NOTTE BIANCA?
di TULLIO NUNZI ♦
Assai incomprensibile la storia della notte bianca e del mancato coinvolgimento dei commercianti.
Per ragioni professionali ho visto decine di notti bianche in diverse città italiane, alcune organizzate dalle organizzazioni che rappresentavo.
Una notte bianca ha bisogno di partecipazione, informazione, di luci e di gente, oltreché di spettacoli e avvenimenti; ha bisogno di comunicazione, di coinvolgimento, di inclusione, di organizzazione.
Ha bisogno di supporti culturali prima che commerciali altrimenti si tratta di semplici manifestazioni, interessanti, piacevoli, esotiche che ,ovviamente senza un programma e una diffusione, restano semplici eventi per le persone che si trovano in zona.
Il riferimento va ad esempio alla “notte rosa”, organizzata a Rimini.
Mesi di lavoro, partendo da una idea di natura culturale e coinvolgendo tutte le parti sociali, le organizzazioni culturali e l’intera città che partecipa alla manifestazione.
Se si vuole guardare più vicino si può fare riferimento a Tolfarte, in cui collaborano tutte le associazioni culturali e di volontariato che lavorano tutto l’anno per la riuscita della manifestazione.
La sensazione è che in questa città il terziario, le imprese commerciali non vengano reputate come imprese, per cui in due giorni, con una serie di telefonate si richiede una partecipazione dei commercianti, che debbono, o meglio dovrebbero essere messe al corrente almeno del programma, essere coinvolte per organizzare, come imprese vere, il lavoro notturno e la presenza dei dipendenti.
Non è sufficiente dire di aprire in quanto ci saranno le ballerine brasiliane, con tutto il rispetto e l’apprezzamento artistico che ho per tale professione.
In diversi casi si è partito dal valorizzare la filiera enogastronomica, in altri il patrimonio artistico, e su quello si è organizzata la notte bianca.
Poi si va a discutere con le associazioni di via, le categorie, le organizzazioni di volontariato, le forze sociali, l’intera città.
Quello che è avvenuto sembra soltanto una sorta di “facite ammuina ” per dimostrare che qualcosa si è fatto.
Si continua a percorrere l’autoreferenzialità tipica della politica, cioè essere incapace di uscire da sé per tradurre in progetti le proposte e le aspirazioni della società, in questo caso dei commercianti e dei cittadini.
Forse la proposta di una festa per i saldi, proposta suggerita ma non percorsa, coinvolgendo categorie, consumatori e città avrebbe avuto un miglior esito.
Si poteva partire dall’idea che il 70% dei titolari di negozi sono donne con tutti i problemi che ne conseguono anche in ordine di welfare e sociale e da questo organizzare una serie di eventi.
Per certi versi ammiro il coraggio dell’assessore, perché se non c’è tentativo non vi può essere successo.
Però il coraggio non è mai arroganza ma è la forza di avviare ragionamenti che portano a decisioni adeguate; è responsabilità, è coscienza del posto occupato, capacità di previsione e attitudine a rendere conto delle proprie azioni. E’ in particolare confronto con le associazioni, che ricordo sono “soggetti politici autonomi” e che debbono comprendere che una manifestazione, è per la città, non per una categoria, che partecipa contribuisce, collabora e propone idee, critiche e soluzioni.
Idee assai carenti in questa amata città.
TULLIO NUNZI