PARALIMPIADE

di STEFANO CERVARELLI

Il 24 agosto 2021 sono iniziati  a Tokyo i giochi paralimpici, la cui prima edizione si  tenne  a Roma nel settembre del 1960.

In questa edizione l’Italia celebra un doppio, storico, risultato; infatti siamo  presenti nella capitale nipponica con la delegazione più numerosa di sempre e con la partecipazione femminile superiore a quella maschile. Un risultato questo che  testimonia la crescita avvenuta negli ultimi anni del movimento paralimpico italiano, sia sotto il profilo dei numeri  e della rappresentanza di genere, sia dal punto di vista della competitività.

Siamo in Giappone con 113 elementi, di cui 61 donne, e con  tanta volontà, e la possibilità, di migliorare il già ricco bottino ottenuto a Rio dove conquistammo 39 medaglie: 10 d’oro – 14 d’argento e 15 di bronzo.

I nostri azzurri saranno impegnati in 15 discipline e porteremo anche una squadra di Sitting Volley femminile.

“ Ma il traguardo principale di questa partecipazione – ha detto Luca  Pancalli, presidente del C.I.P., nel corso della presentazione della squadra – è continuare ad alimentare quella rivoluzione culturale che sta contribuendo a cambiare la percezione della disabilità nel nostro Paese, come nel resto del mondo”. Indubbiamente meno famose delle olimpiadi classiche,le paralimpiadi annoverano campioni di tutto rispetto, vediamo di conoscere meglio quei nostri rappresentati che possono senz’altro nutrire ambizioni, non solo di podio, ma anche di medaglie  nobili.

Nell’atletica abbiamo Martina Caironi, 32 anni, alla terza olimpiade; certamente ha tutte le possibilità per confermare le medaglie d’oro vinte nei 100 metri a  Londra 2012 e Rio 2016, edizione questa dove conquistò anche l’argento nel salto in lungo.

Se nelle gare di velocità, nell’olimpiade appena conclusa, abbiamo raggiunto risultati impensabili, qui alle paralimpiadi nella più classica della corsa veloce, appunto i 100 m., l’Italia, viste le potenzialità delle altre due partecipanti, Monica Contrafatto e Ambra Sabatini, quest’ultima classe 2002,

può sognare di realizzare un traguardo sbalorditivo: un podio tutto azzurro!

Sempre nell’atletica Assunta Legnante con i suoi 43 anni è la veterana della spedizione azzurra;  ex pallavolista, quando ha  smesso di vedere si é  specializzata nei lanci, in particolar modo del peso, vincendo giochi di Londra e di Rio. In questa edizione punta decisamente alla doppia medaglia d’oro: nel peso e nel disco.

Aveva vinto tre paralimpiadi (2000-2004, 2008) nel nuoto prima di                                                          prendere la decisione (2011) di cambiare disciplina sportiva, approdando al ciclismo; parlo di Luca Mazzone, pilastro della nazionale, all’ultima edizione dei mondiali, tenutesi a Caracas, ha vinto la prova in linea, quella a cronometro e la staffetta; grazie a lui l’Italia può  puntare al massimo nonostante l’assenza di Alex Zanardi.

Ora, lasciata la pista e la strada, andiamo in piscina.

Qui, con sei titoli mondiali e sei medaglie olimpiche, troviamo un vero dominatore delle vasche di tutti i continenti: Federico Morlecchi, nominato portabandiera, insieme a Beatrice Vio, è difficile pensare che tornerà da Tokyo a mani vuote.

Sempre nel nuoto è presente uno dei più giovani della spedizione, Simone Barlaam, esordiente ai giochi ma in possesso di doti che fanno di lui uno dei favoriti; per lui parlano le 5 medaglie d’oro vinte nel Mondiale del 2019.

Cambiamo sport, restando però sempre in…acqua; infatti è la volta del canottaggio, disciplina che ha sempre dato prestigio al nostro sport, così è anche nelle paralimpiadi.

Chiara Nardo, una delle driver più vincenti del trotto italiano (oltre 700 successi) nel 2015 cadde e fu travolta dal suo cavallo preferito: frattura della dodicesima  vertebra. Dopo una lunga fase di riabilitazione, quando si trattò di scegliere un nuovo sport, con il quale vivere la sua nuova vita, puntò sul canottaggio, perchè disse con ironia: ”Almeno se cado finisco in acqua”,

a Tokyo gareggia insieme a Gianfilippo Mirabile nella PR2mix, sono i grandi favoriti della specialità.

Torniamo sulla terra e qui, seduta sulla sua carrozzina, stringendo tra le mani un arco meraviglioso, ci aspetta Elisabetta Mijno una delle senatrici azzurre a Tokyo. Ha iniziato a tirare che aveva 11, è in nazionale dal 2006, questa è la sua  quarta partecipazione, già medaglia d’argento a Londra e bronzo a Rio, questa volta mira (è il caso di dirlo) al metallo più nobile.

Ci trasferiamo in palestra, reparto sollevamento pesi, ci aspetta Donato Telesca, grande promessa della pesistica internazionale.

Quest’anno ha vinto la tappa di Coppa del Mondo a Tbilisi, andando poi sul podio in altre due circostanze a Manchester e Dubai. Mondiale juniores nel 2017 e nel 2019, a Tokyo cerca la consacrazione definitiva.

Restiamo al chiuso e trasferiamoci nei pressi del tennistavolo.

Giada Rossi ormai occupa stabilmente le prime posizioni del ranking mondiale, premiata nel 2019 come migliore atleta donna dalla federazione mondiale.

Nell’ultima edizione di Rio ha conquistato la medaglia di bronzo.

A 6 anni Giada aveva iniziato a fare minivolley, ma  un incidente occorsole in piscina la rese paraplegica: nella pallina di ping pong ha trovato una grande possibilità di rinascita.

Per ultima ho lasciato l’altra portabandiera, quella che con il suo urlo a Rio è divenuta un po’ l’icona del paralimpismo. Tutti ricordiamo la sua esultanza, la sua gioia inarrestabile, le sue grida al termine della gara contro la cinese Zhou Jingjing. Sto parlando di Beatrice Vio, vincitrice a Rio del fioretto individuale e bronzo nella gara a squadre. La speranza è che insieme

ai suoi collegi della scherma possa riconsolarci di quelle medaglie sfuggite all’Olimpiade, alla squadra azzurra. La posizione della Vio nel movimento paralimpico si è oltremodo rafforzata grazie al fatto che molti atleti sono arrivati a Tokyo per merito della Fondazione  art4sport, associazione voluta dalla sua famiglia per avvicinare i giovani allo sport.

Ecco, senza togliere nulla agli altri, anzi certo che arriveranno graditissime sorprese, ho voluto fare una rapida presentazione, sperando di fare cosa gradita dei nostri rappresentanti che hanno maggior probabilità di vittoria, nella certezza che il nostro medagliere non si esaurirà qui.

Ma una competizione così importante, logorante, più che altro sotto l’aspetto emotivo e nervoso, non esclude sorprese, come dicevo, sia positive che  negative (proprio la scherma insegna), perché talmente difficile da equilibrare sono gli ingredienti che costituiscono la miscellanea di un risultato di prestigio, permettendo proprio nel momento più delicato più importante  al fisico e alla mente di dare il meglio di se.

Quindi come esulteremo per vittorie e risultati inaspettati, cosi anche se  non dovessero arrivare quelle medaglie che auspichiamo, non abbattiamoci, non dimenticando mai e poi mai che ci troviamo sempre davanti a,veri campioni dello sport, ma soprattutto della vita.

STEFANO CERVARELLI