“Vorrei addormentarmi con il cuore placato”
di ANNA LUISA CONTU ♦
Sulla strada esco solo;
Nella nebbia è chiaro il cammino sassoso;
Calma è la notte. Il deserto volge
L’orecchio a Dio. E le stelle parlano tra loro.
Meraviglioso e solenne il cielo!
Dorme la terra in un azzurro nembo.
Cosa dunque mi turba e mi fa male?
Che cosa aspetto, che cosa rimpiango?
Nulla più mi aspetto dalla vita
E nulla rimpiango del passato.
Cerco solo libertà e pace!
Vorrei abbandonarmi, addormentarmi!
Ma non nel freddo sonno della tomba.
Vorrei addormentarmi
Con il cuore placato e il respiro sollevato.
Con questa poesia di Lermontov recitata a memoria da Michail Sergeevic Gorbaciov si conclude il film documentario di Werner Herzog “Meeting Gorbachev” , in italiano “ Herzog incontra Gorbaciov “ trasmesso su La 7 qualche settimana fa e che ho avuto la fortuna di vedere.
Sono sempre stata dalla parte di Gorbaciov e questo film me lo ha reso caro. Al tempo in cui fu girato aveva già 87 anni ( è nato nel 1931) ed era un vecchio dal viso tondo e il fisico ingrossato, con l’aspetto di un pacifico contadino.
Il film si muove su due versanti del pubblico e del privato: l’aspetto politico, in cui esprime giudizi lucidi e pieni di verità, e l’aspetto personale , l’amore per la moglie Raissa e la sua solitudine dopo la morte di lei, la donna che lo ha accompagnato nella sua vita, la donna , dice, che ha cercato non che ha avuto la fortuna di incontrare.
Alternando dialogo diretto col regista ad immagini d’epoca viene descritta la vita e l’opera di un uomo intelligente, pragmatico, consapevole dei mali che stanno affondando il suo grande paese. Tutto il suo cursus honorum all’interno del PCUS fino alla segreteria generale e alla presidenza dell’Unione Sovietica, è percorso con l’ambizione di contribuire a cambiare e migliorare la vita del popolo. Molti in Russia, oggi, lo considerano un traditore e gli danno la responsabilità di aver sfasciato l’Unione, e lui ne parla con dolore ma l’idea che era nella sua testa con le riforme, con la perestroika e la glasnost, viene espressa con rimpianto : “ Io volevo più socialismo non meno”.
Gorbachov sale al potere dopo il lungo inverno brezneviano e le successive morti di Andropov e Chernienko , le cariatidi del Politburo, la gerontocrazia che aveva il potere in URSS dei quali il film racconta i solenni funerali con i soldati in alta uniforme a passo d’oca ad accompagnare il feretro e noi sentiamo tutto l’anacronismo di quei solenni onori , come le decine e decine di medaglie attribuite a Brezniev nel corso dei suoi 17 anni di potere e che lui infantilmente esibiva . O lo schieramento sull’alta tribuna nella Piazza Rossa, con il vecchio segretario generale che non riesce neanche a muovere la mano per salutare , simbolo dell’ingessatura e dell’immobilismo di quella società.
Salito al potere Gorbachov affronta di petto la crisi quasi irreversibile dell’economia sovietica ( fa un viaggio in Ungheria per sapere come hanno raggiunto l’ autosufficienza alimentare) , l’inefficienza e il burocratismo del sistema e la corruzione. È consapevole che la competizione negli armamenti con gli Stati Uniti d’America non poteva essere più soddisfatta da un’economia in declino. Inoltre è sinceramente assillato dall’escalation nucleare e unilateralmente ferma i test balistici, proponendo a Ronald Reagan il disarmo e lo smantellamento dell’arsenale nucleare. Il film mostra i due presidenti nel freddo della città di Reykjavik che si stringono la mano e anche se l’incontro non ebbe successo, in realtà essi cominciarono a darsi fiducia reciproca e a porre fine alla guerra fredda.
Per questo Gorbachov si guadagnò molta popolarità in Occidente ma nel suo paese , alle prese con una crisi economica disastrosa, la mancanza di beni di prima necessità, le lunghe file nei negozi, una popolazione abituata ad un welfare minimo ma ugualitario, quando i nostalgici del vecchio sistema organizzarono il colpo di stato, nessuno si sollevò in sua difesa.
Racconta lo stesso Gorbachov del trauma di quell’evento e dell’opportunismo di Yeltsin nel cogliere il momento per mettere fine allUnione Sovietica. Anche in questa occasione Gorbachov mantenne la sua dignità, rifiutandosi di firmare le dimissioni da presidente dell’Unione Sovietica davanti alle telecamere, come volevano costringerlo. Il suo giudizio su tutto il gruppo di potere che lo sostituì é senza indulgenza, gente senza una visione politica o un’idea di società ma mossa solo dal desiderio del potere. “ Purtroppo la gente sceglie sempre politici avventati” .
La conclusione del film ci mostra una lacrima scendere sul suo viso di vecchio mentre recita la poesia di Lermontov .
La bandiera rossa ammainata dal Cremlino alla fine di dicembre del 1991 fu accolta con tripudio in molte capitali d’Occidente ma per i poveri della Terra era l’idea di liberazione che veniva ammainata. “ Perchè ci ha impietrito vederlo ricadere su se stesso e sparire? Perchè così insignificante ci appare il tricolore russo per ora non adorno del suo stupido pollastro a due teste, l’aquila imperiale. Quello che sventola ora non è che il simbolo di uno stato, quella lo era di un’idea del mondo, delle generazioni che hanno creduto e voluto una rivoluzione che ha diviso il secolo, delle sue folgoranti libertà e dei suoi abissali errori” ( Rossana Rossanda ).
Abbiamo vissuto momenti storici inaspettati, straordinari, epocali. Momenti confortanti e sconfortanti. Chiedendoci il come e il perché di assurde svolte e di conclusioni senza senso. Senza riuscire a darci risposte.
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Penso che con Gorbaciov l’Europa abbia perso una grande occasione, quella di una vera Glasnost dei rapporti con l’Unione Sovietica e di pensare al “grande orso” in modo davvero nuovo rispetto al passato. C’erano tutti gli elementi per spingere sul pedale della trasformazione avviata da un protagonista della storia politica “continentale” e non solo sovietica come Gorbaciov. Si poteva pensare anche (addirittura!! Perché no?) a una forma di integrazione almeno parziale nell’Europa.. Una cometa aveva attraversato il cielo. Si è spenta tropo presto per illuminare un altro cammino della storia
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Francesco, forse qualche risposta si può dare. Anna Luisa cita ” Purtroppo la gente sceglie sempre (non sempre) politici avventati”
I dittatori non calano come un “deus ex machina”sul popolo innocente. Quante folle sotto i balconi acclamano l’uomo del destino?
Gli uomini come Gorbaciov non esaltano gli animi, non trascinano. Sono essere razionali, costruttori, sensati. La folla spesso li trova noiosi, grigi, non fanno sognare.
Putin non agisce da solo. I dissidenti esistono ma forse la massa è nostalgicamente con lui.Questo non significa minimamente pensare di avere avversione verso la cultura russa. Solo pochi dementi possono fare confusione tra uno Stato specificamente distinto nel tempo e la cultura perenne della Nazione, nello specifico quella meravigliosa russa!
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Mi chiedo cosa avrebbe fatto oggi Gorbaciov se si fosse trovato al posto di Putin, se del fatto che ben 18 paesi dell’impero russo siano entrati nella sfera di influenza della Nato; forse l’avrebbe risolto con la diplomazia? O con le armi come Putin
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La risposta citata da Anna è naturalmente quella della realtà delle cose, la risposta delle piazze, la risposta delle folle, della massa, dove l’intelligenza di ognuno, se c’è, lascia il posto all’entusiasmo del gregge, dei gregari, che poi forniranno con gli avversari la carne da macello. Ma io resto incapace di darmi una risposta.
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Silvio Serangeli
Chiedete pure agli amerikani, ai loro servizi segreti alla informatissima CNN chi gestisse il colpo di stato dell’ubriacone Eltsin. Le posizioni di Gorbaciov collidevano con i falchi a stelle e strisce, sempre, allora padroni del mondo, spavaldi e gradasso con l’Europa succube che si avvicinava pericolosamente all’URSS. Ora lo sono un po’ meno, hanno abbassato le penne, e ci stanno trascinando nel baratro. Era un bel sogno Gorbaciov, ce lo hanno strappato via.
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