LA SESTA ONDA
di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦
I cicli Kondratiev sono le onde lunghe della storia economico-sociale del mondo.
Dopo ogni periodo di crisi (che l’economista russo indicò con il termine autunno- inverno) ecco l’insorgere di uno shock tecnologico che fa ripartire l’onda lunga di progresso (la primavera-estate).
Ecco, nel tempo, le date di inizio della fase ascendente del ciclo dovute ad un cambiamento di paradigma tecnologico.
ONDA 1. 1771- Ripresa trainata dalla Rivoluzione industriale.
ONDA 2. 1829- Ripresa trainata dall’energia del vapore.
ONDA3. 1875- Ripresa trainata dall’acciaio ed elettricità.
ONDA 4. 1908- Ripresa trainata dal petrolio e dalle automobili.
ONDA 5. 1971- Ripresa trainata dall’informatica e dalle telecomunicazioni.
La crisi finanziaria del 2007-2009 ha decretato la fine dell’’ONDA 5 durata oltre 35 anni. Dovremmo, dunque trovarci all’inizio di una nuova onda. Tuttavia, in questi ultimi anni erano state avanzate perplessità circa il possibile nuovo paradigma tecnologico. Le innovazioni rivoluzionarie non sembravano essere alla portata di mano dopo la grande stagione del digitale. La speranza di entrare nel grande paradigma delle tecnologie energetiche sostenibili (la chimica verde 2.0) era stata tradita non poco dal nuovo assetto politico americano.
Ma, ecco, d’improvviso il dramma della pandemia! Il caso, spesso, è all’origine di grandi processi.
Noi non abbiamo ancora la possibilità di prevedere l’effetto di questo shock. Certo, potremmo pensare, come ho già scritto, a mutamenti congiunturali che impatteranno sulle modalità di produzione. Mercati più controllati, intervento pubblico più esteso, criticità sul modello di gestione delle scorte (il cosiddetto just-in time), criticità sulla corsa alla delocalizzazione spinta. Ma tutto questo riguarda l’attuale modalità della produzione.
Il punto vitale è capire se e quando lo shock pandemico porterà all’avvio di un nuovo assetto produttivo trainato dalle nuove tecnologie “chimica2.0” (energia dall’aria, dall’acqua, dal sole, da tutte le fonti rinnovabili…..).
La grande paura, il lutto, la debolezza dei sistemi sanitari, le criticità dei sistemi produttivi attuali sono effetti collaterali della pandemia da non sottovalutare. Saranno questi effetti collaterali a mettere in moto un nuovo paradigma?
Cito Ulrich Beck (La Società del Rischio): la solidarietà della paura nasce e diventa una forza politica…..L’energia sociale della paura riuscirà davvero a mettere fuori gioco il calcolo del tornaconto individuale?
L’intenzionalità del virus tracotante era (ovviamente, secondo il punto di vista umano!!) di stendere a terra tutto e tutti, eppure…. le conseguenze non intenzionali di atti intenzionali potrebbero spianare la strada alla SESTA ONDA!
Un argomento, questo (cioè l’eterogenesi dei fini), da discutere, alquanto.
CARLO ALBERTO FALZETTI
Scusa Carlo, ma cosa intendi per …”le conseguenze non intenzionali di atti intenzionali…..” e potresti chiarire meglio ” l’eterogenesi dei fini” cosa significa , magari facendo un esempio, non ho ben capito a cosa ti riferisci. Grazie
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Cara Marina, ti ringrazio per avermi offerto di chiarire un punto essenziale della mia riflessione. Chi pone in essere una certa azione si propone di raggiungere un certo obiettivo. Ma spesso la storia insegna che, in luogo dell’obiettivo desiderato, si raggiunge un traguardo inaspettato. Nel caso in questione una pandemia è certamente un evento drammatico dal punto di vista umano ed economico. Tuttavia, in termini economici (non certo umani) potrebbe non essere totalmente drammatico. Certo lo è nell’immediato (pensiamo al nostro Paese negli anni a venire). Ma nel medio termine, a livello mondiale, la carica drammatica e negativa potrebbe invertire il segno e accelerare l’ingresso nel nuovo ciclo tecnologico : l’effetto drammatico “inverte” il suo risultato e diviene positivo (più controllo dei mercati, meno globalizzazione, maggiore intervento statale, maggiori investimenti in una energia sostenibile). Il virus non ha, naturalmente, alcuna intenzionalità (agisce come un normale evento naturale. Non c’è niente di buono o di cattivo in natura;attribuire intenzioni alla natura è assurdo!). Tuttavia, noi siamo sempre propensi ad attribuire agli eventi naturali un finalismo “antropocentrico”. Il virus “cattivo”vuole distruggere!! Eppure il suo obiettivo (economico) finisce per fallire spingendo il sistema ad un salto tecnologico. Tutto bene?
No! La situazione geopolitica (Stati Uniti e Cina) è un punto fondamentale : la lotta sull’egemonia potrebbe rallentare molto il salto tecnologico. In ogni caso, è solo questione di tempo.Il modo di produzione è sempre stato l’effetto della tecnologia. Allo stato dei fatti, la transizione energetica è potenzialmente ad un livello elevato, ma il gioco egemonico ne potrebbe rallentare ancora
l’attualizzazione. Personalmente penso che la pandemia abbia accresciuto il livello di consapevolezza dell’opinione pubblica. La paura delle popolazioni (come citato da Beck) non è un elemento da sottovalutare che può incidere sulla lotta egemonica e permettere di entrare nel nuovo ciclo tecnologico. Spes ultima Dea.
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Per fare un parallelo storico remoto, dalla peste nera l’Europa uscì profondamente rinnovata tanto che a fine trecento di fatto inizia l’età moderna. Furono cambiamenti indotti dalla necessità: l’abbandono di terre improduttive, l’impoverimento della nobiltà e la progressiva affermazione della classe mercantile, la rarità di manodopera specializzata con conseguente aumento dei salari e accelerazione della meccanizzazione.
Ciò avvenne tuttavia in tempi molto lunghi e con un altissimo prezzo in vite umane: dopo un secolo dalla peste la popolazione europea era scesa a tre quarti, in alcune zone a due terzi di quella che era un secolo prima.
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Concordo con Ettore e aggiungo che, volendo, si può anche andare più indietro nel tempo. Non pochi storici sostengono che la vera transizione dall’antichità al Medio Evo sia stata segnata dalla cosiddetta peste di Giustiniano, che infuriò nel 541 dc nel pieno della guerra greco-gotica. La peste descritta dal Manzoni nei Promessi sposi, giunta a Milano nel 1630, è stata viceversa interpretata come un potente acceleratore del declino italiano e di quella frantumazione politica che avrebbe ritardato di due secoli la formazione di un moderno Stato nazione. La teoria degli effetti inintenzionali, se applicata correttamente e con la dovuta prudenza – come fa Carlo -, rappresenta un modello di analisi adottato di frequente anche dalla ricerca sociale.
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Il grande merito di Carlo è di riuscire a dire con poche parole tutto; c’ solo da incrociare le dita e sperare che vada tutto bene
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