CIVITAVECCHIA: LA BIBLIOTECA …
di MATTEO VECCHI ♦
Leggenda narra che, prima della terribile pandemia che tutti noi conosciamo, a Civitavecchia fosse possibile usufruire di una biblioteca. Questo luogo non era un hub di raccolta e riconsegna libri bensì un vero e proprio centro dove poter riunirsi con amici e colleghi per studiare, leggere o passare un pomeriggio in compagnia di qualche amico “di carta”.
Mentre il Paese con fatica riapriva i battenti e tutte le biblioteche si munivano della, ormai nota strumentazione base anti contagio come: disinfettante, mascherine, controllo del green pass (o prenotazioni) la biblioteca di Civitavecchia ha risposto munendosi di una “macchina-igienizza-libri”. Nulla di male, anzi! Con questa macchina si riducono di parecchio i tempi di quarantena per i libri ma…
Ma quando riaprono le aule studio? Quando si potrà tornare a frequentare la biblioteca anziché fare un semplice “salto”? Quando si potrà tornare a godere di una lettura, di un gruppo studio, entro i locali della biblioteca? Non vogliamo azzardare la proposta dell’orario continuato perché non sia mai, ma almeno la possibilità di leggere un libro?
Gentili lettrici e gentili lettori, chi scrive, assieme a oltre 500 persone, ha fatto il possibile per ottenere risposte ma oltre a promesse vuote e mai mantenute (“la biblioteca riaprirà a settembre!” Ci veniva detto nell’estate 2021) o una confusionaria risposta ad un’interrogazione urgente dove il sindaco contraddice sé stesso tre volte (non ci sono graduatorie da cui attingere, poi invece sì ma anche no) fino ad aprire alla possibilità della concessione a privati.
E qui casca l’asino. Sembrerebbe che ci sia tutta la volontà da parte della giunta di intraprendere un percorso di privatizzazione degli spazi bibliotecari e dell’archivio storico.
La mancanza degli spazi bibliotecari è stata per molti motivo di difficoltà per quel che riguarda il corretto e lineare proseguimento degli studi. Ormai da diversi anni, la biblioteca di Civitavecchia rappresenta sempre più un importante punto di riferimento ad esempio per i giovani del territorio e accoglie centinaia di studenti e studentesse che studiano, si confrontano e si laureano negli atenei della Capitale e frequentano i numerosi poli cittadini.
Riteniamo che il diritto allo studio, garantito dalla nostra Carta costituzionale, debba essere pienamente riconosciuto e che il suo godimento non debba essere ostacolato in alcun modo.
La Cialdi è un bene pubblico e dovrebbe essere quanto più possibile allargato e condiviso con la cittadinanza garantendone l’efficienza e la funzionalità non affidato a privati, ma con la maggior parte delle spese in capo al Comune, con sempre in mente la logica del privatizzare i guadagni ma “nazionalizzare” le perdite.
MATTEO VECCHI
Vediamo un po’ di fantasticare dato che le proposte fatte non riescono a trovare spazio di accoglienza nel decisore pubblico(sic).
Quanti potrebbero essere i lasciti di privati ad arricchire una biblioteca pubblica?
Pensate solo agli storici locali, a chi lasciano le loro sudate biblioteche? Se ci fosse uno spazio
accogliente ed esperti di biblioteconomia quanti “fondi” potrebbero arricchire il patrimonio?
Immaginiamo una selezione onde evitare doppioni. Immaginiamo una catalogazione accurata.
Ogni datore potrebbe scegliere di cedere ai suoi posteri oppure di avere uno spazio legato al suo nome.
Si riuscirebbe a fare una bibiioteca territoriale dove Civitavecchia potrebbe essere capofila di un sistema di integrazione fra vari centri gravitanti sulla città. Non la “provincia amministrativa” ma quella culturale.
Il sottoscritto possiede circa un migliaio di volumi. Selezionando forse un cinquecento potrebbero essere scelti come utili. A chi lascerò il tutto? A Montalto esiste uno spazio enorme e ben attrezzato ma manca una “politica culturale”, cioè scarsità massima di lettori. Tarquinia ha delle eccellenze storiche una certa organizzazione e spazio, ma è un fondo selettivo seppur importantissimo. Civitavecchia avrebbe tutti i numeri per assumere il ruolo di Centro propulsivo.
Una biblioteca è qualcosa legata al futuro, al futuro di ampio respiro. Un Sindaco dovrebbe ambire a questo legando il nome ad un impresa di larga visione.
Come si può notare, non è il titolo di studio ciò che conta. La cultura non ha come condizione
il titolo ma lo spirito. E’ inutile vantare corsi accademici. C’è chi è superlaureato ma dopo il corso è un torrente secco: lo studio è servito “solo” per il diploma.
La cultura è una passione di vita che va coltivata nella consapevolezza che chi è saggio sa di non sapere.
Quando si elegge un Sindaco non è il titolo che può guidare ma l’animosità del fare. Ma queste per il popolo sono parole al vento!
Civitavecchia, forse, avrà nel futuro una biblioteca.
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