Storie di Presidenti vincenti e di atlete incinte
di STEFANO CERVARELLI ♦
Vince ancora Giovanni Malagò, che per la terza volta viene eletto alla presidenza del CONI, apprestandosi così a guidare per altri quattro anni lo sport italiano.
Vittoria annunciata la sua, che si concretizza con una maggioranza bulgara in quanto ottiene 55 voti (il 79 %); i suoi avversari Renato di Rocco ed Antonella Bellutti ottengono rispettivamente 13 voti il primo e 1 voto la seconda.
Il dato negativo della Bellutti comunque non deve trarre in inganno: il regno di Malagò questa volta sarà fondato sulla donna.
Il dato più significativo, direi rivoluzionario di questa votazione, è rappresentato proprio dalla presenza femminile nel governo dello sport: cinque su 13 entrano in giunta, una in più di quanto preveda la legge.
Inoltre a ricoprire la carica di Vicepresidenti saranno Silvia Salis, ex lanciatrice di martello che, risultando la più votata tra i rappresentanti delle federazioni, sarà vicepresidente vicario e Claudia Giordani la slalomista vincitrice dell’argento a Innsbruck nel 1976. C’è da dire, comunque, che per avere una candidatura femminile alla presidenza è toccato aspettare 107 anni!
Uno degli elementi che hanno permesso la rinomina di Malagò è da ricercare nella ritrovata armonia con la Federcalcio, tanto che il presidente Gravina tornerà ad occupare un posto in giunta. Armonia senza dubbio necessaria se si pensa ai tanti problemi nel quale si dibatte questo sport; un continuo attrito sicuramente non avrebbe giovato alla loro soluzione.
Altro elementi a favore, sempre improntato alla “pacificazione”, lo si trova nell’unità di intenti esternatosi proprio nel rientro di Gravina, che, nonostante, come dicevo prima, riguardasse la persona a capo dello sport più popolare, non sembrava affatto scontato. Ma è qui che è venuta fuori tutta l’opera di mediazione compiuta da Malagò.
E’ successo infatti che alcune federazioni più ”piccole”, in principio vicine all’aerea di Rocco, al termine di colloqui e trattative si sono orientate verso un esponente del governo Malagò.
Dopo aver passato quasi metà dell’ultimo mandato in conflitto con la politica per via della riforma che ha introdotto Sport e Salute, (ultimamente ci sono stati segnali di dialogo), nel radar di Malagò non sembra esserci, al momento, una nuova sfida in tal senso anche perché dopo le ultime decisioni riguardanti l’autonomia dello sport, sembra che esistano le premesse per un dialogo in quanto è diventato chiaro che CONI e Sport e Salute sono cose diverse: uno è un ente pubblico autonomo, l’altra una società per azioni.
Altri argomenti importanti attendono il rieletto presidente, non ultimo la ripresa dopo un conturbato periodo. “La pandemia- dice Malagò- ha travolto lo sport, ora dobbiamo andare tutti insieme a parlare con il governo. Qualcosa è stato fatto, dice qualcuno, ma non abbastanza, soprattutto per le società ed associazioni sportive; occorrono fondi da distribuire tramite gli organismi sportivi”.
Questo costituisce senz’altro un passaggio chiave.
L’intenzione che debbano essere le federazioni, gli enti di promozione sportiva i distributori dei fondi, rappresenta un cambio di strada, un punto inamovibile rispetto al rapporto diretto Stato-società sportive voluto e praticato da Giorgetti.
Oltre questo una delle sfide che attendono Malagò sarà senz’altro quella di riuscire a superare preconcetti in nome della ritrovata unanimità, ed a aprire alle riforme necessarie, spogliando da una veste autoreferenziale la classe dirigente del nostro sport.
Ovviamente nell’agenda del numero uno del CONI non potrà mancare la voce Olimpiadi; su questo tema per il momento Malagò si limita a dire: ”Sono sicuro che otterremo risultati importanti” ma quanto prima,
proprio in preparazione ai giochi olimpiaci il presidente del CONI incontrerà la sottosegretaria Valentina Vezzali per dare completezza alla spedizione in Giappone, affrontando in primo luogo il problema del piano vaccinale degli atleti.
Se prima ho accennato a due punti risultati determinanti nella rielezione di Malagò , vorrei adesso dire, perché a parere mio, questa nuovo incarico non si poteva evitare.
La rielezione di Giovanni Malagò, in questo momento particolare, al termine si spera di un aspro scontro con figure istituzionali, aveva ovviamente anche un senso politico. Malagò è stato quello che si è battuto contro la riforma voluta da Giorgetti e l’allora ministro Spadafora; la sua non conferma avrebbe avuto il sapore di una sconfitta politica, proprio nel momento in cui con la Vezzali, titolare della delega allo sport, si apre un rapporto sereno.
Non dimenticando, inoltre, il duro scontro avuto con la Raggi a proposito delle Olimpiadi a Roma, un rifiuto che ha portato il presidente del CONI a dichiarare successivamente Milano “città olimpica”, indicandola come probabile futura candidata ad eventuali olimpiadi italiane, specialmente poi alla luce dell’assegnazione dei giochi invernali insieme a Cortina che si terranno nel 2026; vittoria questa che bisogna riconoscere a Malagò, forte anche del suo incarico all’interno del CIO.
Ed eccoci al successivo punto. Alla vigilia delle Olimpiadi, con un programma intrapreso e che sta andando avanti tra le difficoltà dovute alla pandemia, come si fa a sfiduciare un presidente che oltretutto è anche, come dicevo, membro del CIO?
Questioni d’opportunità logistiche , diplomatiche, organizzative sconsigliavano un avvicendamento, ma bensì una continuità da parte di chi questo lavoro aveva intrapreso; altri si sarebbero trovati davanti ad un lavoro improbo.
Ora vorrei approfittare per fare un breve accenno al caso Lara Lugli.
Breve, perché, argomento che tiene banco in questi giorni intorno alla vicenda di Lara Lugli era già stato da me affrontato da me in maniera approfondita in alcuni articoli apparsi sul blog. In quell’occasione, trattando più in generale il problema del professionismo nello sport femminile, dissi proprio di come, la mancanza di questo, genera situazioni assurde come quella capitata alla campionessa di pallavolo.
A quel tempo parlai pure dei contratti capestro, vergognosi, umilianti, che le ragazze devono accettare per poter giocare; la Lugli non è stata la prima, purtroppo, ma speriamo che sia l’ultima a dover pagare il prezzo di certe meschinità.
Un prezzo poi, per fortuna, non pagato perché è arrivata la buona notizia che potrà dare una svolta alla situazione: Lara ha vinto.
Chiamata, in un primo momento dalla sua società a dover risarcire dei danni provocati dalla sua maternità, Lara sarebbe dovuta andare in Tribunale il 18 maggio.
Sotto l’onda dell’indignazione generale la sua società sportiva ha fatto marcia indietro, rinunciando a procedere e corrispondendo il dovuto all’atleta.
Di questa vittoria va dato atto anche ad Assist, associazione che da tempo difende le atlete e si batte per vedere riconosciuti i loro diritti al pari degli atleti maschi.
Su questo argomento magari tornerò ancora ma adesso, visto che stiamo parlando del CONI, vorrei sottolineare il silenzio proveniente dal palazzo del potere sportivo.
Ora, ma solo ora, dopo che la notizia è stata ripresa anche dai maggiori quotidiani mondiali, il presidente della Federazione pallavolo, Giuseppe Manfredi, ha deciso di fare qualcosa ed istituirà una Commissione Pari Opportunità; bene però lui, come altri presidenti, avrebbe dovuto farlo prima, perché non si può pensare che alti dirigenti, presidenti di federazioni, ignorino il contenuto di certe scritture private, dove il desiderio di essere madre è visto come una colpa.
Qualcosa comunque si sta muovendo.
Nel novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato cinque decreti legislativi al fine di mettere ordine in materia di lavoro sportivo; un decreto, in particolare, parla di “riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici, nonché di lavoro sportivo”.
Successivamente, nel marzo scorso, i decreti sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, e la loro attuazione sarebbe dovuta avvenire il 2 Aprile in seguito, con l’approvazione del decreto sostegni, l’entrata in vigore della riforma è stata prorogata al primo gennaio 2022, mentre per la normativa riguardante il lavoro sportivo bisognerà attendere il primo luglio 2022.
Nel frattempo? Speriamo nel grado di civiltà delle società e dell’aiuto del CONI.. rosa.
STEFANO CERVARELLI