ERAVAMO TUTTI PIÙ BUONI
di LUCIANO DAMIANI ♦
La scienza brancolava nella nebbia di qualcosa che si conosceva poco, non mancavano certo le contraddizioni, le opinioni discordanti dei più o meno esperti. Eravamo obbligati al distanziamento e spesso costretti nelle mura di casa, siamo diventati un po’ tutti panettieri, farina e lievito erano spesso introvabili, nei social si respirava solidarietà, solo qualcuno se la prendeva con i runners vedendo, nel loro respiro violento, una sorta di minaccia, ma, insomma, le proteste erano limitate, non turbavano più di tanto.
Purtroppo la pandemia non è democratica ed immancabili i primi contrasti fra garantiti e non, hanno preso ad animare i social: “parlate bene voi che avete il culo al caldo“, “scommetto che sei pensionato“, “noi siamo alla fame voi che avete comunque lo stipendio siete tranquilli e ve ne state pure a casa“, le prime spaccature sociali hanno iniziato così ad intaccare il clima di solidarietà e vicinanza. I media, di pari passo, ne erano il riflesso, la questione economica veniva rappresentata ogni giorno, servizi ed interviste davano visibilità agli operatori in difficoltà ed il governo subiva le prime insistenti accuse sulla gestione della pandemia. Lo si accusava di fornire aiuti scarsi e per la lentezza della burocrazia nel distribuirli. Non era però ancora scontro fra persone comuni, scontro sociale, la critica era rivolta per lo più contro il governo incapace di sostenere le categorie sofferenti con le quali un po’ tutti si son ritrovati solidali. Qualcuno, di tanto in tanto, sollevava la questione dell’evasione fiscale: “chi ha dichiarato poco e niente mo s’attacca al tram“.
Erano le prime avvisaglie dello scontro sociale che ha poi risvegliato l’eterno contrasto fra chi non può evadere le tasse e chi le evade o meglio, chi le può evadere. Non son pochi coloro che hanno visto in questi mancati ristori una sorta di rivalsa di colui che stipendiato non può evadere nei confronti di chi, nell’immaginario collettivo, è il tipico evasore fiscale che si arricchisce ai danni della comunità, ora, giustamente sta in difficoltà. Il lato oscuro dell’umanità.
La solidarietà a questo punto è già un ricordo. Dubbi e contestazioni sulla gestione della pandemia occupano i titoli di testa e i talk-shaw, ma non siamo ancora al “piove governo ladro”, ma poco ci manca. La questione dei trasporti è spesso tirata in ballo e il giornalismo d’inchiesta si occupa del Piano Pandemico non aggiornato, quasi quasi lo Stato viene indicato come “colpevole” responsabile, non siamo però ancora agli untori, ma ad uno Stato per alcuni sempre più incapace e contraddittorio.
Venne poi il tempo dei vaccini. Le aspettative disattese e le incertezze sono state benzina sul fuoco dei detrattori delle istituzioni, a ragione o no il governo era sul banco degli imputati nei talk ed ancor più nei social. La gente era già da qualche tempo poco propensa alla bontà, i richiami e il green pass, oltre ad alimentare le discussioni televisive e le dichiarazioni della politica, hanno contribuito ad allargare il solco che tuttora divide in due la società: chi a favore e chi contro la vaccinazione e/o il passi verde. Gli uni reclamano il diritto a vivere normalmente in quanto inoculati, come avessero pagato una sorta di pegno, gli altri sfoderano il repertorio del complottismo più o meno greve ed incredibile. Da un lato si apostrofano vari gradi di imbecillità, dall’altro si accusa di egoismo e mancanza di responsabilità sociale.
Non ci si prova proprio ad incontrarsi, come per la politica ognuno sta nelle sue posizioni, affatto disposto a rivedere le proprie, anche sulla pandemia ci si da reciprocamente dell’imbecille, volendo esser moderati.
Il solco si approfondisce e si allarga in una sorta di Grand Canyon quando si tira in ballo la Costituzione e la deriva fascista della tecnocrazia italica e non solo. Per novax e nopass, grazie agli yes man ed al popolo bue si inizia il disegno della restaurazione fascista per il tramite della “instillazione della paura”, l’espressione comune é: “le dittature cominciano così“. Il popolo novax come ultimo baluardo difensivo delle libertà democratiche e i provax come humus di coltura del consenso imbecille verso chi detiene il potere della politica e dei media, un vero plagio di massa, magari c’entrano le scie chimiche. Di contro accuse di egoismo sociale piovono a dirotto.
In questo panorama di accuse reciproche capita di imbattersi in momenti di cinismo puro, sempre in nome della libertà individuale, più o meno alcuni così si esprimono: “muoiono i vecchi e i giovani malati…. Questi possono morire, é giusto che muoiano. I sani e i giovani sono immuni e debbono essere liberi di vivere come credono”. Dall’altra sponda non si risparmiano espressioni davvero triviali indirizzate agli untori.
In questi giorni alcune regioni stanno cambiando colore… ed é facile dar la colpa a quegli untori che non vogliono vaccinarsi, basta sbandierare le statistiche che i media non risparmiano di enunciare, quelle dei ricoverati stando ben attenti a specificare vaccinati e non.
“Questa pandemia ci farà diventare tutti più buoni!”, non lo dice più nessuno, siamo invece tutti più acidi e sempre meno disposti a comprendere e meno inclini alla solidarietà. Le amicizie finiscono ed anche i comici prendono spunto da questo scontro sociale. Giorni fa un comico raccontava il pranzo di Natale con il cugino novax finito agli stracci in faccia. “Era andato tutto liscio, sino alla tombola nessuno aveva parlato dei vaccini, ad ogni numero chiamato la figura abbinata…. sino a che non è uscito il 19….. il COVID”
Al di la della fondatezza delle argomentazioni, al di la delle responsabilità, c’é che “eravamo tutti più buoni”. La realtà, ancora una volta, si dimostra assai meno edificante di quanto ci siamo illusi che fosse. Forse abbiamo bisogno di illuderci, un bisogno fisiologico per nascondere la verità di ciò che siamo, del resto siamo abituati a vedere la pagliuzza negli occhi altrui facendo finta di non vedere la trave nei nostri. Ci auto convinciamo di essere dalla parte giusta, ne abbiamo, evidentemente, bisogno.
LUCIANO DAMIANI
Un resoconto oggettivo e totalmente condivisibile del percorso sociale compiuto dal popolo italiano nel biennio pandemico. Il sentimento di solidarietà e concordia, enfatizzato dall’uso sbandierato del tricolore, 74ha ben presto lasciato il posto alla tendenza di individui o conventicole a “smarcarsi” per far prevalere di nuovo la percezione e la spiegazione soggettive e “particulari” della realtà.. Torneremo a parlare, con l’aiuto di Leopardi, dello “stato” degli italiani.. Grazie del tuo contributo. 👍
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Ottima diagnosi del momento.
La bontà viene tanto predicata quanto disattesa. Pensa alla frase “stringetevi la mano in segno di pace”
Per fortuna l’ipocrisia, la menzogna, il becero formalismo ha cessato di essere per via di Covid il benefico dispensatore di verità. Quella mano viene trattenuta, un lieve sorriso entra al suo posto e cessa quella simulazione di solidarietà che spesso era accompagnata da una stretta evasiva con lo sguardo spesso rivolto altrove.
Se la Chiesa accetta il puro formalismo, la riedizione del sepolcro imbiancato che dire della società civile?
Come tu dici, il buonismo di facciata è durato il tempo dell’attimo.
Eppure quanto avremmo bisogno di solidarietà! In vita sembra così difficile. Eppure in morte tutti lo saremo.
Mi hai sollecitato qualcosa. Ho una immagine. Una scena di secoli fa. Proverò a scrivere.
Grazie del tuo contributo.
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Oggi al supermarket:
Un signore ed una signora si sono appiccicati per via che una indossava la mascherina chirurgica invece della FFP2
Un’altra sbraitava perchè la figlia ed il marito pruriva conati erano a letto con la febbre a 39: “Ce stanno a pia’ per culo!!
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Caro amico Carlo Alberto, essendo io cattolico praticante, ti sorprenderà, forse, trovarmi d’accordo su quanto dici a proposito del falso buonismo che si trasforma un puro formalismo, sapessi quante volte me lo sono chiesto durante le Messe ma sapessi anche quale esercizio di forza interiore ti richiede fare un gesto conciliatore a chi fuori dalla chiesa hai l’impeto di trattare in altro modo! Rispondendo per me posso dire che in quel gesto ho sempre messo una bella dose di vero augurio di pace. Comunque ci sono due particolari: il sacerdote, secondo me, proprio per coerenza al suo servizio ha il dovere d’invitarci alla pace, alla solidarietà reciproca, il problema è vedere cade questo invito,, ma qui ognuno risponde per il suo operato Il secondo particolare è che all’interno di vere comunità il gesto della pace rappresenta un momento.. importante, perché è un impegno preso davanti a Dio di volere essere, come dici tu ” dispensatore ” di bontà. E sono perfettamente con te quando dici che avremmo bisogno di maggiore solidarietà. Nel mio ultimo articolo apparso sul blog ho parlato proprio di questo: onestà, bontà, generosità. Ringrazio anch’io Luciano per il suo contributo ad un argomento importante.
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