LA DONNA DELLA RÈCLAME

di LETIZIA LEONARDI

Platone scriveva: “Se la natura non avesse voluto donne e schiavi, avrebbe dato alle spole la qualità di filare da sole”. Purtroppo ancora in diversi Paesi questa distinzione esiste ancora, in alcuni addirittura le donne sono considerate solo schiave. Fortunatamente il movimento femminista ne ha fatta di strada anche se ancora ce n’è di lavoro da fare.

Rovistando nel garage di una casa in montagna, tra antiche pubblicazioni, mi sono imbattuta in un significativo scritto di Luigi De Filippi pubblicato sulla rivista “Scena Illustrata” del febbraio 1903: “La donna nella rèclame”.

Riporto integralmente il testo che si può collocare nella prima ondata femminista.

“Gli è perfettamente inutile il dondolare, in segno di diniego, le capricciose testine. Il fatto non lo si può negare, né distruggere. E il fatto è questo: molte e gravi responsabilità pesano sulla donna. Non dico della più antica, la maggiore della responsabilità che avete incontrata allorché là nell’Eden… Ricordate? …La storia del pomo famoso. No, non parlo di questa perché se l’uomo ci ha rimesso il sudore della fronte, voi, poverine, da tante migliaia d’anni ne scontate la pena col…liberos in dolore.

Voglio dire invece delle mille responsabilità, piccole in apparenza, ma pur esse gravi che ogni giorno vi assumete mettendovi a occhieggiare da tutte le cantonate delle vie…Comprendo non foste voi, non siete voi; ma tuttavia, siccome è colpevole non solo chi fa il male, ma anche chi lo lascia fare, così – per la grande stima in che vogliamo tenuta la donna – credo necessario porvi sull’avvisato.

Oggidì la rèclame ripete sulla donna lo stesso tristo giuoco che il serpente usò nel Paradiso terrestre colla buon’anima della nostra progenitrice. Cioè: valendosi della dolce influenza che la donna esercita sull’uomo, sfrutta ad ogni momento questo nostro sentimento cavalleresco per…far quattrini. Per cui le nostre donnine passano tutte per vanitose, mentre la maggior parte non è, e permettono che sotto la loro protezione venga a porsi qualunque genere di roba. Ond’è che vi schiccherano sui cartelloni di rèclame delle… femmine, che co’ loro sorrisi e colle loro moine, stanno là pettorute…e smorfiose a gridare l’eccellenza di una merce a pretesa di un’altra. Passi pei fiori, per le confetture e per le altre dolci cose; donne e bambini ci stanno tanto bene in quell’omogeneo loro elemento.

LETIZIA 2

Ma la donna oramai vuole – o lascia credere che voglia – colle sue grida garantite ogni e qualsiasi cosa- difatti: rapida trasvola, in smagliante costume (spesso poco costumato), su bicicli e su automobili vestita da kellerina porge la birra che spumeggiante trabocca, o versa liquori più o meno stuzzicanti  a vecchi barbogi o a bontemponi più giovani: truccata da contadina offre il frumento gigante, o provoca dall’alto di un pergolato, o raccomanda…conci chimici!

E la disgraziata non pensa, che: se scoppia una pneumatica, se la birra sa di acido, se il liquore rivolta lo stomaco, o il frumento cresce nano, o l’uva…dà un vino orribile, o il concio non fa prodigi; non pensa la sventata  che i più radiosi moccoli vanno poi, più che al messere, ad Eva tentatrice!

Donnine amabili! O che ci andate a fare ne’ vostri Congressi femminili, se poi colà non una voce si leva a protestare contro l’indegno e inverecondo sfruttamento che fa la rèclame  delle vostre grazie, della vostra influenza gentile e cara?”.

Centodiciassette anni dopo, troviamo le differenze…     

LETIZIA LEONARDI