CINEMA CHE PASSIONE!

di MARINA MARUCCI

Giovedi 14 luglio 2022 sulla  Provincia, cronaca di Civitavecchia, è apparso un articolo  di Daria Geggi con un’ intervista a Claudio Storani  gestore del cineteatro Buonarroti. Vi invito a leggere l’articolo perché oltre che  sottolineare  l’amarezza dello Storani nel riportare al pubblico la notizia dell’impossibilità di usufruire di  un’ Arena estiva a Civitavecchia, ci sono inserite alcune riflessioni sullo stato della cultura  cinematografica in generale ed  in particolare in  questa città, tant’è che  quest’anno le proiezioni , per mancanza di  spazi, verranno effettuate all’Arena Lucciola di Santa Marinella che per fortuna ancora proietta film ed è sede di eventi legati al cinema.

E’ vero:  la crisi delle sale  di proiezione va oltre il livello locale, infatti  il 6 febbraio 2022 il Corriere della Sera,  riportava l’esempio della città del cinema, cioè  Roma, con il  seguente  titolo: “Cinema, le sale romane nel baratro, la  crisi nera dei cinema, hanno chiuso 30 sale , crollano gli incassi del 70% dal gennaio 2019 ad oggi. La concorrenza dello streaming”.

Gli italiani, dopo il Covid-19 non sono tornati  nelle sale cinematografiche: i ristoranti sono spesso affollati, i concerti “live” registrano continuamente “sold out”, ma i gestori di sale e multisale denunciano una crisi di presenze e di incassi . Dati da inizio anno: dal 1° gennaio al 31 maggio 2022 si sono incassati 126,6 milioni di euro, corrispondenti ad – 14,9 % sul 2020, – 56,5 % sul 2019. Sono stati venduti 18,49 milioni di biglietti, corrispondenti ad un – 18,9 % sul 2020 ed a un – 59,1 % sul 2019. (Fonte CINETEL).

Il mercato cinematografico italiano è l’unico, fra i grandi Paesi europei, ad aver registrato un calo degli incassi rispetto al 2020. Il Ministero della Cultura sembra per alcuni aspetti anch’esso spiazzato dalle caratteristiche della crisi italiana, e merita segnalare che finalmente è stato avviato,  per la prima volta nel nostro Paese, un tentativo di studio approfondito dell’identikit dello spettatore  attraverso un Bando “per la realizzazione di uno studio qualitativo e quantitativo sul pubblico cinematografico italiano” ed  è interessante leggere le motivazioni  dell’iniziativa: il target consiste nell’“analizzare l’attitudine del pubblico alla fruizione dei film in sala e le aspettative relative all’offerta cinematografica, tenendo conto anche degli effetti della prolungata chiusura delle sale a causa dell’emergenza pandemica e approfondendo l’eventuale trasformazione della fruizione a causa del consolidamento delle abitudini di utilizzo in ambito casalingo e della disponibilità più o meno immediata di film su altre piattaforme, delle evoluzioni dei gusti e delle preferenze di consumo anche in termini economici, sociologici, psicologici”.

Lodevole  intento  che dovrebbe essere supportato da ingenti investimenti su tutta la filiera cinematografica, non soltanto per la produzione di film ma anche per la loro distribuzione nelle sale.  Inoltre  in una ottica di redditività industriale le monosale sono una realtà  in via di estinzione, poiché servirebbero budget adeguati  per campagne promozionali potenti e robuste.

Le nuove generazioni stanno perdendo la consuetudine della proiezione sul grande schermo, luogo magico e sicuro, anche per la protezione dalla pandemia, preferiscono alimentare le visioni dei palinsesti delle emittenti televisivi  e  di varie piattaforme.  Questo azzera la funzione socio culturale di fruizione collettiva della sala cinematografica causandone l’inevitabile disaffezione :  qualcuno ha scritto che la frizione  digitale  individuale sta “ubriacando” tutti  con conseguenze inquietanti anche a livello psico – sociale.

In questa  disastrosa situazione  l’amico Storani sottolinea la particolarità di Civitavecchia dichiarando:” La cultura non può essere un’eccezione ma la quotidianità” e riassume le difficoltà incontrate nel periodo invernale dovute, sia  alla pandemia  che  alla  scarsa attenzione delle istituzioni. In una città  in cui  l’assenza a livello amministrativo di una visione  strategica della dimensione culturale è sotto gli occhi dei cittadini;  dove  le iniziative  culturali vengono spesso delegate  alle  singole associazioni, creando confusione e  sovrapposizione  e dove addirittura l’attività della  Biblioteca Comunale potrebbe  essere privatizzata, (qualcuno mi spieghi  che cosa significa!!), tutto ciò  ci fa riflettere su come la città abbia  subito  negli anni una particolare degenerazione del tessuto sociale e culturale, oltre che urbano. Restare inermi di fronte al deserto che vediamo intorno, “alla fame di cinema” e  quindi al bisogno di sognare, che  esiste e nutre il nostro inconscio,  mi sembra una  risposta deprimente che non possiamo  permetterci. Ne va della nostra sopravvivenza!

MARINA MARUCCI

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