dubbio il complimento più bello.
Chi è l’editore e dove è possibile acquistare il libro?
Il libro è edito da Bookabook, una giovane e dinamica casa editrice milanese. Essendo distribuito da messaggerie è acquistabile pressoché in tutte le librerie d’Italia oppure online nelle principali piattaforme come Amazon Libri, IBS, Feltrinelli, ecc oltre che, ovviamente, nel sito di Bookabook.
Parliamo ora un po’ di te, cosa fai nella vita?
Come amo dire ogni volta che mi presento, ho una specie di doppia personalità. Nella vita “reale” o, se preferite, dal lunedì al venerdì sono dirigente di un’azienda multinazionale che opera nel settore industriale della difesa, dell’aeronautica e dello spazio. Quando torno a casa divento ciò che amo più essere, un musicista e uno scrittore, oltre che un giocatore di bridge, mia altra grandissima passione.
Riesci ad avere tempo per dormire e mangiare?
Hai ragione… non ne ho molto, ma io dico sempre che chi ha tante passioni non spreca mai il suo tempo e soprattutto trova spazio per non lasciare nulla indietro.
Per finire, hai in cantiere nuovi libri?
Sì, certamente. Sto scrivendo un romanzo che, lasciatemi questa licenza, potremmo definire di formazione al contrario. È la storia di un uomo che al tramonto della vita ripercorre la sua esistenza tra il dopoguerra, gli anni della contestazione e l’esplosione della new economy.
Il tema sembra interessante, ci diamo quindi appuntamento già da ora per una nuova intervista?
Magari. Grazie e consentimi ancora di esprimere il mio apprezzamento a tutti voi di spazioliberoblog.com, una realtà culturale di cui la nostra città non può davvero fare a meno.
SLB
Letto il libro di Pino che avevo scaricato sul cellulare durante un viaggio a Genova per un torneo di bridge; io e Pino ci conosciamo da anni e condividiamo la passione per il bridge; il libro a tratti è un poco triste e rispecchia la nostra contemporaneità, una realtà spesso di grande solitudine anche tra mille persone e mille cose; poi ho comprato la copia cartacea e ho riletto alcuni racconti , confermando l’impressione iniziale; scritto con linearità e semplicità ti fa pensare pur lasciandoti l’amaro in bocca
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