Il Natale tra curiosità, tradizioni, simboli e leggende
di LETIZIA LEONARDI ♦
C’era una volta il Natale, la festa che si trascorreva in famiglia. Tutti riuniti intorno all’albero, al presepe, a quel Dio che si è fatto uomo per redimere il mondo dal peccato. La nascita del figlio dell’Altissimo che, secondo gli indiani, libera i padri dalle pene dell’inferno. Ma Gesù è nato davvero il 25 dicembre dell’anno 1 a.C.? Pare di no, sembrerebbe che sia nato tra l’8 e il 4 a.C. A commettere l’errore fu il Monaco orientale Dionigi il Piccolo ma per praticità il calendario gregoriano non è stato modificato. Secondo alcuni studiosi sarebbe addirittura nato nel mese di settembre. E passiamo all’origine del nome Natale. La parola Christmas dovrebbe derivare dall’inglese antico cristes maesse (Messa di Cristo). Ma la nostra è l’epoca delle abbreviazioni e così spesso, in modo informale il Natale si trova scritto anche Xmas, una sorta di sigla che trae origine dal greco ΧΡΙΣΤΟΣ (Cristo). Dall’inglese al francese, la parola Noël potrebbe derivare da nouvelle oppure da bonne nouvelle, cioè lieto evento. Una festa, il Natale, che faceva ritrovare amici e parenti lontani, quest’anno si vivrà con qualche allegria di meno e una speranza in più: seppellire quest’anno, per molti versi, doloroso. La festa del Natale sembrerebbe che sia la riproposizione, in chiave religiosa, dei Saturnali, una festa pagana per onorare il dio Saturno, protettore delle semine. In quella occasione si organizzavano banchetti e si scambiavano doni e regali.
Inutile scrivere di cenoni, riunioni di famiglia, corse sfrenate allo shopping: non si potrà fare nulla di tutto questo e allora pensiamo ad altro: alle curiosità, alle storie e alle leggende legate a questa festa.
Il vecchietto, tanto amato dai bambini, che vista la situazione, resterà a casa e non prenderà la sua slitta con le renne, compie, quest’anno, 89 anni. Pare che il suo anno di nascita risalga al 1931 e le sue origini non sono tanto romantiche e misteriose ma soprattutto commerciali. A inventare il nonno dalla lunga barba bianca è stato Haddon Hubbard Sundbolm, un illustratore e pittore americano che creò Babbo Natale sopra la slitta trainata da renne per l’agenzia pubblicitaria D’Arcy che doveva pubblicizzare, dal Natale del 1931 fino a quello del 1964, la Coca Cola. Prima di allora Santa Claus aveva l’abito verde (poi la Coca Cola l’ha colorato di rosso per la pubblicità natalizia e da allora ha un guardaroba total red) e consegnava doni ai bambini buoni in sella ad un cavallo bianco. In italiano Santa Claus sarebbe San Nicola, il protettore di studenti e bambini. Ma c’è anche una leggenda legata a Babbo Natale che pare fosse di origine turca e di famiglia facoltosa, tanto ricco quanto buono…tanto da prendersi a cuore la sorte di tre giovani prostitute poverissime. L’uomo-Babbo Natale decise di donare tre sacchi pieni di denaro ma la porta d’ingresso, per lasciare i sacchi, era chiusa e quindi decise di calarli in casa dalla canna fumaria del camino. Ma il bonario nonnino ha anche il suo lato oscuro: Krampus, un demone con denti aguzzi e corna da caprone che segue Santa Claus alla ricerca dei bambini cattivi.
Se dovessimo associare un colore al Natale sarebbe sicuramente il rosso. La leggenda narra che l’uccellino Robin, per scaldare Gesù bambino, si avvicinò troppo al fuoco e divenne appunto rosso…da questo deriva l’uso di tale colore per tutto il periodo delle festività natalizie. Ma ci sono anche altre tonalità che si ritrovano nei vari addobbi: il verde e l’oro. Il primo simboleggia la vita e la rinascita, il secondo la luce e la ricchezza. E non c’è Natale senza i tradizionali canti natalizi che furono introdotti da San Francesco nel XIII secolo. Ma non tutti sanno che la classica canzone tipica delle feste Jingle Bells , scritta nel 1857 da James Lord Pierpont, inizialmente era stata pubblicata con il titolo One Horse Open Sleigh. Doveva essere suonata nella classe della scuola domenicale del compositore durante il Ringraziamento per commemorare le famose gare di slitta Medford. La curiosità è che questa melodia è stata la prima cantata dagli astronauti, Schirra Jr. e Thomas P. Stafford, il 16 dicembre del 1965, a bordo della navicella Gemini 6 con un filo di campanellini come accompagnamento.
Si sa che il Natale ha assunto, con il passare degli anni, un aspetto prettamente consumistico. Ai piedi dell’albero addobbato si ripongono sempre più pacchetti regalo, di varie dimensioni e diverso valore ma non tutti sanno che il regalo più grande e pesante del mondo è stato la Statua della Libertà, simbolo della città di New York e donata dai francesi agli Stati Uniti d’America proprio nel giorno di Natale del 1883. Lo scambio dei doni comunque ha origine dai Saturnali, festività dell’antica Roma, che si tenevano dal 17 al 23 dicembre. In questo periodo gli schiavi partecipavano ai banchetti come gli uomini liberi e tutti si scambiavano doni in segno di uguaglianza sociale.
La tradizione dell’albero invece, ha origine addirittura dai tempi di Noè. Si narra che, dopo che le acque del Diluvio Universale si ritirarono, scese una neve fitta che ricoprì il monte Ararat, allora in territorio armeno. Un freddo intenso invase la pianura. Allora Torgom, padre di Hayk considerato l’antenato di tutti gli armeni, sradicò un albicocco e lo portò in casa per salvarlo dal gelo. La stessa cosa fecero tutti gli abitanti della pianura. In primavera, la gente riportò fuori gli alberi e cominciò ad addobbarli. Ma la tradizione di adornare l’albero di Natale ha anche le sue radici nell’antico Egitto. Durante il culto del Sole, veniva decorata una piramide. I popoli del nord sostituirono la piramide con un abete aggiungendo lucine colorate. Le luci elettriche per l’albero sono state inventate nel 1882 da Edward Johnson negli Stati Uniti. L’albero più alto al mondo fu eretto in un centro commerciale di Washington nel 1950, mentre quello più grande si può vedere ogni anno a Gubbio, in Umbria. In Germania, Polonia e Ucraina, trovare una ragnatela o un ragno su un albero di Natale è considerato un messaggio di buona fortuna e molti lo decorano infatti con ragni artificiali e ragnatele per attirare la buona sorte. L’altro simbolo del Natale che, insieme all’albero, non manca mai nelle case delle feste è il presepe. La parola presepe deriva dal latino praesepe che vuol dire mangiatoia. Statuine particolari, di fattura artigianale, si trovano nella storica via di San Gregorio Armeno a Napoli ma la più strana si trova nel presepe spagnolo. In Catalogna infatti, accanto a quelle della tradizione religiosa, si aggiunge un’altra statuina: il caganer, un Babbo Natale accucciato che, con i pantaloni abbassati, fa i suoi bisogni. Non si conoscono le origini di questa statuina che, comunque, ancora oggi è molto utilizzata, pare sia di buon augurio. E non c’è presepe senza stella cometa. È stato Giotto, nel 1303, il primo pittore a disegnare la stella con la coda dopo aver assistito al passaggio della cometa di Halley nel 1301.
Ma il Natale è fatto anche di tradizioni culinarie e di leccornie. Un’antica leggenda racconta che il bastoncino di zucchero a strisce rosse e bianche sia stato inventato da un pasticciere molto religioso. Il dolce bastoncino infatti, se si capovolge, rappresenta la lettera “J”, iniziale del nome Jesus. E chi non mette in tavola il classico panettone? Questo dolce tipico delle festività è stato inventato grazie a uno sbaglio dell’aiuto cuoco Toni della famiglia Sforza di Milano. Il dolce che era stato preparato per il pranzo natalizio alla corte di Ludovico il Moro venne dimenticato in forno, si bruciò e quindi Toni si inventò un’idea alternativa. Proviene invece dall’antica Roma l’origine del pandoro, altro dolce simbolo. È menzionato in uno scritto che risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che secondo Michela Becchi cita un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex, che preparò un panis con farina, burro e olio.
Quando non ci saranno più restrizioni e limiti agli spostamenti, a causa dell’emergenza sanitaria, ci potrebbe essere la possibilità di passare il Natale nell’isola che porta il suo nome perché, come c’è l’Isola di Pasqua, esiste anche la Christmas Island, nell’oceano Indiano, così chiamata perché fu scoperta proprio il 25 dicembre del 1643. È abitata da circa 600 persone e da moltissimi granchi rossi. In America tuttavia, ci sono diverse città che si chiamano Santa Claus. La prima, nello Stato dell’Indiana, fu fondata nel 1854 col nome Santa Fe.
E cosa c’è di meglio, durante la tranquillità delle feste, che quest’anno si faranno in solitaria, di una bella lettura in tema? Canto di Natale di Charles Dickens è il famosissimo racconto che ha come protagonista il tirchio e odioso Ebenezer Scrooge. A lui si ispirò Walt Disney per il personaggio dell’avaro Zio Paperone (Scrooge McDuck). Ma questo noto scrittore non scrisse soltanto il Canto di Natale ma anche altre storie famose come libri di Natale: Il grillo del focolare, La battaglia della vita, Le campane e Lo stregato o il patto col fantasma.
E ci sono anche le piante-simbolo del Natale. La regina incondizionata è sicuramente la stella di natale. In Messico questa bella pianta dalle enormi foglie rosse era associata al Natale già dal XVI secolo. Per gli Aztechi era una pianta decorativa per abbellire i loro templi. La adoravano come simbolo di nuova vita, anche perché da questa veniva ricavato il pigmento rosso usato per colorare i tessuti o per i cosmetici. Anche sulla stella di natale ci sono delle leggende. Si narra che fosse la pianta preferita di Montezuma che credeva che il colore rosso delle foglie provenisse dal sangue di una dea azteca che morì di dolore per un amore non corrisposto. Alcune gocce del suo sangue caddero sulle foglie della pianta, e da allora divennero rosse. In Francia infatti è chiamata étoile d’amour, stella dell’amore. Un’altra leggenda la lega al Natale per la storia di Pepita, una ragazza povera che, non avendo soldi per comprare un regalo a Gesù bambino, realizzò un mazzo con dei ramoscelli e delle erbe che, durante la messa, cominciò a germogliare facendo apparire fiori rossi e verdi. A portarla in Europa, nel 1804, fu lo scienziato Alexander von Humboldt. Negli anni successivi si diffuse anche in America e nel resto del mondo. Oggi ci sono circa 150 varietà di stelle di natale che, nei Paesi dell’America centrale può raggiungere anche i 5 metri d’altezza. Un’altra pianta tipica del Natale è l’agrifoglio che rappresenta la corona di spine di Cristo con le sue bacche rosse che simboleggiano le gocce del suo sangue. E poi c’è il vischio, la pianta della dea dell’amore: baciarsi sotto il vischio è da sempre uno dei rituali più belli del Natale, grazie all’antica tradizione che considerava le bacche, notoriamente velenose, addirittura afrodisiache e simbolo di fertilità.
In conclusione di questa carrellata tra i simboli, le tradizioni e le leggende delle festività natalizie, possiamo dire che lo scambio degli auguri ha un ruolo di primo piano. La tecnologia ci permette di far arrivare i nostri messaggi di buone feste in tempo reale ma un tempo, a chi era lontano, si spedivano i biglietti d’auguri. Le prime cartoline di Natale furono commissionate a Londra nel 1843 dal funzionario Sir Henry Cole. Ora siamo nel 2020 e, avvalendomi della moderna tecnologia, anche io utilizzo questo blog per augurare a tutti voi un sereno Santo Natale e un Felice Anno Nuovo…che ci porti pace e serenità.
LETIZIA LEONARDI