“SALUTI & BACI” DI SILVIO SERANGELI – 7 – Santa Greta
di SILVIO SERANGELI ♦
Si diceva: «Anno nuovo, vita nuova». Si urlava dalle finestre e dai balconi, gettando in strada piatti sbeccati, bicchieri incrinati e oggetti da poco non più utilizzabili. Un gesto gioioso, liberatorio, spesso affidato a noi ragazzini, seguito da qualche salace bene augurante improperio. Tradizione barbara e politicamente scorrettissima e pericolosa, al punto che, per evitare danni, eri costretto a nascondere l’automobile sotto i portici di corso Marconi e, tornando a casa dopo la fatidica mezzanotte in famiglia, dovevi stare attento a dove poggiavi le scarpe, perché la retta via era cosparsa di cocci, accompagnati da immondizie varie, e potevi incappare, alla flebile luce di un lampione, nella visione surreale di una vecchia tazza del gabinetto. Terza strada, 1967, io c’ero, cronaca vera. Questo rito liberatorio, come tante espressioni dell’anima popolare volutamente irriverente è scomparso. Rimane un ricordo il paziente lavoro degli scopini, politicamente corretto diconsi operatori ecologici, la mattina del primo dell’anno. Quest’anno che ci lasciamo alle spalle meriterebbe di far volare dai balconi divani e sedie, interi servizi di piatti, per non dire di vecchi televisori. «Come va la vita nella nostra Cv?». Citando una celebre battuta di Totò, verrebbe da rispondere: «Si campicchia». Non basta, chiediamo, mica tanto, quel pochino di più che ci meritiamo. E andiamo allora alle letterine delle feste, quelle dei desideri, del «Caro papà….» E scriviamo, magari al padreterno, perché solo lui può darci una mano. Basterà? Il padreterno è poco. La fata turchina? Non basta. Qui ci vuole ‘o miracolo. Così ho pensato di indirizzare questa letterina alla santa della nostra temperie social-diretta tv-conferenze stampa-incontri con i potenti della terra. Sì, alla Greta. Chi meglio di lei. Santa subito!
Penna stilografica e carta da lettere che ancora conservo, prendo coraggio e scrivo: «Gentile signorina Greta, mi permetto di sottrarle solo qualche minuto del suo tempo prezioso, sperando di non interrompere la sua missione. Qui non abbiamo i fiordi, ci accontentiamo delle morzate, non nevica quasi mai e al massimo ci rinfreschiamo con un po’ di tramontana. Da noi è sempre giorno con questo sole invadente che non sopporti più. E poi le estati afose, lo scirocco…. Ci piacerebbe molto vivere nei suoi luoghi incontaminati, gentile Greta, e per questo le chiediamo aiuto, perché conosciamo la sua infinita bontà e la sua volontà di cambiare questo brutto mondo. Poche cose le chiediamo. Quali? Gentile Greta, la imploriamo di liberarci una volta per tutte della nostra monnezza che trovi nelle foto del vecchio Litorale del dopoguerra, sull’Antimurale di Espartero Melchiorri, e poi il Tempo e il Messaggero, fino a Civitavecchia Nuova e Oc di Costantino Forno, ai servizi di TRC Giornale. Non ne possiamo più, ci aiuti lei, se può. Abbiamo il mare più bello del Mediterraneo, perciò le chiediamo di spargere tanta sabbia lungo la nostra costa da farne una infinita spiaggia popolata da ombrelloni casotti bar con le frotte di turisti festanti, stanchi degli assembramenti sardi. Esaudisca questa nostra vocazione turistica, magari fino alla Frasca. Potrebbe creare un’oasi di pini e piante lussureggianti, popolata di pappagalli multicolori, di scoiattoli saltellanti. E noi tutti, in questa frescura, a rimirare il mare con i polpi che si rincorrono sugli scogli, le lappere e i mozzoni che saltellano sulle onde, noi rinfrancati da qualche sana boccata d’erba felice. Un ultimo miracolo le chiediamo: un grande porto turistico con barche da vela e catamarani al posto delle sputazzanti navi da crociera. Gentile Greta, ci affidiamo a lei, alla sua saggezza. Nell’emisfero del carbone Enel ci piacerebbe una serra con tutti tipi di piante dell’agricoltura naturalmente biologica, popolata di farfalle e uccellini tropicali e tutto intorno magari pale eoliche non inquinanti, combustibili a impatto zero. Sappiamo che le chiediamo troppo, gentile Greta, ma, come ogni santa che si rispetti, solo lei può fare questi miracoli. Un miracoletto lo abbiamo avuto anche noi. Ma la madonnina di Pantano è durata poco. E’ stata un’illusione per qualche stagione: il santuario, la marea di pellegrini, la vendita dei ricordini, bar e ristoranti…. Si è raccolto poco e niente. Così per le Terme e la città sotterranea. Mannaggia li pescetti! Solo lei può dare la svolta. Ci pensi, ci aiuti, magari venga a conoscerci, perché quello che non ci è mai mancata è l’ospitalità. Allestiremmo una bella processione a mare, issandola sul rimorchiatore di Santa Fermina con le barche festanti di popolo tutt’intorno. Magari potremmo rifare il gettito delle anatre e il palo a mare. Se non bastasse, i nostri penitenti sarebbero disposti a indossare le catene ai piedi per una solenne processione, che a noi riesce sempre bene». Tralascio, per amor di patria, di citare la zuppa di pesce, i biscottini di Natale, le fave da morto, la pizza di Pasqua, e chiudo la lettera nell’apposita busta pronto a spedire. Speriamo nella santa. Cerco l’indirizzo giusto della Greta su internet. Come è mia abitudine scorro la posta e le preziose e puntali notizie del TRC Giornale, e faccio un balzo. In primo piano, leggo: «Un mercantile dietro l’altro. Non appena ha terminato le operazioni di discarica il primo, ecco spuntare in rada il secondo, pronto ad attraccare.
E’ la situazione che sta ormai diventando abituale alla banchina del carbone che si affaccia davanti la centrale di Torre Valdaliga Nord.
Al di là delle tante parole anglosassoni spese negli ultimi anni, come “carbon exit” e “phase out”, nelle ultime settimane l’utilizzo del carbone per alimentare gli impianti termoelettrici è tornato ai livelli di metà del decennio scorso, quando a Civitavecchia, tanto per fare un esempio, si viaggiava attorno alle 4 milioni e mezzo di tonnellate l’anno». Una scelta obbligata per l’aumento spropositato del costo del gas metano che ha portato le bollette alle stelle con la paralisi di alcuni settori produttivi fondamentali, come l’industria del vetro e della ceramica, senza contare le ripercussioni su tutte le altre imprese e i cittadini. Per dire che è stato necessario mantenere in attività la centrale di La Spezia. Cari amici vicini e lontani, prendo la lettera e la getto nell’indifferenziata politicamente corretta. Non ci sono santi e sante che tengano. Dimentichiamo in fretta Greta, le processioni e compagnia bella. «Lasciamoci così senza rancor…», come gorgheggiava Claudio Villa, gentile signorina Greta. Carboniamoci spensieratamente e auguriamo alla santa, nostra salvatrice per un momento, tanti successi nella sue festose tournée. E noi? «Come prima, più di prima…», come terzinava Tony Dallara.
SILVIO SERANGELI