Dall’ebraico Pésah deriva la parola Pasqua: origini e tradizioni di una delle più importanti feste cristiane
di LETIZIA LEONARDI ♦
La parola Pasqua deriva dal termine ebraico Pésah, che significa passaggio. Si tratta di una delle festività più importanti del calendario cristiano. Rappresenta il mistero della resurrezione di Gesù. Anticamente la salita in cielo di Cristo veniva celebrata ogni domenica ma diventò annuale con il concilio di Nicea che fissò questa festa nella domenica prima dopo la luna piena successiva all’equinozio di primavera. È per questo che la Pasqua è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. Questa ricorrenza è festeggiata nello stesso periodo sia dai cristiani che dalla religione ebraica. Gli ebrei festeggiano la fuga dall’Egitto mentre i cristiani celebrano la resurrezione di Cristo. Durante la Pasqua, gli ebrei mangiano l’agnello, simbolo della salvezza dei morti; i cristiani lo mangiano perché simbolo del corpo innocente di Gesù crocifisso, anche se negli ultimi anni lo spirito animalista ha spinto molti a rinunciare a questa pietanza per salvare i tantissimi agnellini da latte che, soprattutto in questo periodo, vengono sacrificati per imbandire le tavole della festa. Gli ebrei mangiano pane azzimo ed erbe amare e anche i cristiani si ispirano alla stessa usanza con torte salate di verdure, come la torta Pasqualina, che una volta veniva fatta con 33 strati di sfoglia in memoria degli anni di Gesù o la torta al formaggio, tradizione di alcune regioni italiane. Oltre ai poveri agnellini, il simbolo pasquale è certamente l’uovo.
La tradizione di regalare uova è legata al fatto che la Pasqua coincide con il periodo della primavera e quindi l’uovo rappresenta la vita che si rinnova, che ricomincia. È un simbolo magico della vita. Cinesi, greci, persiani, ed egiziani avevano la consuetudine di regalare uova, anche per festeggiare i compleanni. Gli antichi romani sotterravano un uovo tinto di rosso come buon auspicio per un buon raccolto. Nell’era moderna l’uovo rappresenta la nascita dell’uomo e la resurrezione di Gesù che, come un pulcino, uscì dalla tomba per salire in cielo. Un tempo le uova non venivano messe in tavola per tutto il periodo della quaresima, poi ricomparivano, benedette, il giorno di Pasqua a testimonianza della fine del periodo di penitenza. Ancora oggi in alcune regioni si usa festeggiare facendo la colazione di Pasqua con salumi, coratella d’agnello, pizza di Pasqua, uova sode, ecc…Solo nel XVI sec. nacque l’usanza di mettere una sorpresa tra le uova e, successivamente con l’importazione del cacao dall’America, la sorpresa finì con l’essere messa dentro l’uovo di cioccolata. Altri simbolismi della Pasqua sono i conigli e le campane di cioccolata, gli agnelli di marzapane, le colombe dolci e le ciambelle che ricordano la corona di spine messa sul capo di Cristo. Anche la nostra Civitavecchia ha la sua tradizione: la domenica di Pasqua si fa colazione con la classica pizza civitavecchiese abbinata a salame e uova sode. Una ricetta, quella della pizza di pasqua civitavecchiese, che ogni famiglia tramanda da una generazione all’altra apportando, talvolta, qualche piccola variazione. Passando dalle delizie culinarie alle rappresentazioni e alle liturgie religiose non possiamo non menzionare la Domenica delle Palme, quella che precede la Pasqua, che commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme con i fedeli che agitavano rami di palma. In questo giorno, nelle chiese, al termine della liturgia, vengono distribuiti rami di ulivo benedetti e spighe realizzate con le palme come simboli di pace. Suggestive sono invece le processioni del Venerdì Santo che vengono organizzate, in periodi di normalità, in moltissime città d’Italia e anche in questo giorno Civitavecchia ha la sua toccante tradizione: in processione sfilano silenziosi e sofferenti i penitenti incappucciati che, come Cristo, avanzano lungo le vie cittadine a piedi nudi, con delle pesanti croci di legno sulle spalle e catene alle caviglie.
Andando oltre confini, Paese che vai e tradizioni che trovi. In Bulgaria il periodo di Pasqua è quello delle pulizie straordinarie nelle case, si cucinano dolci tipici e si colorano uova che vengono scambiate alla mezzanotte del Sabato Santo. In Danimarca la Pasqua si colora di giallo. Candele, tovaglia, uova, tutte le case vengono addobbate con fiori e rami con questo caldo colore. Restando nei Paesi scandinavi la Pasqua in Finlandia è simile a quella svedese: A tavola non mancano il “Pasha” a base di formaggio e il “Mammi“, budino di segale. In Svezia nella Domenica delle Palme vengono benedetti i gattici, rami di pioppo bianco con le gemme che assomigliano a una coda di gatto. I più piccoli, in questo periodo, girano per le città travestiti da streghette, quasi come ad Halloween. Nella vicina Francia le campane di tutte le chiese restano ferme fino al giorno di Pasqua in segno di rispetto per la Passione di Cristo e nella Domenica della Resurrezione scatta una vera caccia al tesoro nella quale i bambini cercano le loro uova di cioccolata che i genitori hanno nascosto. Ultimamente anche in Italia ha preso piede la tradizione degli alberi di pasqua: rami spogli addobbati con uova, pulcini, nastri, fiori, ecc…ma questa usanza arriva dalla Germania. Tedesco è anche il simbolo rappresentato dal coniglietto che impazza in molti oggetti e decorazioni. Anche qui bambini vanno alla ricerca delle uova nascoste in casa o in giardino. Altra tradizione sono i fuochi di Pasqua: uno spettacolo notturno davvero affascinante. Alle ceneri, provenienti da questi fuochi, sono attribuite proprietà soprannaturali tanto che vengono sparse nei campi per un fortunato raccolto. Il pranzo pasquale è a base di agnello e anche il dolce tipico ha tale forma. In Grecia invece, le campane suonano a festa nella notte di Pasqua e ogni fedele porta una candela che viene accesa per illuminare la chiesa lasciata completamente al buio. E dopo giorni di alimentazione frugale e vegetariana tornano a suonate le campane e i greci pranzano con la “soupa mayeritsa” con riso alla greca, uova colorate di rosso, pane pasquale e la “Maghiritsa“, una zuppa fatta con le interiora d’agnello. All’insegna della solidarietà è la Pasqua nel Regno Unito. Ogni giovedì Santo, dopo la Messa, vengono distribuite ai poveri delle borse contenenti delle offerte di denaro. Il Venerdì Santo è la giornata dei dolci. Nel pub di Londra “Il Figlio della Vedova” si conservano quasi duecento esemplari di dolci tipici. Una leggenda narra che una vedova, che aveva perso anche il figlio marinaio, ogni anno con la speranza del ritorno del ragazzo portava nel locale il suo dolce preferito a base di cannella, uva sultanina e una croce di glassa bianca. Nella terra di Gesù, in Israele, a Pasqua arrivano da tutto il mondo gruppi di pellegrini per festeggiare sia la Pasqua cristiana che la festa ebraica del “Pesah”. E c’è poi il Paese dei tulipani, nel quale ogni casa viene abbellita con una corona dai colori pastello e appesa sulla porta d’ingresso. E anche i bambini olandesi si cimentano nella ricerca delle uova che i genitori provvedono a nascondere in giardino. E chi ha uno spazio verde addobba anche un albero con uova dipinte. Una delle specialità culinarie è il “Paasbrod“, pane dolce con tantissima uva sultanina. Dall’Olanda alla Russia, la Pasqua inizia il sabato Santo allo scoccare della mezzanotte con una processione attorno alle cattedrali e la mattina del giorno di Pasqua le famiglie si recano a pranzare sulla tomba di un caro defunto mentre la sera cenano tutti insieme con diversi tipi di carne, pesce e funghi e non manca il “Pabcha”, un piatto a base di quark e il panettone pasquale chiamato “Kulitch” consumato con della ricotta dolce. Anche in Russia le uova sode vengono colorate di rosso per ricordare il sacrificio di Cristo. In Polonia, Ungheria e nei vari Paesi slavi i giovani a Pasqua si spruzzano tra loro dell’acqua di sorgente, come simbolo di purezza e rinascita. Anche in Spagna c’è la tradizione dei rami d’ulivo che vengono portati dai bambini alla messa della Domenica delle Palme per la benedizione. Nella zona della Catalogna, è tradizione mangiare una torta pasquale:“Mona“, abbellita con uova di cioccolato, piume e un piccolo stampo in cioccolato raffigurante un personaggio delle fiabe o molto conosciuto dai bambini.
Ma facendo un viaggio verso il primo Paese cristiano del mondo, arriviamo in Armenia. Nella piccola Repubblica caucasica non ci sono dolci colombe e uova di cioccolato con sorpresa nella tradizione pasquale. Lì il consumismo lascia il posto alla spiritualità perché per gli armeni è più che altro una festa di preghiera, di raccoglimento e di speranza. Anche in Armenia, la Pasqua (Zatik) simboleggia la rinascita e la vita che ricomincia ma la tradizione pasquale aggiunge ai riti cristiani anche quelli pagani. Il periodo di Quaresima inizia la domenica dopo l’ultimo giorno di carnevale quindi, la Pasqua armena coincide con quella occidentale. Anticamente per tutto il periodo della Quaresima si osservava un periodo di penitenza, una sorta di digiuno, con un’alimentazione vegetariana fino al giorno di Pasqua. Due settimane prima della domenica di Resurrezione, gli Armeni, mettono semi di farro o orzo in una ciotola o in un piatto e li annaffiano ogni giorno finché non vengono fuori dei lunghi fili di erba che, nel giorno di Pasqua, a pranzo, accoglieranno delle particolari uova rosse benedette in chiesa la sera prima.
La Domenica delle Palme si chiama Tsaxkazard che significa “decorati con i fiori” perché le donne armene vanno in chiesa con dei fiori (spesso fiori di campo) e anche con delle coroncine di fiori in testa. Così si ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Il Venerdì Santo invece, si celebra una particolare messa: una sorta di rito funebre nel quale il cerimoniante compie tre giri intorno alla chiesa con un reliquiario, che rappresenta la bara del Cristo, per poi entrare e celebrare la messa di penitenza.
Il Sabato prima della Pasqua le chiese di Yerevan si riempiono di fedeli che portano loro uova rosse per la benedizione. Questa particolare e intensa colorazione si realizza facendo bollire le uova con bucce di cipolle rosse. Si fanno cuocere almeno mezz’ora con del sale che rinforza la buccia dell’uovo. Adesso c’è anche chi le dipinge con le immagini della Passione di Cristo e della Resurrezione. Il prete durante la benedizione dà ai fedeli pane bagnato nel vino, anche questo rigorosamente rosso. Questa prevalenza del colore rosso rappresenta il sangue di Cristo. La Santa Messa del giorno di Pasqua è chiamata anche “messa delle candele” perché tutti i fedeli tengono in mano una candela accesa. Dopo la messa di Resurrezione, prende il via la “battaglia delle uova”: si lasciano scontrare le une contro le altre in segno di buon auspicio. Vince chi ha l’uovo più duro e prende quello dell’altro.
Anche la Pasqua Armena si conclude con il Lunedì dell’Angelo (la nostra Pasquetta) ma mentre da noi si prosegue la festa con la scampagnata fuori porta, in Armenia è la giornata dedicata ai morti. Tutti vanno al cimitero e portano anche del cibo per festeggiare, dopo quella di Gesù, anche la resurrezione dei propri defunti. Ogni famiglia visita i cari che riposano nei vari campisanti, trattenendovisi qualche ora. Tuttavia, anche per gli Armeni, questo rappresenta un giorno di festa perché Gesù ha vinto la morte e si festeggia anche con i propri cari che non ci sono più. Quest’anno, con le tante giovanissime vittime della recente guerra in Nagorno Karabak questa ricorrenza avrà purtroppo un sapore un po’ più triste e amaro.
LETIZIA LEONARDI
Ci fornisci una interessante panoramica delle festività pasquali. Il punto comune sembra essere l’uovo. La primavera è rinascita. Pensiamo al mito meraviglioso di Persefone e di Demetra. I cristiani cristianizzano il tutto e l’uovo diviene simbolo di risurrezione. La Pasqua è morte ma anche rinascita immediata. La risurrezione è prerogativa solo del divino. Tuttavia l’uomo spera e, come nei Misteri Eleusini, compie ritualità per mantenere viva la speranza di imitare il divino.Quando mangeremo le uova pasquali penseremo al tuo bell’articolo.
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La genesi del mondo da un uovo è nota nel mito orfico della creazione. Molti eroi sono usciti da un uovo: i Dioscuri Castore e Polluce( l’uovo di Leda, che Giove aveva reso gravida sotto la forma di un cigno). In ambito cristiano si trova il paragone fra Gesù, che risorge dalla tomba, ed il pulcino che esce dal guscio: simbolo primaverile in relazione con la fertilità e la resurrezione.
E’ Jung che ammette l’esistenza di un patrimonio comune di forme originarie, archetipi, che permettono di ” leggere” il pensiero simbolico. Sono i ” sogni” dell’umanità, la ricerca di ” cifre” di cui abbiamo smarrito il significato nella nostra società fondata sul principio del massimo rendimento e del profitto.
Grazie Letizia, hai calmato la mia odierna ansia!
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