La solitudine dell’artista
di ROBERTO FIORENTINI ♦
Il dibattito nato dall’ultima riunione del gruppo di SpazioLibero, avvenuta in presenza e da me disertata per impegni precedenti, mi ha sollecitato alcune riflessioni che vorrei condividere con la comunità del blog e dei suoi lettori. Il nodo centrale della discussione consiste nella possibilità che SpazioLibero si trasformi, da luogo sostanzialmente virtuale in cui molti scrivono dei più disparati argomenti, in una autentica associazione culturale che possa sostenere anche iniziative concrete come mostre, dibattiti, spettacoli. La questione è meno semplice di come potrebbe sembrare e non voglio né posso entrare subito nel merito. Per farlo ci saranno modi e tempi adeguati. Vorrei invece condividere con voi lettori quello che questo dibattito ha innescato nella mia riflessione. Riflessione, peraltro, sollecitata anche dall’organizzazione di uno spettacolo che si è svolto nei giorni 21 e 22 ottobre al Teatro Nuovo Sala Gassman di Civitavecchia, dal titolo “10.000 FOGLIE”. Credo che molti di voi sappiano che il sottoscritto, ormai da diversi anni, si cimenta in spettacoli teatrali quasi sempre da me scritti e che provano a mescolare linguaggi e modalità espressive diverse. Conosco bene, quindi, l’argomento di cui sto per trattare. Nella mia vita ho organizzato, in questa città, numerosissimi eventi culturali. Credo, fatta eccezione per chi lo fa per lavoro, di essere uno dei civitavecchiesi più attivi in tal senso. Ho iniziato con i cineclub degli anni ’80, ho organizzato concerti, festival, dibattiti, cortometraggi e numerosi spettacoli. Ho insomma una esperienza quarantennale. Civitavecchia è sempre stata una città non esattamente attenta al prodotto culturale. La nostra è una città a basso livello di scolarizzazione, pigra e accidiosa. La vicinanza con Roma, poi, devia verso la Capitale parte delle sue energie migliori. Negli ultimi anni credo che il panorama sia persino peggiorato. In sostanza, e per farla breve, nell’ultimo decennio gran parte delle attività culturali di questa città ha vissuto di contributi pubblici e privati. Ora sono praticamente scomparsi gli sponsor privati. Il Comune, da anni, per problemi di bilancio, non investe in questo settore e, soprattutto, non finanzia altro che non siano le stagioni estive della Marina, rivolte all’intrattenimento estivo. Gli operatori culturali più strutturati riescono ad intercettare finanziamenti regionali, tutti gli altri, quando sono fortunati, ricevono qualche soldo dalla Fondazione o dalla Pro Loco. La maggior parte dei fondi, insomma, da anni si concentra nella stagione estiva, garantendo un paio di mesi di proposte, talvolta di buon livello. Tutte, però, rigorosamente gratuite e per lo più rivolte all’intrattenimento più che all’arte. Il pubblico, quindi si è ormai abituato ad assistere gratuitamente a spettacoli teatrali, concerti, mostre ed esibizioni di danza. Infatti, la condizione che pongono gli Enti finanziatori è che non si possa “sbigliettare”. Dopo un paio di decenni di vacche grasse, con ingenti fondi dell’Enel e con importanti investimenti della Fondazione, si è ormai entrati in una fase in cui un contributo di mille euro per fare uno spettacolo appare come un colpo fortunato. In pratica l’artista, sia che voglia organizzare un concerto, un balletto piuttosto che uno spettacolo teatrale, quando è davvero fortunato e magari ha trovato il canale “giusto”, riesce ad ottenere contributi che non pagano spesso neppure le spese fisse e non può, per regolamento, chiedere al pubblico un biglietto di ingresso. Tra l’altro, se pure lo potesse fare, difficilmente troverebbe un pubblico disposto a pagare anche dieci euro. A questa situazione, che va avanti da anni, si è sommata la pandemia che ha visto chiusi teatri, musei e spazi di spettacolo per lunghi mesi e che, anche ora che sono riaperti, continua a preoccupare il pubblico e a tenerlo a casa, al sicuro da possibili contatti “troppo ravvicinati”, nelle sale tornate al 100% della capienza. Tutto lo spettacolo dal vivo ma anche il cinema sta ancora pagando un salato tributo alla paura del contagio. In questa situazione la solitudine dell’artista cresce notevolmente. Per questi motivi, appena accennati, personalmente vedrei di buon occhio che SpazioLibero facesse il salto verso la costituzione di una associazione che sostenesse queste solitudini. Ma – e qui c’è un ma grosso come una casa – la costituzione di una associazione sarebbe inutile se non seguisse ad essa la mobilitazione della “comunità” del blog. Ho messo le virgolette al termine comunità non per caso. La mia impressione, infatti, è che quella del nostro blog sia una comunità solo virtuale. Alle mie varie iniziative, ed anche a quelle di altri collaboratori di SpazioLibero, non se ne vedono molti di membri di questa “comunità” e quei pochi che partecipano sono più o meno sempre gli stessi. Nella nostra chat su Whatsapp ci sono oltre 80 persone. Pensate se almeno la metà di costoro sostenesse le iniziative di cui sto parlando. Ma questo non succede, purtroppo. O per lo meno non è ancora successo. L’impegno e la partecipazione di questa nostra comunità è, a parer mio, condizione essenziale per la costituzione di essa in una associazione culturale. Ma se – mi domando – questa comunità non partecipa neppure alle iniziative dei suoi membri (neppure a quelle gratuite) siamo sicuri che porterebbe il suo contributo ad una associazione culturale?
ROBERTO FIORENTINI
Dovremmo onestamente anche dire che anche la discussione sugli articoli non è che sia propriamente abbondante, lo dico però con la consapevolezza che il blog ha prodotto e produce una gran quantità di contenuti con una continuità invidiabile, per cui penso che sia tempo di una qualche maturazione, riuscirà? Non riuscirà? Lo vedremo vivendo.
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La disaffezione a vivere in presenza l’offerta artistica e culturale è ormai in fenomeno diffuso e non caratterizza la vostra città. Anche qui a Roma stenta a riprendere quel fermento di un tempo nei confronti delle varie proposte ( che però faticano altrettanto a riformularsi) e di conseguenza la partecipazione attiva dei destinatari. Ad esempio, la Dante Alighieri, una società di gran nome e prestigio, ancora alterna eventi on line a pochi in presenza. Altre associazioni più piccole stanno ora lentamente riprendendo la loro attività dal vivo. Per quanto riguarda il blog, forse bisognerebbe, fatta salva la libertà di espressione individuale, pensarlo in termini di comunità cooperante nella pratica, una sorta di libera accademia dei saperi, capace di promozione e sostegno alle tante competenze artistico-culturali che emergono dai vostri scritti e dai vostri impegni. Se per farlo si deve costituire in associazione, ben venga. Purché tutti dopo, e non i soliti noti, si prodighino in senso anche economico a mantenerla viva e feconda. La qualità progettuale dovrebbe cominciare ad imporsi sulla quantità – sia pure meritevolissima-dei contributi. Un caro saluto a tutti
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