IL PESO DELL’ANIMA

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Gaunilione attendeva.

Accanto a lui il corpone del Monsignore da poco unto in  gratia Dei.

I pesi di ferro nel piatto della grande bilancia erano stati posti con estrema fatica a bilanciare il piatto opposto gravato dal peso dell’agonizzante Monsignore colpito da un colpo apoplettico, forse per aver troppo ingozzato il proprio pancione.

Ogni dettaglio era stato predisposto. L’ago della imponente stadera era perfettamente fisso all’origine: i frenetici movimenti basculanti derivati dalla non facile impresa di porre a dritta il corpo ed a manca il fardello dei pesi erano terminati. Tutto appariva stabile. Il leggero anelito che fuoriusciva dalla bocca del declinante organismo non recava disturbo all’equilibrio del tutto..

Gaunilione attendeva in rispettoso silenzio l’arrivo dei committenti. Prelati di alto rango avrebbero invaso a momenti quella stanza silente. Avrebbero ispezionato  il meccanismo, analizzato  in dettaglio ogni particolare e approvato o disapprovato l’opera ordinata.

Gaunilione fremeva.

Il tempo sembrava essersi fermato. Ma, ad un tratto il massiccio portone della casa del povero Monsignore si aprì con fragore.

Chi di porpora rivestito , chi di umile saio acconciato una dozzina di chierici di  multiforme ordine e grado riempirono la stanza attorniando l’enorme bilancia posta al centro. Una voce tonante tuonò.

“Che il silenzio cali sopra le nostre teste. Noi benediciamo, confortiamo, assolviamo questo nostro fratello che si accinge ad entrare nel Regno dei Cieli. Noi siamo ivi riuniti per dirimere una controversia che affligge le nostre certezze.

Da parte francescana i Fratelli assumono con estrema rigidità essere due essenze distinte il corpo e l’anima. Da ciò ne deriva che quest’ultima possa librarsi in volo all’atto della morte del corpo. Metaforicamente parlando essa anima sembra apparir loro quale marinaio che sta entro una nave che solca il mare affrontando perigliose tempeste per giungere, poi, al porto finale. Ivi giunto il marinaio, ovvero l’anima,  scende abbandonando la sua ormai consunta caravella, per entrare, infine, nella vera sua dimora: il Cielo!

Da parte nostra noi intendiamo rigettare l’antico platonismo che ispira i padri francescani ed accettare quanto il nostro Dottore Angelico Tommaso ci ha indicato: essere il corpo e l’ anima sinolo, l’una la forma dell’altro!! “ L’anima est tota in toto et tota in qualibet parte”

Orbene, se l’anima è, come si vuole da parte francescana ,anemos, vento, ruah, alito, soffio che si dilegua nell’aere attraverso la bocca noi procederemo  allo esperimento.

Sia, da parte del qui presente inserviente, ostruito ogni orifizio in alto et in basso del corpo del moribondo all’infuori della bocca, così da non aver dubbi circa il luogo della fuoriuscita dello spirito.

Attenderemo con ansia il trapasso del nostro fratello in fede pronunciando le preci di rito. Giunta la morte osserveremo il moto della bilancia. Ove essa accennerà un movimento in diminuzione potrà essere provata la fuga dell’anima da questo corpo e, di conseguenza, ne sapremo anche la sua misura di gravità.

I francescani solo così potranno gridare alla vittoria.

Se invece, come noi speriamo, essendo “anima in toto etc,etc.., la bilancia non offrirà segni di movimento significherà che nostra è la ragione: corpo et anima sinolo sunt.

  Amen!”

Gaunilione attonito e silente. Poco o niente aveva compreso di tutto il meccanismo, ma ciò che i Saggi dicevano andava eseguito. Disattendere sarebbe stato solo opera del diavolo.

Ogni cosa ordinata ebbe luogo. Panno venne posto nelle narici. Panno nelle orecchie. Panno ben stretto  per ostruire il flusso dell’orina. Da ultimo, panno per ben bene ostruire l’orifizio dello sconcio. Per sua fortuna l’agonia  impedì al Monsignore di soffrire delle occlusione ricevute e, dunque, tranquillamente esalò lo spirito.

Attesa! Occhi fissi sull’ago bilanciere.

Ma l’ago della bilancia non si mosse.

Esperimento concluso.

La folla di prelati guadagnò l’uscita, discettando, argomentando, blaterando su chi fosse il vero vincitore.

Gaunilione, finalmente solo, potè preparare la salma alla bisogna. I becchini lo avrebbero prelevato l’indomani.

Si accinse , dunque, a togliere il “fastidio” che occludeva i vari orifizi. Iniziò dai tamponi nasali. Poi liberò gli orecchi . Indi slacciò il filo che stringeva il devoto pene del prelato. Infine divaricò le gambe della salma per liberare dall’ultima ostruzione l’estremità delle viscere.

E, dunque, non appena rimosso il panno da quell’orifizio si udì…..

 

Giunti a questo punto non posso recare offesa al lettore facendo emergere ciò che lo scaltro stesso lettore può bene immaginare.

L’ago della bilancia prontamente rispose allo sgravio aereo del corpo. La scodellona che sopportava il peso umano salì di qualche millimetro, ma salì!

L’altra scodellona carica di pesi discese di pochi millimetri, ma discese!

Gaunilione trasecolò. Ora lui sapeva ciò che i Saggi ignoravano:

il peso esatto dell’anima!

Fissò a lungo l’ago della bilancia. Annotò con estrema cura la tacca che segnava l’ago. Calcolò e ricalcolò la possibile misura contando e ricontando le tacche a partire dall’origine. Alla fine la cifra non poteva che essere di 0,13 once, ovvero, essendo l’oncia la metà della libbra il tutto faceva 0,0655 libbre. Siete meravigliati dell’abilità di calcolo del nostro poveruomo?

Sareste nel giusto se, furbo villanone qual’era Gaunilione, non avesse lesto chiamato il macellaio suo compare, esperto sommo di tacche da bilancia che subito si diede da fare per il calcolo esatto.

Quella sera il Nostro rientrava a casa gongolando e cantando. Lui sapeva ciò che i Sommi ignoravano: 0,13 once servono per salire in alto nei cieli!

La storia ha qui fine. Ci piace, tuttavia, immaginare il buon villano ormai vecchio scaldato dal focolare alzare il dito di fronte a figli, nipoti , pronipoti, moglie e parenti acquisiti argomentare sul secretum secretorum. Segreto  che non avrebbe dovuto mai travalicare le porte della casa.

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E’ risibile tutta questa storia?

Sappiate solo che nel 1901 tal dottor Duncan Mac Dougal (vedasi Internet) pesò vari corpi in punto di morte e post-mortem per osservare la differenza di peso (la differenza fu attribuita al peso dell’anima che era sorvolata!)

Il valore medio che ne scaturì fu di 21,3 grammi dallo stato pre-morte al dato post-mortem.

Reggetevi ora sulla sedia!

Il dato di Gaunilione pari a 0,0655 libre tradotto in grammi (Libbra di Bergamo, luogo di residenza di Gaunilione) corrisponde a ……grammi 21,3!!

( per il pedante: libbra di Bergamo = 320 grammi. Operate con agile ed elegante proporzione e…il dato che vi risulterà è 21.3 grammi) 

CARLO ALBERTO FALZETTI