“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – SPORT E SENTIMENTI (Terza parte) – L’INTERVISTA
di STEFANO CERVARELLI ♦
La palestra del professor Vespa si trovava nei pressi dell’edicola di Giovanni e precisamente accanto all’ingresso del porto, varco fortezza. Era questa la nuova sede da quando il professore aveva lasciato quella di via Cialdi, ormai divenuta troppo piccola. Da poco nella città, sul Lungoporto Gramsci, era stata aperta anche un’altra palestra, precisamente dal professor Mattei, ma colui che aveva introdotto nella nostra città la pratica della ginnastica di ogni tipo, in palestra, era stato alcuni anni prima il professor Vespa, affiancando alla pratica sportiva anche corsi di danza.
In questo nuovo locale si accedeva scendendo una breve scalinata al termine della quale c’era un’ampia sala dove si svolgevano le lezioni di ginnastica e danza, due piccole sale arredate con attrezzi ginnici e infine una stanzetta che fungeva da ufficio. Chi entrava rimaneva colpito da una grande scritta in corsivo sopra un muro: ”LA DANZA E’ MOVIMENTO, IL MOVIMENTO E’ VITA”.
Il giovane cronista di un quotidiano locale stava attraversando la sala principale, quando, dalla segreteria, uscirono tre ragazze seguite dal professor Vespa. Non molto alto di statura, ma con il fisico agile e giovanile, egli appariva, come sempre, elegante nel suo abbigliamento sportivo.
“Allora siamo d’accordo, ci vediamo lunedì” dissero le ragazze.
“Va bene, arrivederci” rispose il professore e rivolgendosi al cronista: “Vieni Stefano, accomodati” indicandogli la segreteria. Nel frattempo dalla scalinata scendevano bambine che da lì a poco avrebbero iniziato la loro lezione di danza.
“Allora professor Vespa, è passato poco tempo da quella intervista che le feci a proposito della storia della pallacanestro civitavecchiese e… rieccomi qua, questa volta per sentir parlare di questa sua novità: ha visto quanto clamore ha suscitato?”
“Già, ho visto: possiamo dire che il primo obiettivo è stato raggiunto no? Far parlare di sport al femminile”.
“Come le è venuta questa idea?”.
“ Beh, una sera, con le ragazze che vengono a fare ginnastica, parlavamo di sport locale e non ci è voluto molto perché il discorso finisse sullo sport femminile la cui situazione, qui da noi, è davvero disastrosa.” Il prof. fece una pausa, poi proseguì: ”Caro Stefano – ti do del tu perché sei molto più giovane di me e poi perché ti conosco da piccolo, sarai d’accordo che attualmente l’unica organizzazione che permette alle ragazze di fare sport è l’atletica Molinari, grazie all’impegno del maestro Della Marta?”
“ A proposito – mi scusi se la interrompo – ha letto cosa ha detto proprio il maestro in una recente intervista? Sostiene che, in base alla sua conoscenza del mondo atletico, le nostre ragazze non hanno niente da invidiare fisicamente alle loro coetanee del resto del Paese e potrebbero, quindi, raggiungere ottimi risultati; anche perché – aggiungo io – abbiamo la fortuna di avere da noi gente come Oscar Barletta”.
“Sono d’accordassimo” riprese Vespa” ma purtroppo il fatto che qui da noi, qualunque società dilettantistica sia costretta a fare i salti mortali per mantenere in vita l’attività maschile spiega abbastanza eloquentemente l’assenza di sport femminile”.
“Lei è riuscito a trovare addirittura uno sponsor…”.
“Sì, abbiamo un aiuto dall’Ottica di Mario Vergati, che sarà Presidente della società, ma il contributo maggiore verrà dalla MANZI, che ci fornirà il vestiario.
Tra poco verrà fondata la Federazione Italiana Calcio Femminile, alla quale noi abbiamo già dato la nostra adesione”.
“Allora professore, torniamo al discorso iniziale, parlava con le donne dello sport femminile…”
“Ed è venuto fuori un altro aspetto: il fatto che nei ragazzi civitavecchiesi non ci sia una presa di posizione netta e decisa a favore delle loro concittadine, anzi…, fa supporre che lo sport femminile sia visto dai maschietti come motivo di rivendicazione femminista; le mie interlocutrici, comunque, hanno escluso questa eventualità dicendomi che loro, almeno quelle con le quali ho parlato, non la intendono come una rivendicazione in quel senso, ma parlano solo di possibilità negate.”
“E quindi lei……”
“Io, dopo qualche sera, ho buttato là l’idea: che ne dite se, visto che ho il brevetto di allenatore di calcio, provassi a fare una squadra femminile? La cosa ovviamente le ha sorprese, ma poi, dopo il primo impatto, hanno cominciato a dire che l’idea era buona incoraggiandomi a portarla avanti anche in considerazione della grande novità che avrebbe portato nel nostro mondo sportivo”.
“E non solo in quello….”
“ Vedi Stefano – riprese il prof. – il fatto che tutte, dico tutte, le donne che vengono in palestra hanno condiviso questa mia idea, dimostra che hanno una mentalità aperta, più di quanto si immagini, e che, se lo sport femminile da noi non prende piede, è solo questione di preconcetti, di mancanza di strutture e di possibilità organizzative. Le ragazze dal canto loro risponderebbero…..”.
“Avrete problemi logistici, tipo lavoro, studio e perché no? Fidanzati gelosi e diciamolo….un po’ possessivi”.
“Indubbiamente c’è un fatto: le ragazze che lavorano sono per la maggior parte commesse e con i loro orari trovano difficoltà a far coincidere lo sport con il lavoro; chi studia deve solo organizzarsi il pomeriggio. Qualche ragazza che viene in palestra la sera, dopo il lavoro, mi ha detto che se ci fosse una possibilità seria ed una organizzazione capace, il tempo di allenarsi, a costo di qualche sacrificio, lo troverebbe. Cosa voleva dire?…..E’ chiaro che per venire loro incontro le società dovrebbero organizzarsi negli orari e nella disponibilità degli impianti e dei tecnici, però…..”
“Però cosa professore ?
“Gli ostacoli più grandi non sono questi”.
“ E quali?
“Gli ostacoli più grandi sono le famiglie e come dicevi tu poco fa i fidanzati”.
“Glielo hanno detto le ragazze?” .
“Sì, mi hanno raccontato episodi di giovani donne che, volendo fare atletica, si sono trovate davanti al veto familiare e sentimentale contro il quale nulla hanno potuto. Tu immagina che ci sono stati dei ragazzi che hanno posto la fidanzata di fronte alla scelta: o me o lo sport!!
Alcune, sul momento, pur di non cedere al ricatto, hanno scelto lo sport, pronte però a tornare sui loro passi …..anche perché alcune – e qui il professore sorride – hanno considerato che forse lo sport non era per loro”.
“E nonostante il quadro che mi ha dipinto, lei ha deciso di cimentarsi con una squadra femminile di calcio?”
“Sì, perché nel mondo femminile, nonostante tutto, c’è voglia di fare sport, di gareggiare, di cimentarsi con le loro coetanee. E poi Stefano, questa indolenza, questa ostilità verso lo sport femminile, questa mentalità che vuole la donna solo casa e famiglia – a malapena è sopportato il lavoro – va spezzata e chissà che la mia squadra di calcio – con l’aiuto della stampa – non possa servire”.
“ Ma perché proprio il calcio e non riprovare con il Basket?”
“Perché il Basket femminile nella nostra città già c’è stato e volevo quindi portare una cosa nuova e poi, ti confesso, io credo che il calcio femminile, avrà un forte sviluppo”.
“Senta professore, un’ultima domanda: come pensa di organizzare gli allenamenti?”.
“Per tutto il prossimo inverno staremo in palestra a curare la preparazione fisica, a fare qualche lezione di tecnica, per quello che lo spazio consente, ed a valutare i ruoli”.
“La ringrazio”.
Nel congedarsi Vespa aggiunse ” Vedi tu mi hai fatto un’intervista, ma io ho dato a te un’altra cosa”.
“ Quale professore?
“Lo spunto per una bella inchiesta sullo sport femminile a Civitavecchia”.
STEFANO CERVARELLI