“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – FINALMENTE !!

di STEFANO CERVARELLI

Finalmente la parola SPORT è  entrata nella Costituzione, e posso ben dirlo, a pieno merito, senza dubbio rappresenta un grande successo, sicuramente non inferiore a quelli ottenuti dai nostri atleti negli ultimi tempi.

Si è così provveduto a colmare una lacuna della nostra legge fondamentale; certo il cammino  è ancora lungo, ma il voto unanime espresso dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato è senz’altro di buon auspicio per una rapida conclusione dell’iter parlamentare; la commissione ha dato incarico al Senatore Grimani, del Partito Democratico, di redigere un testo unico sulla base  delle tante proposte e dell’ultimo emendamento accolto.

A giorni sapremo, ne verremo a conoscenza, ma sicuramente non ci saranno sorprese.

Certamente nel testo, si parlerà della tutela della salute, del valore educativo sociale che riveste lo sport, della necessità di una sempre maggiore promozione; concetti ampiamente sbandierati ma che un domani troveranno una rispondenza maggiore proprio perché si avvarranno della “nobiltà” derivante dal pieno riconoscimento della carta costituzionale.

Nel finale di approvazione del disegno di legge da parte della commissione, c’è da dire che un lieve rallentamento è stato dovuto ad una difficoltà linguistica, apparsa insormontabile, anche se, a noi  comuni utenti del lessico nostrano, può sembrare incredibile.

Gli esperti giuristi infatti hanno ritenuto che il termine “ sport” non può entrare in Costituzione, giustificando questo loro asserimento con vere e proprie acrobazie lessicali, che appaiono fuori dalla vita reale, e che, in un certo senso, si rifanno all’entrata in vigore della Costituzione, avvenuta come è noto, il primo gennaio 1948.

Allora il termine sport non trovò collocazione perché lo stato conservava l’amaro ricordo del periodo fascista allorquando attraverso lo sport, si cercava di condizionare la vita degli italiani.

Vennero quindi inserite frasi tipo” formazioni sociali” “…..la personalità dell’individuo” per arrivare poi all’art.18 dove si fa riferimento alla “libertà di associazione”.

Per una sorta di reazione quindi la Costituente ritenne non opportuno occuparsi direttamente di sport, utilizzando altre espressioni lessicali che non dimostrassero continuità  con il significato datogli durante il ventennio.

Oggi può sembrare anacronistico ma questo è;  quindi si è  provveduto ad aggirare l’ostacolo  scrivendo” attività sportive” o di “ pratica sportiva”; differenze? Nessuna, quello che conta è che sia stato raggiunto quanto si voleva.

Oltre all’aumentato valore  che acquistano gli aspetti morali ed etici dello sport dall’essere riconosciuti in Costituzione, ci sono anche vantaggi pratici, che non fanno mai male ad un’attività, specialmente quella dilettantistica ed amatoriale, che non naviga certo nell’oro.

A tale proposito la senatrice Daniela Sbrollini, appartenente ad Italia Viva, da anni impegnata in questa battaglia dice: ”Avremo ricadute importanti sui contributi finanziari dello Stato al mondo dello sport, che non potranno più essere considerati occasionali e faticose elargizioni. Senza contare l’accostamento al sistema del welfare che sarà il passo politico successivo”.

Personalmente mi auguro che uno dei maggiori beneficiari di questo progresso “sociale-sportivo” sia la scuola; questa deve essere necessariamente messa in grado di recepire il nuovo importante messaggio.

E’ necessario  che si operi una piena trasformazione e conseguente rivalutazione, di quella che per molto tempo è rimasta solo una parola, un concetto: educazione fisico-motoria, ad iniziare dalla scuola primaria. Qui dobbiamo andare veramente di corsa, perché la sedentarietà, aggravata, ma anche (permettetemi di dirlo)  incoraggiata dalla pandemia, sta… volando mentre i programmi di sport a scuola non sono certo tra i migliori

In confronto ad altri, molti, Paesi, siamo  in ritardo. Non è adesso il momento di ripeterne le ragioni; quello che  maggiormente dobbiamo auspicarci, tutti, è che questo evento possa spronare verso una profonda riflessione il mondo culturale ufficiale, o perlomeno quella parte, non piccola, che da sempre snobba lo sport, considerandolo, paragonandolo – è successo – ad attività  di stampo“ circense”, ad esibizione folcloristica, una vera e propria attività unicamente muscolare, di gran lunga inferiore all’attività intellettuale.

Basti guardare alle scuole, a come l’attività  sportiva, anche di un certo vertice degli studenti, viene intesa, considerata da tanti docenti come attività di disturbo al loro  programma formativo.

Lo dico a ragion veduta perché, da allenatore, ho vissuto questa contraddizione nella quotidianità di chi allenavo.

Devo dire che, purtroppo, questo è proprio uno dei più elevati  punti di ipocrisia allorché poi si parla di sport come parte irrinunciabile alla crescita personale, a qualunque livello venga praticato.

Questa grande contraddizione deve trovare necessariamente una soluzione a meno che dietro lo “ sventolamento” delle modifiche e del bla.bla riguardante il valore dello sport non si nasconda proprio la voglia di non cambiare nulla perché troppo impegnativo.

In tanti altri paesi scuola e sport interagiscono senza portarsi reciproco disturbo; ma si parla di realtà che hanno un impianto scolastico -sportivo che gode di una organizzazione di tutt’altro genere dalla nostra.

Io ho ricordi troppo lontani dell’educazione fisica scolastica per poterne farne punti di riferimento, però ricordo che ai miei due figli, sia alle medie che al ginnasio e successivamente venivano fatti acquistare libri-di educazione “sportiva” dei quali poi non veniva fatta aprire una pagina: ed erano pure libri con argomenti e nozioni alquanto interessanti.

Ritengo utile, al termine di questa breve chiacchierata, ricordare le  parole che Angelo Argento, presidente di Cultura Italiae ebbe a dire sullo sport: ” Il mondo dello sport è fondamentale perché lo sport è cultura. Spesso è servito a superare le crisi più di ogni altro strumento. E’ vergognoso che non vi sia ancora riconoscimento all’interno della nostra Carta madre. Di fronte a questo tema non vi sono partiti”.

Ora che questa lacuna è colmata speriamo che si proceda rapidamente verso la modifica delle legge – risalente a 37 anni fa – in materia di professionismo sportivo e con questo venga riconosciuta la piena parità di genere dove, purtroppo, stiamo ancora molto indietro.

STEFANO CERVARELLI