GERMANIA!
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
Un antico odio-amore.
Adorano la nostra cucina, adorano la cultura cristallizzata nei secoli nelle città italiane, nei quadri, nelle sculture. Sono stupefatti dei panorami naturali, ammirano gli etruschi e la romanità sparsa ovunque.
Eppure….Considerano gli abitanti di questa nostra terra in modo non entusiasmante. Spesso si interrogano: come è stato possibile che tanta cultura sia stata opera di costoro? Di costoro: esseri curiosi, pessimi organizzatori, disubbidienti, anarchici, approssimativi, scaltri, pieni di risorse improvvisate senza uno straccio di piano, simpatici a vedere e sentire con tutte quelle vene di umorismo eccellente ma disastrosi come collaboratori nel lavoro, nell’amministrare, nel combattere.
E noi che diciamo di loro? Noi li abbiamo sempre avvicinati con prudenza. Troppo lontani dall’italianità. Noi li abbiamo studiati a scuola perché presenti nella scienza, nella letteratura, nella filosofia. Li ammiriamo, certo, ma non vorremmo mai essere come loro (come diavolo abbiamo fatto nel ventennio?).
Al momento, tuttavia, sono un peso per la maggior parte degli italiani. Il loro rigore ci esaspera. La rigidità economica è vista come ottusità. Perché non comprendono? In verità noi ce la mettiamo tutta ad esaltare la loro diffidenza. Però, ora siamo giunti ad un punto di svolta. Perché rischiano di far fallire tutto?
Perché sono fatti così? E’ una domanda che alberga nella mente di molti concittadini in questo preciso momento del dramma virale. Proviamo a dare qualche risposta. Una risposta provvisoria. In attesa di possibili approfondimenti ( se qualcuno ne avrà voglia!).
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Esiste un filo rosso che unisce la moderna storia tedesca (a partire dallo Stato Prussiano).
La Germania ha tentato dopo il secondo conflitto bellico di tagliare quel filo, di farlo scomparire. Ha tentato. E’ successo. Ma il filo non si è fatto distruggere. Il filo ha resistito. Ha escogitato mutazioni genetiche. Si è adattato. Ha cambiato colore, secondo i tempi e le modalità.
Il passato non è riuscito a passare!
Nelle Considerazioni di un impolitico uno dei più grandi uomini di cultura tedeschi, Thomas Mann, nel 1918 faceva una osservazione grave: se un giorno avvenisse una fusione delle democrazie europee, ebbene quel giorno la Germania vanificherebbe la “sostanza tedesca”! La fusione coinciderebbe con la perdita della “germanità”( Entdeutschung).
Per molti intellettuali tedeschi di elevato rango (Mann, Spengler, Junker, Schmitt….)la Germania era un caso speciale. Esiste una via tutta tedesca di avanzare nella cultura, nella socialità, nell’economia (..e nella guerra!). La Germania non è una delle tante nazioni europee. La Germania è una eccezione! Sonderweg ovvero via speciale.
Questo convincimento veniva da lontano (Stato Prussiano, Idealismo, Bismark, età guglielmina). Questo convincimento doveva realizzare e si è realizzato in uno “Stato di Potenza” (Machtstaat). La storia ha poi chiarito, drammaticamente, attraverso le due guerre mondiali il significato di questo Stato di Potenza.
Poi fu Norimberga! Il grande processo.
L’elaborazione del lutto negli anni successivi. La “questione della colpa” ( Schuld frage). Il tentativo di rimozione delle radici storiche. Il tentativo di “bruciare” il filo rosso (Jaspers, Arendt,Horkheimer, Marcuse, Jonas, ).
Basta con il patriottismo identitario!!
Basta con la Cultura della Memoria. Basta con l’eccezionalità tedesca. Subentri un patriottismo costituzionale, un multiculturalismo, una Zivilmacht!!
E’ vero: Il Muro crollato ha fatto crollare l’eccezionalità, la Sonderweg .Il senso della colpa, elaborato massicciamente rispetto a tanti altri Paesi, ha funzionato!
La Germania si è , dunque,normalizzata?
No!
Alla lunga, il filo si è riannodato. Come già detto il filo ha solo mutato, adattandosi, secondo il segno dei tempi.
Sublimazione!
Sublimazione: lo spostamento di una pulsione aggressiva da una meta ad un’altra di aggressività meno elevata (o meno evidente).
Ecco il termine giusto che possiamo attribuire a questo spostamento della pulsione: germanizzazione dell’economia!!
CARLO ALBERTO FALZETTI
È un popolo molto diverso dal nostro anche se dopo un poco che stanno in Italia si italianizzano; per me rimarranno sempre quelli che in albergo a Dresda, scesa a fare colazione alle 7.45, con la cameriera dietro al bancone ci guardammo per un quarto d’ora immobili ma mi servì il latte e caffè solo allo scoccare delle 8.00, o quelli delle tre pallette di gelato che non potevo scegliere dello stesso gusto.Loro si stupiscono come tanta bellezza possa essere stata prodotta da noi mentre io non mi stupisco affatto di tutto quello prodotto da loro, nell’archItettura del novecento, nella musica, nella letteratura, perfettamente in linea con il loro sentire
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È tutto abbastanza complicato. Condividiamo con loro una storia millenaria intessuta di affinità e di contrasti, fatta di ammirazione reciproca e di profonda diffidenza, quando non di ostilità. Se riusciremo a esprimere gli aspetti migliori del nostro “carattere nazionale”, forse aiuteremo anche loro a far prevalere le loro “virtù”, come dimostrano le attuali vicende della difficile congiuntura europea.
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Occorrerebbe capire se il rigore o forse è meglio dire la ‘efficienza’, sia strumentale all’idea di ‘superiorità’, oppure se per i tedeschi, sia un valore in se, ammesso e non concesso che si possa generalizzare l’idea di ‘tedesco’.
Avendo un figlio in Germania da qualche anno, ho avuto modo di fare una certa esperienza, ci sono due aspetti che vorrei sottolineare e che fanno a mio avviso la ‘differenza’.
1) I tedeschi hanno un senso del diritto molto più spiccato del nostro, lo si comprende nelle piccole cose, come ad esempio il gettare la carta in terra, come in cose più impegnative, non sto qui a raccontare, e ne avrei.
2) La meritocrazia, per i tedeschi, l’idea che un incapace vada ad occupare posizioni di rilievo è qualcosa di inconcepibile.
Due dei tanti aspetti che ci rendono diversi, ma che penso a noi manchino parecchio.
La pandemia c’è lo ha dimostrato.
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C’è anche da dire che la società tedesca appare molto più giovane e multietnica della nostra, pur nelle differenze fra i vari Land si può dire che sia, magari inconsciamente, ancora o nuovamente la Deutschland Über Alles?
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Io non sottovaluterei l’impatto della riforma luterana che individuò in Roma ( e quindi nell’Italia) la sentina di ogni vizio: da una parte la rigorosa etica protestante, dall’altra la corruzione cattolica. Gli stessi intellettuali che visitavano l’Italia (il grand tour) erano affascinati dalle bellezze artistiche- di cui ancora oggi i tedeschi si farebbero volentieri custodi- ma consideravano gli italiani, specialmente i meridionali, poco più che selvaggi, in preda a ogni sorta di superstizione.
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Siamo sempre lì, i tedeschi ci amano senza stimarci, noi li stimiamo senza amarli…ma invece di coltivare stereotipi faremmo meglio, noi e loro, a conoscerci di più. Per esperienza personale – alcuni fra i colleghi con cui ho conservato robusti rapporti di amicizia sono tedeschi e austriaci – gli stereotipi si sgretolano quando li mettiamo alla prova dell’evidenza. Sotto la superficie si scopre che siamo tutti, noi e loro, diversi gli uni dagli altri e che spesso certe condotte superficiali non rispondono a sentimenti più interiorizzati. Aggiungo che ho avuto spesso il sospetto che un certo eccesso di rigore e di formalismo celino una insicurezza di fondo che è meno frequente nei latini. Scommettiamo su nipoti europei…
Nicola
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Voglio ricordare a Carlo un episodio che ci raccontò nostro nonno Ettore. Prima della guerra lui era in società con Luigi Manzi per la produzione della famosa sambuca: fece un’ ordinazione in Germania, poi scoppiò il conflitto e quanto richiesto non arrivò, al punto che ormai diede per scontata l’impossibilità di soddisfare la richiesta.
Nel 1946 si vide recapitare un pacchetto postale: dentro c’era il prodotto e una lettera di scuse per il ritardo dovuto a cause estranee alla volontà della ditta e la precisazione che il prezzo era quello pattuito a suo tempo, vale a dire -con la svalutazione postbellica- praticamente meno del costo di spedizione. Nostro nonno, riportando quell’episodio, si commuoveva e commentava “Anche questo sono i tedeschi..”
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