“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – IL CENTRAVANTI COMUNISTA

di STEFANO CERVARELLI

Spesso mi piace andare a trovare, cercare (o ricercare) storie di sport perché in queste c’è molto di storia popolare, della nostra storia di tutti i giorni, sia che esse ci raccontino imprese leggendarie,  compiute da campioni sia che ci trasportino nella quotidiana realtà sportiva del nostro Paese, regalandoci storie di gente qualunque; dietro storie di sport ci sono sempre storie di persone, spaccati di umanità.

A volte ci si imbatte in particolari situazioni dove convivono la fama sportiva e semplicità popolare, quella semplicità della quale  l’atleta, seppure affermato, ha mantenuto inalterate le caratteristiche che gli hanno permesso di entrare, e rimanere, nel cuore dei tifosi, ma che anche, purtroppo,  hanno suscitato ostracismo, proprio per la personalità trasparente del soggetto che spesso lo porta ad essere considerato un” corpo” estraneo al mondo in cui opera.

Frugando nel mio archivio (metà cartaceo- metà telematico),  ho trovato un esempio di quanto ho detto in Cristiano Lucarelli: il centravanti- comunista.

Forse alla maggior parte di chi legge questo nome non dirà niente, mentre chi ha un po’ di dimestichezza con il calcio lo ricorderà sicuramente;  infatti per diversi anni ha giocato in serie A, vincendo anche la classifica dei marcatori.

Cristiano Lucarelli nasce a Livorno nel popoloso quartiere Shangai, il posto più difficile della città, insieme al quartiere Corea, nomi asiatici perché le case popolari avevano appartamenti piccoli, quattro per ogni pianerottolo. Con la sua famiglia, il fratello Alessandro ed i genitori Maurizio e Franca vive in uno di questi.

A questo proposito Cristiano dice: ”Chi è uscito da lì, chi si è sollevato dal niente, non ha avuto più paura della vita. Io ho lottato per il pane, non per il filetto”.

Insieme alla famiglia Lucarelli in quel modesto appartamento c’è un altro inquilino che non si vede, non occupa posto, ma si sente: il tifo per la squadra labronica. Non c’è domenica che l’intera famiglia non vada allo stadio, qui Cristiano fa la prima conoscenza con il popolo della curva livornese che tanto influirà in seguito nelle sue scelte.

Ma oltre ad essere tifoso Cristiano dimostra notevoli doti di calciatore ed ilsuo sogno di giocare nella squadra della sua città, si realizzerà tardi  nel 2003 dopo aver girovagato tra Italia  e Spagna, ad : per lui livornese, giocare nella squadra della sua città è il massimo; non impiega molto  ad entrare nel cuore dei tifosi impersonando benissimo lo spirito sportivo e politico  della “rossa” curva livornese. Non serviva altro per vedersi affibbiare subito l’appellativo di centravanti-comunista, un’etichetta che, nella carriera di Lucarelli, ha finito per essere condizionante, sovrapponendosi al suo valore.

Comunista Cristiano lo era per davvero.

Una volta ,da giovane, giocando con la nazionale under si tolse la maglia azzurra e sotto aveva l’effige di Che Guevara!

Si, Lucarelli era un calciatore che faceva politica, stando dalla parte che non ha  mai rinnegato anche se oggi,  con una punta di amarezza, dice: “Ho segnato 240 gol a quasi tutte le squadre, sono stato capocannoniere in serie A  nella stagione 2004-2005, ho giocato in Nazionale, anche segnando, eppure oggi mi ricordano solo per la politica, sono ricordato come il centravanti-comunista. Tutto è stato sottovalutato a causa dei miei ideali politici che comunque non ho mai rinnegato e porterò nella tomba. Quando tolsi la maglia, mostrando il volto del Che, avevo vent’anni; oggi ne ho 46, ma non per questo mi pento, anzi .. purtroppo, e lo dico con tristezza, sento un gran dispiace nel vedere intorno a me una pseudo -sinistra. La sinistra non c’è più, solo mestieranti, arrivisti, senza il senso dello Stato”.

A proposito di questo devo dire che oggi Cristiano Lucarelli, allenatore della Ternana in serie “C”(per molto tempo l’anno scorso è stata l’unica squadra professionistica imbattuta in Europa), convive benissimo con il suo presidente dal passato missino, questo perché entrambi hanno a cuore le sorti della società e della squadra, non lasciandosi condizionare dalle loro idee politiche.

A chi gli chiede come fa ad andare d’accordo con il suo presidente risponde: ”Ma forse perché è livornese come me e ,come me, odia le etichette; e poi mi ha scelto non certo per le idee politiche, ma per il mio modo di intendere il calcio; gli piaceva come facevo giocare il Catania e  mi ha detto che da calciatore ero l’idolo di suo fratello”.

E torniamo al Lucarelli calciatore perché è il momento di parlare della grande rinuncia, dell’atto che lo ha trasformato  in  un vero e proprio monumento “ vivente” agli occhi dei tifosi livornesi. Questa la storia.

Nel 2001 il giocatore si trasferisce dal Lecce al Torino dove disputa due stagioni, segnando, tra l’altro, un gol storico contro la Juventus che permette ai granata di pareggiare, dopo essere stati sotto di tre reti.

Nella stagione 2003-2004, come dicevo prima , inizia a giocare con il Livorno che quell’anno è in serie B; disputa 43 partite segnando 29 reti,  dando in tal modo un notevole apporto al ritorno in serie A dove la squadra amaranto mancava da 55 anni.

Il suo cartellino  però  rimane in comproprietà con il Torino. Da qui, dove Cristiano ha lasciato un ottimo ricordo, parte l’offerta per l’acquisto definitivo e quindi del suo suo ritorno nel capoluogo piemontese: la società granata offre 4 miliardi alla società Labronica ed un miliardo al giocatore. La decisione è tutta di Cristiano Lucarelli , tenente presente che per un giocatore giunto alla soglia dei 30 anni non era cifra da poco,  la risposta è :“No, tenetevi il miliardo, preferisco restare a giocare nella mia città, tra i miei tifosi” ed accetta un ingaggio abbastanza più basso.

A chi, tempo fa, gli chiese se oggi direbbe ancora: ”Tenetevi il miliardo” Lucarelli ha risposto con la sincerità che lo ha fatto sempre apprezzare trai suoi compagni di un tempo e gli attuali  suoi giocatori.

”Sì, perché sono le scelte a renderci quello che siamo. Se poi mi domanda cosa consiglierei a un figlio, forse, gli direi di accettare perché ogni no e ogni sì sono calati nel momento; io a quel tempo avevo-ed ancora ho- una filosofia di vita: scelsi di fare il trapezista senza rete, mi andò bene. Inoltre da ragazzo sentivo sempre dire ai vecchi livornesi questa frase: ”Un livornese ricco si sentirà sempre in colpa”. Potevo passare tutta la vita con il senso di colpa?”…

Una vita, una carriera legata a rinunce (volute), politica ( scelta )e ,diciamolo pure ,discriminazioni dovute proprio alla sua fede.

“Lucarelli, lei ha pagato per le sue idee”?

“Eccome! Anche da allenatore. Quando giocavo perdevo sempre i…ballottaggi. Lucarelli o Bojanov alla Juve? Bojanov! Lucarelli o Toni alla Roma? Toni, uguale in Nazionale. Passavo per essere l’esaurito militante rivoluzionario, il comunista che si sfilò la maglia azzurra per mostrare Che Guevara, il folle che rinunciò ad un miliardo”.

Sapete perché il folle ha accettato di andare alla Ternana, oltre il progetto sportivo?

Perché la Ternana, nei mesi del Covid, ha aiutato  176 famiglie con buoni pasto da 200 euro al mese.

Perché a Natale hanno portato i regali ai bambini.

Perché tutti i bimbi che nascono all’ospedale ricevono una piccolissima maglia con i colori della squadra (rosso-verde), un body, un bavaglino e un orsacchiotto con i colori sociali.

Perché, sempre in tempo di Covid, la Ternana  ha acquisito i diritti TV delle sue partite  regalandole, in chiaro, ai suoi tifosi”.

Una raccomandazione finale: se andate a Livorno, state attenti, ma molto attenti, a lasciarvi sfuggire qualcosa di poco simpatico su Cristiano Lucarelli.

STEFANO CERVARELLI

                                                                                                                                                 https://spazioliberoblog.com/