LE PROMESSE DELL’EQUINOZIO

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Tutto sarà come un tempo, bisogna solo attendere.

Allora nulla sarà più triste e la tediosa solitudine che ora ci avvolge svanirà

Capiremo, dopo l’attesa, come i gesti dell’altro ci sono mancati terribilmente

Le mani che si ritraevano  riprenderanno a stringersi

E le labbra  sfioreranno senza angoscia le guance dell’altro

E l’abbraccio protratto sfiderà l’incertezza che ora ci perseguita

Il dialogo che reputavamo noioso ci apparirà  gioioso

Un amico da rasserenare, un amico da sopportare, un amico da ascoltare

Una risata da condividere senza timore

Un colpo di tosse come gesto innocente

Si dice:  la svolta avverrà  con l’inizio della primavera. Forse, sarà questa la fine dell’attesa.

Capiremo certo quanto la frustrazione ci abbia fiaccati.

Quanto il dolore sociale, l’assenza di lavoro, di libertà, di contatto, di movimento ci abbia feriti .

Ma saremo  in grado di comprendere il dolore dell’altro?

L’altro, non il prossimo. L’altro, quello lontano da noi.

Compatiremo il dolore tanto  diffuso per il mondo?

Saremo noi in grado di compatire, non di conoscere, i  genocidi africani, i massacri armeni, Srebrenica, le guerre continue, il mare come sepolcro, il bambino inanime disteso sulla spiaggia, gli occhi della disperazione?

Noi, che siamo stati sfiorati dalla tensione, infastiditi per la sospensione delle abitudini, oltraggiati, certo, dalla mancanza di lavoro, angosciati dalla minaccia di perdere sostentamento, sicurezza, diritto allo studio, diritto alla cultura ma, pur sempre, in grado di sperare, di concepire il dolore come momento non permanente.

Molti sono stati i nostri morti, spesso trapassati senza il saluto estremo, la carezza  d’amore.

Ma, il dramma non ha cessato mai d’ esser affiancato dalla speranza. Dalla consapevolezza del ritorno al normale.

Chissà se l’esperienza che abbiamo maturato ci permetterà  di capire cosa possa essere  il dramma quando non è accompagnato dalla speranza .

 Il dramma che avvolge tanta parte del mondo e che urla ogni volta al cielo silente: tutto è perduto, e per sempre! Per sempre!

Tranquillo, amico mio, la speranza dell’equinozio non ci tradirà, non tradirà le nostre attese. Tutto ritornerà, come un tempo.

Ma  il sovraccarico degli affanni che abbiamo sperimentato ci offrirà la possibilità della compassione verso l’altro, il lontano-vicino?

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“ -Scolta non riesci a vedere nella notte una luce che si avvicina nel mare tempestoso?

-La vedo! Presto il legno approderà al sicuro.

-Continua ad osservare ed illumina i naviganti che tentano la salvezza. Penso con rammarico a tutti gli altri che non riusciranno a giungere e che il mare periglioso inghiottirà senza tregua. Un dolore mi invade. Scolta io mi ritiro, non resisto. Accogli tu chi si è potuto salvare, io non resisto”.

 Oh notte che guidasti. Oh notte dolce più dell’alba. Oh notte che legasti. Amata nell’amato trasformata (Juan de la Cruz).

CARLO ALBERTO FALZETTI

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