L’ANIMA TORBIDA DELL’OCCIDENTE
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Epidemia e guerra in Ucraina sono due eventi che si inseriscono all’interno di un problema permanente e generale: il mercato come tratto distintivo dell’antropologia del nostro tempo.
La globalizzazione, tema che ci interessava prima dei due eventi catastrofici, subirà forse un ridimensionamento ma la centralità del mercato rimarrà viva nelle nostre esistenze, contaminerà la cultura, il nostro modo di essere, influenzerà la nostra visione del mondo.
La domanda che si pone è questa:
il mercato è la naturale conseguenza di una evoluzione umana oppure è da considerarsi semplicemente un momento della storia politica dell’Occidente che ha contaminato il mondo?
IL PENSIERO DEI NEOLIBERISTI
E’ condivisa da molti l’idea che antropologicamente l’uomo sia essenzialmente un homo oeconomicus ovvero che suo destino sia quello di porsi nella vita come essere razionale che “ottimizza mezzi scarsi in vista di un fine”. L’agire umano genererebbe “naturalmente” l’agire economico fondato sul tornaconto. L’economicismo, dunque, permea l’intera esistenza rendendo l’economia qualcosa che si impone all’interno della società. Richiedendo il mercato la massima libertà da vincoli (cioè un sistema “autoregolato”), il mercato sarebbe poi la causa principe della democrazia. Di qui il teorema che tante volte abbiamo ascoltato: esportiamo il mercato così esporteremo la democrazia!!
In altri termini, vale per il neoliberista il teorema secondo cui la società è subordinata al mercato.
IL PENSIERO OPPOSTO: LA FALLACIA ECONOMICISTA
Per alcuni (troppo pochi), invece, vale il fatto che il mercato autoregolamentato, strumento base del neoliberismo, sia un fatto innaturale e frutto solo di un momento storico. L’homo oeconomicus è semplicemente un momento parziale e meramente funzionale e non certo una condizione universale. Universale è l’ assicurare all’uomo i mezzi di esistenza per i suoi bisogni certo di ordine materiale ma anche di ordine superiore. L’errore del neoliberismo, dunque, è di “assolutizzare” quella che è una parziale azione ( quella razionale- utilitaristica) facendola passare quale sostanza dell’essere umano. Ovvero, considerare la “parte per il tutto”.
Conseguenza di questa fallacia è che l’economia assume un ruolo esclusivo e sganciato dal resto della comunità. L’economia per il neoliberista è un portato naturale che non necessitando di nulla si autoregola, dunque è scorporata (disimbedded) da tutte le altre istituzioni.
I critici del neoliberismo condannano, pertanto, la subordinazione della società al mercato.
DUE CONSIDERAZIONI FINALI CONTRO IL NEOLIBERISMO
- Il mercato non può identificarsi con l’autoregolamentazione. I manuali di Economia pongono in evidenza i “fallimenti del mercato” dovuti ad una inefficiente allocazione delle risorse (violazione del 1° Teorema del Benessere di Pareto). Dunque per avere un mercato efficiente l’autoregolamentazione è un ostacolo.
- Il sistema economico non può essere un corpo indipendente nella società ma deve essere integrato (embedded) all’interno di norme sociali, culturali, politiche. Il rischio, al contrario di ciò che vantano i neoliberisti, è quello di attentare alla democrazia.
Tutti i dibattiti circa la globalizzazione, il de-localismo, l’egemonia finanziaria dell’economia, le diseguaglianze sono certo validi. Ma se non si affronta l’assioma dal quale scaturisce la sequela dei teoremi, ovvero la “fallacia economicista”, si farà poca strada.
Affrontare l’assioma significa , in termini metodologici, uscire dal dominio dell’economia stricto sensu e trattare l’argomento in termini di “antropologia economica”( Marx, Weber, Mauss, Polanyi, Habermas….tanto per intenderci).
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Esporre unicamente l’anima russa per suffragare il tradizionalismo quale elemento non certo causale della guerra ma di consenso culturale contro il modello occidentale sarebbe uno squilibrio non sopportabile.
L’Occidente ha un vulnus non da poco avendo coltivato ed imposto il “sofisma economicista”.
Le osservazioni di cui sopra mirano a tentare un equilibrio dopo i due articoli sulla Russia..
Terminata la guerra in Ucraina sarà proprio questa fallacia a tormentare, come prima della guerra, le nostre esistenze. Fate un rapido conto di quante democrazie in Occidente lo sono solo nominalmente avendo al potere l’economicismo che le sovrasta.
Abbiamo un problema? Certo, ma la follia della guerra ha posto il velo di Maja.
Per ora!
CARLO ALBERTO FALZETTI
Saldissimo e molto apprezzabile il tuo articolo Carlo! Ma se non è ipotizzabile un liberismo “umano”( che poi è una tautologia visto quel che dici) a che serve parlare di nuove solidarietà, di nuova vision economica preso atto che la soluzione marxista è scomparsa dall’orizzonte mondiale e permane solo come monito metastorico, come riferimento ideologico? La terza via dov’è?
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Carlo Alberto, il tuo articolo equilibrato nel porre i due sistemi nota in parentesi(troppo pochi) che vi è un pensiero opposto al neoliberismo. Io propendo per tale tesi: esistono bisogni di ordine materiale e superiore.
Non a caso nella cultura occidentale originata dal marxismo si sottolineava il rapporto tra struttura e sovrastruttura, con l’acuta analisi, da parte del teorico per eccellenza dell’oeconomicus, del ruolo dell’ideologia, quindi di una economia non sganciata da tutte le altre istituzioni.
Altrettanto valida, come critica del neoliberismo la considerazione di Pareto: il criterio di desiderabilita’ sociale, dove “lo Stato è un agente spinto da motivazioni essenzialmente etiche, che interviene nel mercato solo nell’interesse pubblico.
Ma Marx operava nelXIX secolo, nel XX secolo si sono tentate dinamiche equilibratrici della liberisti ca. crescita economica, quale lezione ci rimane per il secolo attuale?
Rimangono le strutture profonde del capitale….
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Giusto Caterina.
Ma è ciò che dovrò affrontare la prossima volta.
A Dio piacendo. 5
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Carlo Alberto, articolo interessante, ma occore fare un po’ di chiarezza.
Il mercato non è solo un tratto distintivo della nostra epoca, diciamo che è sempre esistito, a differenza del capitalismo che regna solamente da quasi tre secoli e non in tutte le aree del mondo. Invece, si può affermare che dopo la rivoluzione keynesiana è sempre più cresciuta la quota dell’economia che gravita intorno alla mano pubblica, non in mano al mercato. Quando si parla di neoliberismo si dovrebbero osservare i dati. Quello contro cui ci scagliamo è invece dato da: globalizzazione sfrenata, posizioni dominanti, uso predatorio della tecnologia,sfruttamento selvaggio delle risorse naturali, mancanza di sistemi di salvaguardia pubblica.
Il mercato autoregolamentato è solo un feticcio ideologico contro cui è facile scagliarsi, dato che il mercato genera fallimenti e clamorose esternalità negative, perciò esiste lo Stato.
Il mercato pone problemi di giustizia sociale e talvolta va in conflito con la democrazia, ma tutti i sistemi sperimentati per sostituire il mercato, a partire dalla pianificazione socialista, si sono rivelati peggiori del mercato e quasi sempre hanno soppresso la libertà, non solo economica.
L’animo umano, guidato da ideali di giustizia, non riesce ad arrendersi all’evidenza, desidera alternative, ma chiude gli occhi di fronte agli incubi che spesso hanno accompagnato le alternative. Soprattutto, noi da questa parte, non abbiamo visto cosa significhi davvero vivere senza mercato.
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