Un bel guscio vuoto

di ANNA LUISA CONTU

Nel novembre 1998 il centro sinistra a Civitavecchia vinse le elezioni con una coalizione guidata da Pietro Tidei. Il mio partito, Rifondazione Comunista, fece il mio nome per l’assessorato alla pubblica istruzione. Insieme alla delega alla scuola mi fu affidata anche la gestione della biblioteca comunale. Dalla funzionaria ricevetti una relazione con tutti i dati sull’utilizzo della biblioteca da parte dei civitavecchiesi , sui prestiti, i cittadini frequentanti , le criticità che riguardavano soprattutto la sede . La biblioteca, allora, era ubicata al piano terra di un palazzo a lungoporto Gramsci e la Regione Lazio minacciava di tagliare i finanziamenti se il Comune non avesse provveduto ad una nuova e più decorosa sede. Il rischio riguardava la conservazione delle cinquecentine e delle seicentine, cioè i documenti originali della città riguardanti il cinquecento e il seicento, tenuti in una cassaforte in un sottoscala umido e buio. Nonostante le sue condizioni la biblioteca forniva un servizio dignitoso alla città con numerosi prestiti e numerosi cittadini e studenti frequentanti.
Il compito che mi aspettava era stimolante. E il mio proposito fu subito quello di lavorare per una nuova sede . Esisteva già una richiesta, alla Regione Lazio, di finanziamenti per la ristrutturazione di alcune sale del vecchio ospedale abbandonato, fortunosamente salvato contro il progetto di certi amministratori che volevano demolirlo e costruire un palazzo al suo posto . La richiesta firmata dal sindaco era per un importo di un miliardo e 500 milioni di lire , con una ulteriore richiesta di cento milioni di lire per il rifacimento del ponticello che collegava l’ospedale all’infermeria presidiaria. La richiesta era stata inoltrata all’assessorato all’urbanistica della regione Lazio e, come una di quelle felici occasioni che capitano nella storia, l’assessore all’urbanistica era un mio compagno di partito, l’on Bonadonna che tanto è stato benemerito per la nostra città , con il suo intervento nel recupero della città giardino di Aurelia. Chiesi subito un appuntamento alla sua segreteria e così il giorno stabilito, non nascondendo la mia emozione, mi recai all’appuntamento.
Fu una giornata importante, per me e per la nostra città ma che fu molto stressante per una serie di inconvenienti e difficoltà dovuto al fatto che io non possedevo un telefono cellulare al cui uso ero assolutamente contraria. Era stato deciso che un autista del comune mi avrebbe portato alla sede della Regione. Mai avrei voluto viaggiare con persone con le quali non avevo confidenza, piuttosto sarei andata in monopattino. Tuttavia mi consolava il fatto che con me sarebbe venuto l’ingegnere dell’Ater, Nunzi, l’uomo che si presentò a sindaco con lo slogan “Respiriamo liberi” e non intendeva che avrebbe dato il benservito a Enel. L’ingegnere, però, non si presentò all’ora stabilita e così partimmo , io e quell’autista che sottoposi ad un serrato interrogatorio per nascondere l’imbarazzo.
Una volta a Roma , l’assessore Bonadonna ci ricevette, me e l’ingegnere che trovai lì, ci rassicurò che la somma era in bilancio, che presto avremmo ricevuto il mandato.
Era stata una giornata faticosa ma io ero decisa a portare a casa il risultato. E il risultato arrivò. Il mandato con i soldi non tardò, i lavori al vecchio ospedale cominciarono. Io non ero più assessora perché il sindaco non sopportava le critiche del mio partito e, fuori dalla sua porta, c’era la fila per prendere il posto di quegli amministratori cui aveva tolto la delega. Non ero più assessora ma da lontano controllavo che il lavoro fosse fatto.
Oggi la città ha una bellissima biblioteca in una sede storica di pregio, con postazioni internet in tutti i tavoli e banchi, suppellettili nuove, scaffali con tanti libri, sale per diverse attività. Un lettore per le collezioni miniaturizzate de Il Messaggero e de Il Tempo dei decenni passati. Una sala per le cinquecentine e le seicentine.
La biblioteca è come l’ho immaginata la prima volta che, con un impiegato , mi sono arrampicata su quel rudere transennato e ho visto un lungo salone che finiva in una altissima e ampia finestra che guardava il mare. E anche il ponticello è stato ristrutturato.
Ma la biblioteca sembra un bel guscio vuoto. Dovrebbe essere il centro stimolante dell’attività culturale cittadina, il luogo di presentazione di libri, di conferenze e un luogo di studio e produzione di cultura, il luogo della conservazione della storia e della memoria cittadina.
Centinaia di persone hanno firmato l’appello dell’ex sindaco Barbaranelli e del presidente della società storica Ciancarini perché all’interno della biblioteca possa trovare posto una sezione in cui raccogliere tutta la produzione, romanzi, raccolte poetiche, studi, ricerche dei cittadini di Civitavecchia . Una proposta che dovrebbe entusiasmare un amministratore di coscienza. Invece, un temporeggiare del sindaco, un rimandare incontri , un malcelato fastidio per quel sensato progetto. Perché meravigliarci se in questa città non c’è neanche un assessore alla cultura?

ANNA LUISA CONTU