STORIA DELLE OLIMPIADI – MONACO 1972

di STEFANO CERVARELLI

Dopo 76 anni l’Olimpiade tocca il punto più triste della sua storia.

E lo fa proprio nella terra dove 40 anni prima erano state organizzate le olimpiadi più sfarzose, quelle che avrebbero dovuto dare al mondo l’immagine della magnificenza, della potenza della Germania nazista, che non aveva perso certo quell’occasione per autocelebrarsi.

Per due volte questo  Paese organizza le Olimpiadi, per due volte queste non hanno nello sport, nelle gare, i punti di maggior interesse perché ben altri motivi tengono il mondo con il fiato sospeso.

Se la prima volta, nel ’36,  il regime nazista,  tramite le Olimpiadi, voleva

trasmettere l’immagine di un Paese pronto ad avviarsi alla conquista dell’Europa, incutendo in questa paura ed angoscia, nella seconda edizione i sangue  sopraffazione, la ritorsione, la vendetta,  entra nel villaggio olimpico, ci si serve dei giochi per un clamoroso atto terroristico, di protesta, di ritorsione;  questa volta non ci si limita ai gesti, alle parole, ai proclami, questa volta  nel villaggio entra la violenza, il terrore, il sangue: la morte.

Ed ancora una volta, la seconda, per colmo d’ironia,  la Germania è coinvolta  nella morte di ebrei.

Alla cerimonia di chiusura dei giochi in Messico, Brundage, il Presidente del CIO, aveva lanciato un appello affinché la politica rimanesse fuori dallo sport, dichiarando questo ”come un’oasi di pace e di fratellanza in un mondo in crisi”.

Certo, c’era da augurarselo, ma pretenderlo !……Ed infatti.

Martedì 5 settembre 1972

Dodicimilacinquecento poliziotti, venuti ad aggiungersi a quelli di Monaco, (segno che qualcosa si temeva) non bastano ad evitare che un manipolo di uomini armati scavalchino un muro di cinta del villaggio olimpico con l’intenzione di far deflagrare il “bubbone” gonfio di disperazione e violenza dal quale si sentono oppressi e se, nel fare questo, hanno scelto la  vetrina più vista al mondo in quel momento, non altrettanto si può dire quanto quell’atto sia stato redditizio alla loro causa.

L’attenzione mondiale  viene ancor  più convogliata su quanto sta accadendo a Monaco e non più solo per motivi sportivi, anzi…, in ogni continente sale l’ansia sia ovviamente per le sorti dei propri cari impegnati nei giochi (tra cui  il civitavecchiese Roldano Simeoni) e chiusi nel villaggio blindato, ma anche per come la vicenda avrebbe potuto evolversi.

Io per mio conto posso solo dire che comunque fu ingiusto, e in qualche modo deleterio, considerare l’azione come un gravissimo incidente che “con le olimpiadi non ha niente a che fare, che non riguarda lo sport”.

Venne fatto un assurdo comunicato, con un generico accenno ai “noti tragici avvenimenti” ed all’atmosfera di serenità che “non è stata turbata nemmeno dai fatti extra sportivi avvenuti durante i giochi”.

Vediamoli allora questi fatti.

Martedì 5 settembre un comando di otto fedayn entra nel villaggio olimpico e raggiunge gli alloggi della delegazione israeliana,  uccidendo due persone e prendendone in ostaggio dodici tra giudici, allenatori, pesisti e lottatori che però non si arrendono facilmente; il lottatore Gadi Zabari riesce a fuggire, ma due suoi compagni, l’allenatore Moshe Weinberg e il pesista  Joseph Romano vengono uccisi: l’azione viene rivendicata da “ Settembre nero” organizzazione nata in clandestinità  per rispondere alle stragi compiute dai beduini di re Hussein di Giordania contro i fedayn  accampati ad Amman nel 1970.

Ben presto i guerriglieri  pongono l’ultimatum: libertà per duecento palestinesi  detenuti nelle carceri israeliane; un salvacondotto e tre aerei per  lasciare, a gruppi, il territorio tedesco portando con sè gli ostaggi.

Un’ingente somma di denaro offerta per il rilascio viene rifiutata; le trattative, manco a dirlo, vanno avanti febbrilmente, tutta la diplomazia viene messa in moto, si sollecitano i governi arabi ad intervenire.

Nella notte tra martedì e mercoledì il massacro.

Per indurre i fedayn ad uscire dalla palazzina israeliana viene fatto loro credere che all’aeroporto è pronto un aereo.

Guerriglieri ed ostaggi si trasferiscono in elicottero all’aeroporto, qui  però ad attenderli ci sono i tiratori scelti della polizia bavarese: ” Non avremmo mai permesso che i palestinesi portassero con loro gli ostaggi. Eravamo decisi a tutto” dichiarava il  Ministro dell’Interno bavarese Manfred Schreiber, capo della polizia della Bavaria.

Ed in effetti i palestinesi non porteranno via gli ostaggi, perché nel momento più delicato dell’operazione, il trasferimento dall’elicottero all’aereo, scatta la trappola ed è una vera e propria carneficina: i cecchini sparano sul gruppo, tutti gli ostaggi muoiono e con loro cinque fedayn, il pilota dell’elicottero e un poliziotto. Tre terroristi vengono catturati.

Per i tedeschi queste Olimpiadi dovevano rappresentare un po’ il  contrappeso, il riscatto di quelle militaresche di Berlino ’36 e chiudere definitivamente gli occhi del mondo sul periodo di sopraffazione, dei campi di detenzione, di sterminio.

Ed invece…proprio altri ebrei dovevano morire a casa loro massacrati dalle armi tedesche: tragica e, diciamolo, immeritata beffa.

Come già a Città del Messico diversi furono gli orientamenti riguardo l’opportunità o meno di far proseguire i giochi.

Alla cerimonia funebre Brundage fu molto duro nel condannare quello che definiva ”l’inquinamento“ dei giochi ed incolpò i vari comitati olimpici, accusandoli di aver lasciato penetrare nel loro interno conflitti politici ed ideologici.

Viveva fuori della realtà, ostinandosi a dare allo sport un’etichetta di purezza, di distacco dal resto del mondo che invece non aveva e non poteva avere, essendo questo, ed in particolare l’Olimpiade, il più grande palcoscenico del mondo.

I giochi, anche questa volta, furono preceduti, guarda caso, da una bega politica, che si risolse con l’esclusione della Rhodesia, per una vicenda, a dirla brevemente, analoga a quella del Sudafrica, ma che ebbe un prologo: la Rhodesia si era proclamata unilateralmente indipendente, uscendo dal Commonwealth ed instaurando un regime di segregazione razziale. La vicenda poi si complicò per una storia di passaporti ed a pochissimi giorni dall’apertura delle Olimpiadi il CIO, con 36 voti a favore e 31 contrari, ne decretò l’estromissione al grido: ”La politica è fuori dallo sport!”.

A questo punto dovrei parlare delle Olimpiadi, quelle…… giocate; lo farò sommariamente, ricordano i fatti più salienti.

A dominare i giochi fu la Germania dell’Est  che conquistò 66 medaglie, meno certo degli USA (96) e dell’Unione Sovietica (99),  ma ampiamente in vantaggio se si considera il coefficiente che tiene conto del numero degli abitanti (31,29 contro il 3,48 degli Usa 3,35 dell’URSS), vittoria quindi schiacciante.

L’Africa invece fa registrare una regressione  e deve accontentarsi di solo 8 medaglie di cui 6 dovute al Kenya).

Monaco non fa registrare un alto numero di primati abbattuti od eguagliati, come accadde in  Messico, grazie all’aria rarefatta.

La prima medaglia d’oro dei giochi, cosa mai accaduta, è conquistata da una donna nel salto i lungo. Sempre nell’atletica la nostra Paola Pigni (scomparsa da poco) conquista nei 1.500 metri un eccellente terzo posto. A questa Olimpiade partecipa anche Sara Simeoni, ancora lontana però dalle misure che ne faranno una delle più forti saltatrici in alto del mondo.

Il protagonista assoluto dei giochi è Mark Spitz, il nuotatore americano di origine ebraica che in Messico non aveva tenuto fede alle aspettative, a Monaco realizza  il suo trionfo, la sua apoteosi: conquista  sette medaglie d’oro, superando il record di Schollander, che a Tokyo e Città del Messico aveva stabilito un record che sembrava insuperabile- cinque medaglie d’oro- e concludendo le sue fatiche poche ore prima della tragedia.

Come non ricordare poi Valeri Borzov?  Vince 100 e 200 metri a braccia alzate; in questa seconda gara medaglia di bronzo è un ragazzo smilzo di vent’anni, con capelli lunghi, si chiama Pietro Mennea.  Ma per quanto riguarda la prima gara vale la pena raccontare un episodio alquanto insolito.

L’allenatore americano, in possesso di in “vecchio” orario (era stato poi rivisto) secondo il quale i quarti di finale dei 100 m. si sarebbero dovuti svolgere dopo le 18, ignaro del nuovo orario che prevedeva l’anticipo, se ne va a fare una passeggiata con i suoi atleti, da un televisore acceso in una  vetrina si accorgono che sono in procinto di disputarsi le batterie dei quarti. Si precipitano allo stadio, attraversando tutta la città, ma non arrivano in tempo, eccetto Taylor la cui batteria era una delle ultime.

Di questo ovviamente ne trae grande vantaggio Borzov, che vince nettamente dando un metro all’americano Taylor che era riuscito, malgrado tutto, a centrare la finale. A chi  sosteneva che se ci fossero stati gli altri statunitensi, Borzov non avrebbe certo vinto, il sovietico  risponde vincendo anche i 200metri, confermando la sua superiorità.

A  Monaco  gustiamo il primo assaggio delle capacità delle ginnaste-bambine: la sovietica Olga Korbut , una specie di ragnetto acrobatico, domina la scena anticipando  quella che sarà la regina indiscussa della ginnastica femminile: Nadia Comaneci, vero fenomeno sportivo, la prima ginnasta a conquistare il massimo del punteggio da tutti i giudici.

Nel ciclismo si fa la conoscenza con un corridore, anche lui ventenne, dal cognome già famoso per via dei suoi fratelli maggiori: Francesco Moser; tra la sorpresa di tutti, arriva 8° a soli 39 “ dal vincitore Kuiper.

L’Italia conquista 5 medaglie d’oro, 3 d’argento, 10 di bronzo.

Nel nuoto, sport che fino a quell’edizione dei giochi ci aveva dato  scarse soddisfazioni, conquistiamo le prime medaglie in assoluto di questa disciplina, una d’argento, nei  400 s.l. e una di bronzo negli 800 s.l. Questi successi li dobbiamo a una giovanissima ragazza di appena 16 anni: Novella Calligaris, un nome che  diventerà familiare e famoso nel mondo.

Nel pugilato netta è la supremazia dei pugili cubani che conquistano tre medaglie d’oro, seguiti dagli atleti dei paesi dell’est, gli Stati Uniti dopo aver vinto le ultime quattro edizioni non riescono a confermarsi nella categoria massimi dove a trionfare è il più formidabile pugile conosciuto a Monaco: Teofilo Stevenson che nei quarti elimina facilmente Dune Bobick, erede di Clay, di Frazier, di Foreman.

In finale il cubano supera, senza difficoltà, il romeno Ione Alexe, che, visto cosa era successo, ai precedenti pugili incontrati da Teofilo, pensò solo a ….limitare i danni.

Dopo aver parlato di Mennea, della Pigni, di Francesco Moser e della Calligaris  bisogna dire che l’Italia nei suoi sport tradizionali – ciclismo e pugilato- viene meno alle aspettative non conquistando medaglie, ma troviamo motivi di soddisfazione nella scherma (2 ori) nei tuffi (1 oro, 1 argento e 1 bronzo) per merito sempre di Dibiasi, al quale si affianca Cagnotto, e in quegli altri sport considerati “minori” ma che poi alle Olimpiadi contribuiscono in maniera determinante ad arricchire il bottino.

Le ultime righe di questa storia le ho riservate per parlare di quanto successe nel Basket, perché si tratta di un  episodio di cui ancora si parla e che allora rischiò l’accendersi di un’ulteriore crisi diplomatica tra Usa e Unione Sovietica (ci mancava anche quella !).

Finale del torneo di Basket in campo ci sono Usa e URSS, i sovietici conducono per l’intero incontro ma a tre secondi dal temine gli statunitensi vanno avanti grazie a due tiri liberi: 50-49.I giudici di gara (non gli arbitri  commettono un errore e nascono accese discussioni sul tempo rimasto da giocare, chi dice 3” chi invece 1”,  gli arbitri alla fine decidono di far rigiocare gli ultimi tre secondi e gli USA confermavano la loro vittoria. Proteste da parte dei sovietici e dopo cinque minuti i giocatori vengono richiamati in campo perché, sempre secondo i giudici di gara, il cronometro era partito in anticipo e dunque si doveva ripetere l’ultima azione di gioco: un  secondo alla fine.

A questo punto è necessario dire che il cronometro parte quando il giocatore in campo tocca il pallone pervenutogli dalla rimessa. Palla ai sovietici, lungo lancio ad attraversare il campo, il russo Belov, il miglior giocatore del torneo, raccoglie il passaggio tira e segna, ancora una precisazione, se la palla lascia le mani prima della sirena finale, il canestro è buono.  L’Unione Sovietica vince così la sua prima olimpiade nel Basket, mentre gli Stati Uniti ne perdono la prima: immaginate cosa succede in campo!

Dirò solo che gli Stati Uniti non si presentarono alla premiazione , le polemiche furono oltremodo roventi, ancora oggi da più parti si sostiene che il canestro non era valido; i finalisti americani non hanno ancora ritirato le medaglie d’argento che giacciono in una cassetta di sicurezza, in una banca di Losanna.

I giochi, a causa dei tragici fatti che hanno imposto un giorno di sospensione, non si chiudono, come da tradizione di domenica, bensì il giorno dopo, lunedì 11 settembre………data destinata ad entrare nella storia.

Buone vacanze a tutti.

STEFANO CERVARELLI