Fatti & Fattacci della Civita-Vecchia dell’Ottocento – 11. Le Madonne
di SILVIO SERANGELI ♦
La notizia del miracolo la portarono due domenicani in visita alla chiesa matrice: «È vero, la Madonna di San Ciriaco, muove gli occhi, l’abbiamo vista pure noi». Proprio un prodigio che si ripeteva mentre decine di fedeli sfilavano senza sosta davanti all’altare nella cattedrale di Ancona. Dopo qualche giorno, da Roma iniziarono ad arrivare le conferme che non era un fenomeno circoscritto. La Madonna dell’edicola dell’Archetto aveva girato gli occhi al passaggio di alcuni pastori con gregge. Occhi vorticosamente mossi in circolo e sguardi verso il cielo erano stati visti in tanti altarini all’angolo dei vicoli. E poi c’erano state la Madonna della Clemenza di santa Maria in Trastevere con i santi e il bambinello in perfetto sincronismo, la Madonna dell’Assunta in piazza sant’Egidio e le tante madonnelle di via delle Botteghe Oscure, della Pietà in vicolo delle Bollette, di piazza di Trevi. E la Chiesa, il papa? Il Delegato, che era molto devoto alla Madonna e che era anche ben informato dei fatti della santa sede, rispondeva con imbarazzo e grande rammarico: «Che volete, questi sono miracoli, segni da non trascurare, e lui, il Papa, che fa, fa il Ponzio Pilato. I fedeli invocano la Madonna e il loro pastore se ne lava le mani, tutto preso dalla gotta e dall’artrite».
Nel porto di Roma crescevano l’attesa e l’attenzione, soprattutto quando si seppe che il miracolo era arrivato vicino vicino: proprio davanti al santuario della Madonna di Cibona dalla fontana era sgorgata tanta acqua. Finalmente una mattina, poco dopo l’alba, tornando a casa dalla prima messa e dalla comunione, le due zitelle Iride e Elide De Profetis, quando si fecero il segno della croce davanti all’edicola della Madonna della Salute videro qualcosa di strano. L’immagine che si trovava all’angolo fra la Prima Strada e Piazza d’Arme muoveva gli occhi. «Correte, venite qua a guardà». E le due donne, che si erano inginocchiate, in breve tempo furono attorniate da una folla di curiosi.
Così incominciò, come a Roma, e in altre città la moltiplicazione dei miracoli. Arrivò la notizia che anche l’Addolorata del Conservatorio era diventata strabica e muoveva le pupille in modo strano. E poi c’erano le madonne e madonnelle sparse in città. Quella a capoletto del Marchese e la Madonna di Pompei che stava sopra al bancone da lavoro del falegname Galli. Tutti vedevano ormai un muoversi d’occhi e di arti, manco se fosse il teatro delle marionette. E chi magari non aveva la fortuna, dopo una lunga attesa, di scorgere qualche segno dalla propria immagine della madre di Cristo, allora se l’inventava. Ma il meglio doveva ancora venire.
Il fatto capitò, verso sera, nella chiesa di Santa Maria, in Prima Strada. Ottavia, Maddalena e Ada, tre lavannare, mentre recitavano il rosario, ogni tanto alzavano lo sguardo verso la statua di santa Fermina. E quella che fa? Ti muove la mano sinistra dove tiene la galera d’argento. Si, proprio così. E poi muove su e giù la prua e la poppa e, anche lei come le altre, gira gli occhi. Le tre donne erano impietrite, non avevano la forza di gridare e neppure di muoversi, fino a che si sentì un rumore che proveniva dalla parte opposta della chiesa, proprio dove stava la Madonna del Rosario. Che sarà mai? Sarà caduta una candela. Ma quando il sacrestano si avvicinò all’altare si accorse che la Madonna girava gli occhi e il bambinello alzava e abbassava la sua manina. Più veloce di un lampo la notizia sconvolse anche i miscredenti. Successe un putiferio.
Dalle prime luci dell’alba del giorno dopo le chiese furono prese d’assalto, anche perché i prodigi miracolosi non finivano mai. Alcuni fedeli avevano visto che la statua di stucco della Madonna della Stella, che raffigurava la deposizione, muoveva le dita e alzava il braccio fino a toccare la testa del Cristo morto. I preti ci sguazzavano in questo delirio collettivo. Si arrampicavano sul pulpito e con l’indice additavano con ferocia i peccatori, artefici di queste manifestazioni soprannaturali che preannunciavano addirittura l’Apocalisse. Non erano miracoli, ma segni della collera divina.
Così iniziarono i digiuni e le astinenze. Gruppi di donne scalze percorrevano le navate delle chiese in ginocchio, fino a gettarsi a terra davanti all’altare sul pavimento freddo come il gelo. Ci fu un pellegrinaggio notturno con le fiaccole alla chiesa dei Cappuccini che stava in collina. Una processione di penitenti con le catene alle caviglie attraversò strade e vicoli della città. Le ciurme sfilarono con i remi in collo lungo i moli del porto al grido «Evviva Maria!» A bordo della galera San Pietro alcuni marinai, mentre intonavano le litanie, dissero di aver visto “il santo Bambino” dell’immagine sacra dell’altarino che muoveva le dita come se volesse accarezzare la Madonna. Era uno sbrilluccicare di ceri e di lumini alle finestre e nelle case, fino a che non ce ne furono più.
Alcuni schiavi turchi e un forzato ebreo abbracciarono la fede cattolica. Il Delegato, travolto da questa frenesia mariana, a lui tanto cara, vagava senza parole. Afflitto e impotente perché magari, anche per la richiesta continua dei fedeli, avrebbe voluto organizzare dei festeggiamenti adeguati ai miracoli. Ma non c’erano i baiocchi, e bisognava accontentarsi delle preghiere e di qualche moccoletto e sottomettersi all’oscurantismo del clero. Com’è, come non è, dopo le tempeste di maestrale arrivò la bonaccia. Gli occhi, come per miracolo, tornarono ad essere fissi, e il popolo sprofondò coi piedi per terra a faticà e magari bestemmià per la vita grama che i miracoli avevano cancellato, almeno per qualche giorno. Qualcuno dei delusi chiese al maestro Alvaro perché i miracoli erano finiti. Ed egli, che era ritenuto un uomo schietto e saggio, rispose: «Buon segno, se vede che qui de peccati ne famo pochi, magnamo poco e niente, guadambiamo poco e niente, e fottemio poco e niente. E le Madonne hanno capito che dovevino annà a lavorà da n’antra parte».
SILVIO SERANGELI
**La cartolina viaggiata presenta sulla destra l’edicola della Madonna della Salute, le due foto originali riproducono l’altare di Santa Fermina e l’interno della chiesa di Santa Maria. Sono di proprietà dell’A..
Caro Silvio
Durante il periodo giacobino molte furono le madonne piangenti.Il laicismo conseguente all’illuminismo creò un allarmismo fomentato in modo pressante dalla Compagnia di Gesù.
Maria dagli occhi moventi interesso’ l’intera Penisola.
Ogni volta che un evento drammatico avveniva Maria doveva disapprovare gemendo.
Fenomeno d’altro tempi? .Non proprio.
Vorrei scrivere qualcosa su questo. Evento che va al di la’ del cristianesimo e che interessa la Grande Madre nel suo archetilale momento di Mater Dolorosa.
Come sempre hai descritto il fenomeno civitavecchiese in modo attraente.Grazie di farci entrare in una dimensione della storia “vissuta”.
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Fatti storici, questi narrati da Silvio. Su “OC/quaderni del CDU” n. 95-05/1-5, uscito nel 2005, Abbiamo pubblicato l’articolo “Prodigi a Civitavecchia: un precedente storico di due secoli or sono. La ‘fedele relazione’ di Tommaso Pacini del 1796”. Era il racconto del parroco di Santa Maria, in linea con tutto il resto che accadevo nello Stato Pontificio con il generale Bonaparte che esigeva tributi e requisiva opere d’arte. Poi ci sono i miracoli delle immagini sorridenti del 2040. Ogni epoca ha quello che merita. Io con un nipote di 11 ed una nipotina di tre, compiuti ieri, auspico fortemente che si instauri la forma ilare.
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Un racconto fantastico sulle fantasime miracolistiche..I vostri due scritti oggi creano un piccolo canone, con canto e controcanto, tra malinconia e ilarità,allegorizzate da icone diverse ma che ci appartengono con la stessa forza sentimentale, popolare o non. Grazie del simpatico inizio di giornata… 😁
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