1959. CANIZIE
di FRANCESCO CORRENTI ♦
Mancano due mesi a Natale. Il nostro P.C.M. ci ha augurato di trascorrere le prossime feste serenamente. Potremo farlo se saremo prudenti. Non è troppo difficile, quando si hanno i capelli bianchi. E pure le sopracciglia, la barba e i baffi. Possiamo tranquillamente ripetere la frase detta a marzo, aprile, maggio: «Io resto a casa». Comprendendo, però, che fuori della nostra casa, in quella dei no-stri famigliari più vicini, in quella di tanti nostri amici ed in quella di un’infinità di persone che non conosciamo, la situazione è molto diversa. Ma non voglio entrare in questi temi, perché direi cose scontate. Preferisco attenermi ai miei argomenti consueti su questo blog, ma con una pausa nella rievocazione dei fatti trattati nelle “Ultimissime dal Medioevo”, sui quali torneremo dalla prossima settimana, e tentando una forma diversa di racconto.
La mia “canizie”, perdonatemi, mi ha ricordato certi disegni fatti sulla “carta da spolvero”, quella carta molto resistente di un colore caldo, giallastro, che adoperavamo per rivestire il piano in legno del tecnigrafo ma che era anche ottima per schizzi a china o coloriture ad acquerello. Ed infatti con quei disegnetti avevo riempito il piano del mio tavolo da disegno (appunto) di studente ventenne al se-condo anno di Architettura, nel 1959, divertendomi a trovare immagini che rappresentassero, chissà perché, parole che iniziavano con la sillaba CAN ma non solo. Forse perché sono nato nel giorno della Candelora. Dato che, proprio in quei giorni dell’anno, il 16 febbraio, avevo passato la visita di leva a via della Greca, risultando “abile arruolato”, alcuni di quegli schizzi rappresentavano quella mia esperienza. Forse un po’ di leggerezza, in queste giornate gravide di preoccupazioni, non guasta. Con la speranza, gentili e benevoli lettori, di non essere caduto troppo in basso-tto e di non co-stringervi a cancellarmi dalle vostre letture e neppure di farvi davvero “cadere le braccia”.
FRANCESCO CORRENTI
Molto divertenti e poi incredibile il fatto che tu li abbia conservati; si, sono momenti in cui un poco di leggerezza non guasta
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Omnia in mensura et numero et pondere disposuisti (Sap., XI – 21). Era scritto a grandi lettere nell’aula di scienze, ad anfiteatro, della mia scuola (oggi una delle sedi del Museo Nazionale Romano). Ed ho imparato quella lezione del professor Giovanni Faure. Essere ordinati aiuta in molte situazioni e nel mestiere che ho fatto ne sono capitate moltissime. Poi non si tratta di conservare: basta non gettare via (compatibilmente con la convivenza coniugale) e, ripeto, essere ordinati. Non per nulla ho fatto istituire nel secolo scorso il CDU, centro di documentazione urbanistica; non per nulla ho riproposto invano un Urban Center; non per nulla c’è in giro tanto disordine e se ne vedono le conseguenze. E grazie davvero per l’apprezzamento, Rosamaria, non ero troppo sicuro delle mie spiritosaggini giovanili.
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Questo è il genere che più mi piace. Bravissimo Francesco!
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Estendo i ringraziamenti anche a Bruno. Cercherò qualche altra cosa nel mio archivio sotto la classificazione 741.5 (Disegni umoristici. Caricature, fumetti) della CDU, che non è quello della risposta a Rosamaria ma è la Classificazione decimale universale (ma vale anche per la CDD) che io utilizzo. Come penso tanti altri, sono anch’io consapevole che avrei fatto meglio a disegnare fumetti anziché piani urbanistici per città refrattarie.
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Divertentissime, in alcuni casi geniali. Grazie per averle condivise, Francesco
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