LA TORTA

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Ottanta piccole candele debbono essere conficcate nella rotonda torta.

Possono essere piazzate a caso, disordinatamente, tali da sembrare una fitta selva di alberelli che tutto lo spazio riempiono.

No! Non voglio il caos.

 Una vita comunque rappresenta una sua regolarità. Deludente, soddisfacente che sia, comunque, è una successione temporale regolare in termini oggettivi, ben differenziata in termini soggettivi..

Scelgo così di ordinare le candeline lungo tutti i bordi della torta. Alla fine del gioco esse hanno contornato tutta l’intera circonferenza.

I nipotini assistono. Sono, per ora, in una attesa affettuosamente paziente.

Fisso il risultato. Non va! Non esiste principio, né s’avverte un finale. Ho tracciato una sorta di “eterno ritorno”. Sembra come se io volessi perpetuare l’esistenza , pur se in altra forma dell’attuale umanità, affidandomi ad una delle tante affabulazioni consolatorie. Sembra che una speranza  si sia impossessata di me suggerendomi il grande rimedio contro lo smarrimento della morte.

Tutto daccapo.

 Tolgo via le candeline e cambio sistema.

I nipotini cessano con il timore reverenziale fin qui esibito ed accantonano il moto d’affetto. Chiedono con poco garbo che cosa io stia combinando: quando finirà tutto questo e quando potremo  procedere al rito finale dello spegnimento che precede l’assaggio?

Non c’è altro modo che porre le candeline in termini  lineari lungo il diametro. Ma sono troppe, necessita  che ognuna rappresenti un decennio, dunque otto sole di esse contorneranno  la corda massima della circonferenza-torta.

Ecco, ora sono a contemplare l’opera.

La vita ha un inizio ma l’ultimo termine non riprende più la serie passata.

Ciò che mi appare è un segmento, qualcosa che inizia e, comunque io possa aggiungere  altre candeline nel mio futuro prossimo, tutto avrà  un termine al confine della torta. Se la torta rappresenta il Reale c’è un inizio fuori della torta ed un finale fuori della torta. Prima vedevo una circonferenza, ovvero una continuità, una perpetuità. Seppur , forse, in forme forse diverse il ciclo si ripeteva.

Ora questa  serie lineare di piccole candele sembra dirmi: “Tu in passato (cioè fuori dai bordi della torta) eri un niente. Tu in futuro (cioè fuori dai bordi della torta) sarai un niente. Uscito dal niente, tornerai, dopo la parentesi della vita, ad essere niente (cioè nessun ente).

Ormai tutte ed otto le candeline sono state, nel frattempo, accese e spente senza il mio intervento. La torta ha subito tagli profondi  trasformandosi in altro. I nipotini battono le mani e guardano un pochino smarriti il nonno  da festeggiare.

La torta! Certo la torta ha perso del tutto, ora che è consumata, la sua sembianza. Forse quella torta era una illusione percepita dai miei sensi ,non la vera realtà. Forse la Realtà-torta era solo semplice manifestazione di quel minuscolo frammento del mondo-ambiente da me percepito nel corso dell’esistenza. Forse avrei dovuto capire che quella percezione (la Realtà-Torta) era solo illusione, uno scherzo di Maja che nascondeva la Realtà , il Brahama ….

Una grande confusione? Certo, ma è il dubbio il sale della esistenza!

“Nonno, ti prego! Mannaggia la vecchiaia. Ci sei? Bene, auguri!! Della torta è rimasto un solo spicchio, mangialo, ti prego così è tutta finita!”.

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 Vorrei offrire a noi tutti il senso dell’entrata nella Quarta Età. L’Età dove, cessato il “vorrei ma non posso”, caratteristico della Terza, s’ accoglie ciò che il giorno porge, momento dopo momento, come un dono.

Vorrei che ci soffermassimo sull’atteggiamento della donna della Melencolia I di Durer posta come icona all’articolo.

Manifesto emblematico contro la follia tracotante d’ogni credo fondamentalista, religioso o politico che sia.

Vorrei che ci soffermassimo sul volto della donna che esprime il dolore di un mondo ingiusto. La fatica del vivere con dignità Ma, soprattutto, Il dubbio  che ogni pensiero deve accompagnare nella consapevolezza della nostra ”insuperabile ignoranza”.

La melanconia forse è cosa da “sfigati” per buona parte della vita attiva. Nel finale dell’avventura biologica è un dono singolare e divino, divino  perché rientra nella sfera della stella più potente del nostro cosmo: Saturno. Non sto cedendo alla tentazione di entrare in qualche misera contrada esoterica . Mi piace solo chiudere con un riferimento al nostro grande momento umanista (l’iconologia della Melencolia di Durer, per l’appunto).melanconia 2

   CARLO ALBERTO FALZETTI