COME NACQUE LA PROFESSIONE DEL FOTOREPORTER DI GUERRA. LA STORIA DI ROGER FENTON IN CRIMEA

di SIMONE CERVARELLI

Anno 1855. Il blocco delle potenze occidentali composto da Francia, Inghilterra, Regno Unito, Regno di Sardegna insieme all’Impero Ottomano è da due anni in guerra contro la Russia dello Zar. Motivo del contendere è la richiesta da parte della Francia di Napoleone III di affidare la custodia dei Luoghi Santi ai monaci cattolici. Una aspirazione analoga a quella Russa che invece desiderava che a controllarli fossero elementi della Chiesa Ortodossa. Una tensione fra due potenti Stati che andò a sfociare in un conflitto a cui si unì la Gran Bretagna in aiuto dei francesi, ed in difesa anche dei propri interesse in quella parte di mondo, ed all’inizio 1855 il Regno di Sardegna. Uno dei teatri dello svolgimento scontro armato fu il territorio della Crimea ed è qui che nel 1855 entra in scena il primo fotoreporter di guerra. Roger Fenton nacque ad Heywood il 28 marzo del 1819 e dopo un primo avvicinamento alla pittura dal 1841 al 1851 studiò la fotografia a Parigi dove potè conoscere Gustave Le Gray e l’anno successivo si recò a Kiev per immortalare la costruzione del Ponte delle Catene sul fiume Dniepr. Nel 1853 rientrato a Londra fondò al “Royal Photographic Society”, la prima associazione dedicata alla fotografia del Regno Unito. Fenton si era avvicinato alla famiglia Reale aiutando il principe Alberto ad allestire una camera oscura al castello di Windsor ed aveva iniziato a realizzare fotoritratti della famiglia reale quando ottenne l’incarico di fotografo ufficiale di guerra finanziato dal Ministero della Guerra e da Thomas Agnew, editore di libri illustrati, e partì per la Crimea per documentare le battaglie in corso ed i successi dell’esercito britannico. In realtà l’esercito di Sua Maestà aveva tentato autonomamente di trasportare l’attrezzatura ma un naufragio aveva disperso i materiali ed i fotografi. Anche il secondo tentativo non era stato positivo perché nonostante questa volta i materiali fossero arrivati a destinazione gli ufficiali istruiti per il compito non avevano prodotto del materiale accettabile. Ecco che si arrivò alla decisione di affidare l’incarico alla “Royal Photographic Society” e Roger Fenton.

Il fotografo britannico per poter scattare le immagini e seguire i movimenti delle truppe attrezzò un carro originariamente utilizzato da un commerciante di vini per per trasportare i materiali: settecento lastre di vetro, cinque apparecchi fotografici, prodotti chimici per l’emulsione e lo sviluppo, seicentotrentasei casse di materiali e viveri. Portò con se un assistente, Marcus Sparling, ed un cuoco. Fenton restò in Crimea dal marzo al giugno del 1855. La sua presenza, per via naturalmente del suo carro, non passava inosservata tanto da dover scrivere sul suo carro “Photographic Van” per cercare di non essere confuso con le truppe britanniche.

Un accorgimento che servì a poco dato che in diverse occasioni fu colpito dai fucili russi. A causa della forte luce Fenton di solito era costretto a scattare la mattina presto, scattando dalle 5 alle 10 del mattino ed dovette assumere una guardia per il suo carro e la sua tenda. Altre complicazioni erano le tantissime mosche presenti nella camera oscura e le insistenze di molti soldati e ufficiali che volevano farsi immortalare. Fenton nei mesi in Crimea scattò 360 foto per poi però essere costretto a tornare in patria perché si era ammalato di colera. Le sue immagini raccontano la vita dei soldati nel fronte in Crimea: gli alloggi, i posizionamenti delle forze alleate, i soldati ed ufficiali. Mai negli scatti di Fenton si vedono foto di feriti e cadaveri, motivo per il quale fu molto criticato. Fenton però non era un fotoreporter ma a servizio dell’esercito britannico che non voleva che trasparisse il lato peggiore del conflitto oltretutto con la sua attrezzatura non era possibile avvicinarsi a dove si svolgevano le battaglie e veniva utilizzate le armi. Oltre ai campi e ritratti decide quindi di fotografare quello che restava dei combattimenti e di cui in molte scatti traspare: il silenzio e la distruzione e la desolazione.

Fenton fu però indubbiamente un apripista perché per sostituirlo furono inviati due fotografi che divennero famosi per essere primi reporter di guerra: James Robertson e Felice Beato. Una volta tornato in Inghilterra e guarito dalla malattia Fenton si dedicò a fotografare paesaggi ed architettura, viaggiando nello Yorkshire, Scozia e Galles. Nel 1862 abbandonò la fotografia e mise all’asta tutta la sua attrezzatura e morì a Londra nel 1869.  L’importanza delle foto di Fenton fu riconosciuta anche dalla rivista Life che nel 2003 inserì le sue immagini fra le 100 foto che hanno cambiato il mondo.

SIMONE CERVARELLI