“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – L’AMBIENTE CHE CI MERITIAMO
di LUCIANO DAMIANI ♦
Più di una volta mi sono soffermato a ragionare sul mio comportamento rispetto alle tematiche ambientali, lo faccio regolarmente ogni qualvolta mi ritrovo impegnato ad interessarmi, non dico lottare che mi pare una parola troppo grossa, dei temi ambientali in questo disgraziato territorio. In questi giorni è di attualità la questione del biodigestore di Ambyenta Lazio, che, con ogni probabilità, a meno di un qualche miracolo, porterà a Civitavecchia 120.000 tonnellate di rifiuti organici. Al momento si dibatte sui presunti o veri responsabili di quella autorizzazione, su cosa si possa fare per scongiurarne la realizzazione. Legambiente ha organizzato in tutto il paese manifestazioni contro la visione che fa del gas una fonte sostenibile, sia pur temporaneamente, anche a Civitavecchia ci sarà una manifestazione, nel momento che scrivo, il 12 di questo mese dalle parti delle centrali di Torrevaldaliga.
Sono temi assolutamente importanti, temi che vanno certo al di la dei comportamenti singoli ma, sono questi, i comportamenti dei singoli, davvero singoli oppure occorre considerarli “comportamenti sociali”, ovvero che riguardano la società, che danno un segno di cosa la società in realtà sia?
Certo, il comportamento del singolo é ben poca cosa negli equilibri ambientali, ma messi assieme esprimono forse l’essere della società, non assumono forse, quindi, un valore ben più importante del singolo atto? Se è così allora c’è un grosso deficit nell’azione ambientalista sia pubblica che di associazioni ecc…
Mi ricordo la imponente campagna anti fumo che fu, anni fa, messa in piedi per intervenire sulle abitudini degli italiani e, debbo dire, che ad un certo punto i fumatori subirono una forte riduzione, non si sapeva più a chi scroccare le sigarette, e guai a rimanere senza accendino. Non saprei dire con i dati statistici quanto successo abbia avuto quella campagna, di certo molti smisero di fumare e, per i fumatori come me, divenne difficile fumare in molti luoghi. Fu un esempio di come, una campagna mirata, poteva influire sull’ambiente, perchè di salubrità dell’ambiente si tratta, al danno autoprodotte dal fumatore si univa il danno del fumo passivo. Forse a Civitavecchia non ha funzionato visto che, in una delle relazioni presentate all’AIA di TVN, si riporta che gli abitanti del nostro territorio sono maggiormente dediti al fumo che altrove. Dunque, il fumo, per noi, ha evidentemente una valenza sociale tale da permettere la conversione a carbone di una centrale elettrica.
Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, come i comportamenti dei singoli in realtà non hanno valenza limitata al singolo, ma hanno una valenza sociale, una valenza di massa. Dunque, quando si parla di ambiente, occorrerebbe parlare anche delle abitudini dei singoli in quanto abitudini di massa.
Purtroppo questo tema non è mai agli onori del dibattito pubblico, qualcuno ha mai sentito parlare in qualche talkshow dell’abuso che si fa dell’automobile o della pentola della pasta che bolle senza coperchio a tutto gas? Non credo e questo significa una cosa, significa che le abitudini della gente o forse degli elettori, è meglio non andarle a toccare, forse in nome del consenso o forse per le pressioni di qualche lobby. E ce ne sono di lobbies interessate a che le abitudini degli italiani non siano propriamente virtuose.
Questo non può, però, essere certo una giustificazione per i nostri comportamenti, alcuni eclatanti, come ad esempio andare ad una manifestazione contro i fumi della centrale, accusarli di essere la fonte di tanti tumori e farlo con la sigaretta in bocca. Comportamenti che sono i segni di una incoerenza che credo ci appartenga essendo esseri umani ma con la quale dovremmo confrontarci, in fondo siamo esseri intelligenti e dovremmo intelligentemente essere più o meno in grado di una certa coerenza. Ma se questo è una tema importante, o che dovrebbe esserlo per chi si dichiara ambientalista, per tutti gli altri è solo uno stile di vita, o forse solamente un’abitudine che non ha connotati ‘ambientali’. Per la gran parte delle persone solo le centrali, le grandi navi e poco altro hanno una valenza ambientale, non si preoccupano quindi delle proprie abitudini dei propri comportamenti.
Per curiosità frequento un gruppo social che si interessa delle auto elettriche, per la gran parte l’interesse non è sul beneficio ambientale, ma sul risparmio relativo alle tante voci di costo legate all’auto, il carburante in primis, tanti sono ad esempio i post che si occupano di quanto costa la ricarica, a casa piuttosto che alle colonnine pubbliche ecc… I post che parlano di ambiente sono solo quelli dei detrattori che cercano in tutti i modi di dimostrare che l’auto elettrica inquina più delle altre.
Siamo in un paese nel quale il partito dei Verdi raggiunge poco più del 2% dei consensi, del resto anche le manifestazioni ambientaliste non è che mobilitino chissà quale folla, i detrattori di Greta certo non mancano.
Abbiamo dunque l’ambiente che ci meritiamo? Difficile da dire, se così fosse sarebbe triste davvero. Possiamo però fare autocritica, vedere se siamo altrettanto attenti ai nostri comportamenti quanto attenti ai più o meno grandi impianti, dovremmo quanto meno farci un piccolo esame di coerenza.
Se vogliamo possiamo porci realmente un sacco di domande, da quelle più consistenti alle ‘piccolezze’ ma che hanno anch’esse un certo valore. Abbiamo cambiato gli infissi? E la caldaia? Usiamo la macchina quando davvero serve o potremmo spesso farne a meno? Facciamo bollire l’acqua della pasta con la fiamma al massimo e senza coperchio oppure la abbassiamo al minimo e ci mettiamo il coperchio? Non mi dilungo in uno stucchevole elenco di domande, mi limito solo allo status simbol per eccellenza della nostra società, l’automobile. L’auto per molti è sinonimo e garanzia di libertà, una libertà fraintesa, direi. Ma tant’è non credo di sbagliare nel dire che compriamo macchine più grandi di quelle che in effetti ci occorrono, grandi e confortevoli. Quando vediamo macchine datate ci chiediamo come facevamo ad entrarci. Quando andiamo a lavorare o a far la spesa non ci passa per il cervello che stiamo spostando qualcosa che pesa una tonnellata per spostare una persona che pesa 80 kg. più o meno. Non è enormemente assurdo? Certo, se uno non ha alternative c’è poco da discutere, ma quanti le hanno ma usano comunque l’auto in modo inappropriato? Quanti hanno comprato un’auto più grande o più veloce di quanto sarebbe servito?
Ricordo la scena di una signora che, nei pressi del mercato, voleva parcheggiare per forza, per cui poggiò il muso dell’auto sulla recinzione mobile di un cantiere e la spinse tanto da ricavarne lo spazio utile al parcheggio. Per alcuni il parcheggio è un diritto, diritto acquisito per il solo fatto di aver comprato un’automobile. A volte mi vien da pensare che certi comportamenti abbiano la valenza di diritti: “posso buttare la carta per terra perchè pago le tasse”. Una volta, alla Frasca, ripresi un tale per aver appeso la busta della spazzatura ad un ramo, mi rispose: “deve pensarci il comune a portar via la monnezza”, in fondo era stato bravo che invece di lasciarla per terra l’aveva appesa.
In una società dall’ambiente degradato c’è certo una gran responsabilità della sua classe dirigente, ma può essere questo un alibi per comportamenti poco attenti o addirittura riprovevoli?
Possiamo considerare i comportamenti dei singoli come ‘poco rilevanti’ ai fini dell’ambiente o non è forse più giusto considerarli come comportamenti di massa? Quando passate per la Madonnina, fermatevi a riflettere sul traffico, guardate dentro le macchine e vedrete singole persone, ma poi spostate lo sguardo a tutta la piazza e vi renderete conto come i comportamenti dei singoli sono i comportamenti della società, contribuiscono, a volte non poco, a definire il nostro ambiente. Domandatevi se non sia il caso di porre sui comportamenti delle persone e i propri un’attenzione maggiore, se non lo debbano fare anche le classi dirigenti per costruire un domani migliore. Non ci sono solo le centrali e di sicuro c’è tanta ipocrisia.
LUCIANO DAMIANI
Purtroppo i verdi, anche in Germania dove hanno una storia già radicata paradossalmente stanno perdendo terreno. Da noi il sole che ride e’un ricordo sbiadito. Sul contributo individuale sono d’accordo sia in termini etici che comportamentali. Come diceva Kennedy tante piccole gocce di acqua di mare formano un’onda che può diventare travolgente!!
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Silvio Serangeli
Lasciamo perdere le goccioline dell’inquinatore n.1 a stelle e strisce. Bravo Luciano, ti meriti un abbraccio per la chiarezza che cancella tanta demagogia facile, di quella che ha dato in ostaggio una intera nazione a una banda di improvvisati malfattori che per fortuna si stanno togliendo di mezzo. Ancora bravo!
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Luciano, non so se hai visto il mio commento all’articolo sulla raccolta.. e il Biodigestore di Benedetto Salerni.
Certo, le responsabilità non sono solo degli amministratori e dei politici che amministrano la cosa pubblica. Le responsabilità sono anche individuali, che non riescono a divenire collettive. Ma non è facile arrivare ad una rivoluzione radicale nel campo dei valori. Viviamo in un sistema politico ed economico ‘orientato alle cose’ o alle persone? Quando le ragioni del profitto si impadroniscono anche dell’economia circolare, tanto voluta dagli ambientalisti ed anche dal governo, cosa può accadere? Che una Società Privata come Ambyenta si può piazzare sul nostro territorio, nonostante le criticità già presenti.
Io penso che i gravi comportamenti individuali siano dettati da ignoranza e dalla mancata alternativa di diversi valori e stili di vita! E’il paradosso di questa economia di Enel e di Ambyenta che oltre ad essere attività inquinanti, che causano sconvolgimenti, tendono a bloccare il nostro futuro e a distruggere altri propulsori della crescita economica, penso alla Frasca meno attraente per i turisti e ai terreni di Monna Felicità che diverranno insalubri.
E queste, caro Luciao tu lo sai, non sono chiacchiere!
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Purtroppo Paola, la nostra società si basa sul consumo e sul PIL ed i valori sociali sono in molta parte condizionati da questo, perché accontentarsi di una macchina piccola se puoi comprartene una grande? La macchina è l’oggetto tipico dei falsi valori, basta vedere la pubblicità delle auto che parla 9 volte su dieci di “libertà”, si abbina cioè un oggetto ad un ‘valore’. Occorrerebbe una campagna pubblicità progresso ma ho idea che qualche lobby non ne sarebbe contenta, ma non lo sarebbe neppure il governo… tanto attento al PIL.
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