LO SPORT SECONDO FRANCESCO.3: IL SACRIFICIO
di STEFANO CERVARELLI ♦
Nel percorso che stiamo facendo nella conoscenza del pensiero di Papa Francesco sullo sport, eccoci arrivati alla terza delle sette parole-chiave: SACRIFICIO.
Una parola che non può non ridecorare gesta, episodi, divenuti leggendari e che fanno parte della storia dello sport; una parola che ci riporta alla mente la capacità umana di andare oltre il sopportabile, ma che nello stesso tempo ci indica chiaramente i tanti atteggiamenti quotidiani di chi si impegna, appunto a costo di sacrifici, per raggiungere un obiettivo.
Un termine che non per niente lo sport divide con la religione:” Sacrum-facere”, dare sacralità alla fatica.
Leggiamo cosa dice a proposito del sacrifico Papa Francesco.
“ A nessuno piace fare fatica perché la fatica è un peso che ti spezza. Se, però, nella fatica, riesci a trovare un significato, allora il suo giogo si fa più lieve. L’atleta è un po’ come il santo: conosce la fatica, ma non gli pesa perché, nella fatica, è capace di intravedere oltre, qualcos’altro.
Trova una motivazione, che gli permette non solo di affrontare la fatica ma quasi di rallegrarsi per essa: senza motivazione, infatti, non si può affrontare il sacrificio. Il sacrificio poi, richiede disciplina perché possa diventare successo. Penso, ad esempio, alla specialità del getto del peso: non è il peso, il carico, che ti fa cadere, ma come lo porti e lo lanci. Se non resti concentrato sull’obiettivo e non hai una motivazione forte, il peso ti sbilancia, e ti fa cadere a terra”-
In quanti ragazzi e ragazze, nella mia attività di allenatore, ho visto dissipare le loro potenziali capacità proprio per non riuscire a sopportare il peso di quei sacrifici che avrebbero spianato loro, compiendoli, una soddisfacente carriera sportiva! Allo stesso tempo quanti atleti, ed atlete, giovani e adulti, ho visto sottoporsi a duri sacrifici! Svegliarsi prima che sorgesse il sole per studiare, recuperare il tempo dedicato il giorno prima all’allenamento; stare in albergo la sera prima della partita a studiare; oppure, dopo una giornata di lavoro, prendere la macchina ed andare a Rieti ad allenarsi, oppure venire da Roma e rientrare nelle proprie abitazioni di notte.
Mi fermo qui, perché non è delle mie esperienze che devo parlarvi. In questi appuntamenti con il pensiero
sportivo di Francesco è il suo pensiero che voglio porre all’attenzione, così come il commento di don Marco Pozza, teologo, amante della maratona. Leggiamo allora una sua breve nota alle parole del Papa.
“Tra le tante immagini rievocative dei sacrifici compiuti da atleti, c’è una che mi torna alla mente quando si affronta questo argomento. Quella di Fiorenzo Magni che nel 1956 corse al Giro d’Italia stringendo in bocca una camera d’aria, legata al manubrio, per poter alleviare il dolore di una clavicola fratturata. Nella classifica finale arrivò secondo.
Il sacrificio, per il Papa argentino, è l’elisir della vita; quando una cosa non costa sacrificio o vale poco o è stata fatta male. Importante però è anche la motivazione; senza di questa non c’è sacrificio , senza sacrificio non c’è disciplina, senza disciplina non c’è successo. Il valore di sentimento- ci ricorda Francesco- è dato dalla somma delle fatiche che si è pronti a fare per ottenerlo.
Mio nonno-racconta don Pozza-mi diceva sempre: –Bisogna tirare la carretta Marco!- Oggi più che tirarla, troppo spesso si è portati a cercare qualcuno che possa spingerla.
I fallimenti esistono solo nell’anima di chi non ha voglia di tirare la carretta. Michael Jordan una volta, a chi gli chiedeva dove trovasse la forza di motivarsi continuamente, rispose:
Si può accettare la sconfitta, il fallimento di un progetto, perché tutti falliscono in qualcosa, ma non si può accettare di rinunciare a provarci.
De Coubertin, in onore allo spirito “eroico” dello sport, sosteneva che lo sport ricerca la fatica per trionfare su di essa. Concludo con una frase di Gesù che sintetizza il valore e l’importanza del sacrificio.
Gesù ci ricorda che la sua via è la via dell’amore e che non c ‘è amore senza il sacrifico di sé.”
STEFANO CERVARELLI