“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – Un paese per ogni sport,  uno sport per  ogni paese… e lo sport per l’Ucraina

di STEFANO CERVARELLI

I successi ottenuti nelle olimpiadi estive e continuati poi in quelle invernali, oltre che una specifica superiorità tecnica – fisica hanno rivelato un altro aspetto importante del rapporto che abbiamo con  

quella che si può definire la biodiversità degli sport, ossia la variegata diffusione sul nostro suolo  delle discipline sportive legate ad usi, tradizioni, costumi dei vari luoghi, dalle quali sono arrivati i successi; la vittoria ottenuta nel curling, sport  praticato in comuni che si contano sulle dita di una mano, con soli 440 praticanti, ne è un chiaro esempio.

Una riflessione questa che indurrebbe ad un più attento esame sociologico e che mi spinge quindi a chiamare in causa il nostro amico Nicola.

Da parte mia  mi limito a constatare che i successi riportati, proprio per l’ampio spettro delle discipline dalle quali provengono, rappresentano il frutto delle diverse realtà sociali, che compongono il mosaico del nostro paese.

Lo sport d’altronde  è figlio di ciascuna comunità e questa varietà d’interessi si può benissimo attribuire alla nostra cultura frammentata, quella dei campanili, come quella delle metropoli, dei dialetti, dei microclimi, che indubbiamente influiscono sulla scelta dell’attività sportiva, senza trascurare l’importanza della propria particolare identità della quale lo sport è un’importante manifestazione.

In altre parole quello che avviene a livello mondiale, dove ogni nazione trae la sua forza  sportiva migliore proprio nel suo insieme, nel suo vissuto, noi lo ritroviamo nella nostra “ piccola” Italia. Siamo eclettici, polivalenti, versatili per vocazione nazionale quasi genetica. Siamo tra i pochi paesi, se non l’unico, capace di primeggiare negli sport di squadra più diffusi come nelle gare ancestrali come nuoto, 100 metri piani, maratona e nelle discipline meno praticate (vedi curling, pattinaggio di velocità su ghiaccio).

Una virtù, una capacità la nostra che si manifesta anche in altri campi (arte, cibo, vini, moda).

Comunque  le polemiche interne in questi piccoli mondi non mancano.. anzi siamo italiani in ogni aspetto della vita, nel bene e nel male, ma questo è un altro discorso.

Quello che vorrei mettere in evidenza invece  è il modo “contorto” con il quale dalla Stato vengono sostenuti  i campioni delle discipline individuali che sono lontanissime dal giro di denaro degli sport-spettacolo e devo per forza riferirmi ancora alla mancata approvazione di una legge sul professionismo…. gruppi sportivi militari la cui coperta avvolge oramai centinai di atleti di vertice, consentendo loro un professionismo di fatto, anche se di medio-piccolo cabotaggio.

Questo stato di cose fa ancora più male in questi giorni quando cioè dagli Stati Uniti arriva la notizia che gli stipendi, tra calciatori e calciatrici, (là sono professioniste) sono stati equiparati.

L’ultima osservazione che voglio fare è sulla Costituzione.

Poco tempo fa la nostra carta è stata giustamente integrata con estensioni che riguardano la cura degli animali. Giustissimo, figuratevi.. in famiglia abbiamo avuto due cani e quando, da sposato, abitavo in un casa con giardino, avevamo cinque gatti,  quindi come amante degli animali non posso che rallegrarmene.

Però la nostra carta manca ancora ancora  di una parola: sport.

E manca là dove dovrebbe essere presente, là dove si parla:”….. dei valori fondanti…….. nella tutela delle giovani generazioni  per la loro cultura e salute: fisica e mentale”.

Qualcuno si opporrebbe a questo inserimento?

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A proposito di opposizione: c’è da dire della grande opposizione che lo sport ha messo in atto immediatamente contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

L’aggressione contro Kiev ha messo in moto una reazione a catena di proteste e boicottaggi.

Il CIO, tanto per cominciare, ha aspramente condannato: ” la violazione  della tregua olimpica da parte del governo russo“;  la tradizione infatti vuole che la tregua sportiva inizi sette giorni prima dei giochi e termini sette giorni dopo; questo non è avvenuto in quanto il calendario prevede la disputa dei giochi paraolimpici a Pechino il 13 marzo.

Non mancano altre iniziative a cominciare dallo sport più popolare: il calcio.

La UEFA ha deciso di non far più disputare a San Pietroburgo la finale di Champions in programma il 28 maggio; tra le pretendenti ad ospitare la partita (tra cui anche Milano) è stata scelta Parigi. E’  questa la terza volta consecutiva che la finale della più prestigiosa competizione continentale cambia sede. Osservatori molto attenti alla politica dell’UEFA dicono che la scelta della capitale francese è dovuta al fatto che, essendo alte le probabilità che in finale giungano due squadre inglesi, giocando a Londra la Champions affievolisca il suo richiamo, trasformandosi di fatto in una “Coppa d’Inghilterra”.

L’atto di guerra russo  rischia di provocare anche la revisione dell’accordo di sponsorizzazione tra la stessa UEFA e  Gazoprom;  sempre a questo riguardo lo Schalke 04 ha annunciato ufficialmente di aver chiuso definitivamente la proprio partnership proprio con GAZPROM, che era sponsor della squadra di Gelsenkirchen da quasi quindici anni. Nel comunicato lo Schalke fa anche sapere che: “La decisione non avrà ripercussioni di natura economica sul club, che è già alla ricerca di nuovi partner”. Un accordo che garantiva una somma di dieci milioni a stagione.

Nubi si addensano anche sui mondiali.

Infatti in  vista degli incontri dei play-off,  valevoli per le qualificazioni mondiali, in programma il prossimo mese di marzo, Svezia, Polonia e Repubblica Ceca, che dovrebbero incontrare la Russia, hanno già manifestato la loro intenzione di non giocare.

Difficoltà ci sono anche per le squadre russe ed ucraine impegnate nelle varie coppe.

Non mancano poi iniziative personali, come quella del ex fuoriclasse Shevchenko che ha postato un appello nel quale chiede: ”di sostenere l’Ucraina contro la guerra su vasta scala iniziata dalla Russia”. L’attaccante dell’Atalanta  Malinovskyi ha postato su Facebook gli estremi bancari per le donazioni a sostegno dell’esercito ucraino a nome dell’ong “Come Back Alive”.

Non è solo il calcio però a condannare  l’invasione dell’Ucraina.

Proprio mentre stavo scrivendo è  arriva il comunicato della FIFA  che contiene le parole più temute dalla federazione calcistica russa: alla nazionale russa viene impedito di giocare le partite casalinghe dei pay-off sul proprio territorio; il maggior organo del calcio  mondiale ha deciso  che le partite nelle quali è impegnata la nazionale russa si disputeranno in “territorio neutrale” (!) senza spettatori, con il nome della Federcalcio di Mosca, ossia  RFU ( Russian football union),  senza inno nazionale e senza bandiera.

In pratica sono stati adottati quegli stessi provvedimenti già presi in occasione delle olimpiadi estive ed invernali, dove la Russia partecipò con la denominazione ROC (Russian Olimpic Comitaton) a causa della famosa questione doping.

Una decisione senza dubbio tormentata preceduta da un breve preambolo con in quale si condanna l’invasione russa in Ucraina; una scelta frutto di un compromesso che non risolve nulla in quanto non entra nel  merito della questione più importante: il netto rifiuto- confermato anche dopo l’uscita del comunicato- da parte delle federazioni coinvolte ad incontrare la nazionale russa, su qualunque campo.

La Polonia non ha usato mezze parole: ”Non conta il nome, qualunque sia, noi non affronteremo i russi, anzi chiediamo che vengano esclusi dal Mondiale”.A questa richiesta hanno immediatamente aderito Svezia ed Inghilterra.

La FIFA ha replicato che prende atto delle posizioni ribadite delle federazioni polacca, ceca e svedese, e attuerà un percorso che porti  a soluzioni “ appropriate e accettabili”; al momento, non vedo quali possano essere.

Sulla strada verso il Mondiale, iniziata già male con l’affidamento al Qatar, si prospettano altri ostacoli.

La rappresentativa ucraina infatti dovrà giocare in trasferta i play-off, ed eventuale spareggio, contro Galles o Scozia. Come potranno i calciatori lasciare il Paese?

Non è solo il calcio però a condannare l’invasione dell’Ucraina.

Tutto il mondo dello sport  continua  a prendere posizione  contro la drammatica aggressione militare voluta da Vladimir Putin. Non  c’è federazione, società, ente, singoli da dove non si alzi forte la protesta e contemporanei  atti di vicinanza al popolo ucraino.

Nel basket l’Eurolega ha sospeso le tre partite con le squadre russe che dovevano giocarsi nel prossimo turno, mentre già Giovedì scorso, ossia il primo giorno dell’invasione, non si sono disputati  gli incontri tra Bayern Monaco e Cska Mosca, e in Spagna quello tra Victoria  Baskonia e Kazan; inoltre la squadra catalana del Barcellona, che venerdì scorso doveva  recarsi a San Pietroburgo per incontrare lo Zenit, ha rinunciato alla trasferta.

La squadra lituana dello Zalgiris ha fatto sapere che boicotterà le partite contro le tre squadre russe, proponendo agli altri club di Eurolega di comportarsi nello stesso modo.

Il mondo della pallavolo si trova alle prese con un problema di non semplice risoluzione:  dovrà infatti  decidere  se disputare il mondiale in programma ad agosto proprio in Russia.

Per questo avvenimento comunque tempo ce ne è, con la speranza che per allora la situazione si sia stabilizzata, sarebbe preoccupante il contrario….

Resta comunque in piedi la necessità di predisporre un piano alternativo,  in quanto la Russia potrebbe essere sanzionata se non addirittura messa al bando da ogni manifestazione sportiva;

sarebbe un altro duro colpo per quel paese già escluso dalle Olimpiadi per vicende di doping.

Le squadre di pallavolo che dovrebbero incontrare a breve quelle russe nelle partite di coppa hanno fatto richiesta di giocare in campo neutro.

Anche il “ricco“ mondo della Formula Uno ha prontamente manifestato il suo totale disappunto contro l’aggressione russa, infatti è stato già deciso, nonostante manchi ancora un bel po’ di tempo, di non correre il gran premio di Sochi.

La nostra nazionale femminile di spada, impegnata proprio a  Sochi nei campionari europei under 20 e under 17, si era classificata per i quarti di finale dove le nostre atlete avrebbero dovuto incontrare le coetanee russe, per protesta si sono rifiutate di farlo, ritirandosi in tal modo dalla competizione 

La Federazione internazionale di Judo non ha avuto dubbi ed è arrivata a colpire direttamente il Presidente della Russia.

Lui che dello sport ne ha sempre fatto un uso di propaganda, è stato privato dell’onorificenza alla quale, amante com’è del Judo e delle arti marziali in generale, teneva senz’altro più di qualunque altra. La Federazione infatti ha emesso il seguente comunicato: ”Alla luce del conflitto in corso in Ucraina, la federazione internazionale di Judo annuncia la sospensione dello status di Vladimir Putin come Presidente onorario e Ambasciatore della Federazione internazionale di Judo”.

Domanda finale: come reagirà la Russia davanti al nuovo boicottaggio messo in atto nei suoi confronti dall’intero mondo sportivo?

STEFANO CERVARELLI