IN QUESTA CITTA’ SERVE RESPONSABILITA’

di TULLIO NUNZI ♦

Molto strana questa città, sempre oscillante tra dramma assoluto, confusione delle soluzioni: e se di soluzioni si tratta, sempre di tipo adattativo. Manca una logica di responsabilità, che significa, capacità di previsione, rendere conto delle proprie azioni. Molto spesso ci si rifugia o nel capro espiatorio, invece che assumersi responsabilità collettive.
Iniziamo con il porto. Situazione tragica, a detta dei operatori e politici, minacce di sciopero, perdita di traffico, incapacità infrastrutturali.
Dopo la soluzione per l’affidamento di alcune banchine silenzio assoluto.
Ma non bisognava bloccare tutto? Dare un segnale chiaro, avviare tavoli che permettessero un recupero di traffici?
Ovvio che a mezza bocca tutti addebitano gran parte delle colpe agli organismi dirigenti, alla incapacità di una svolta, poi tutto rimane nel silenzio, Ovvio che le responsabilità non sono addebitabili a nessuno, se non al destino cinico e baro.
Dopo tre anni di discussione sulle installazioni esterne, dehors per semplificare, si scopre che il regolamento non è consono alle indicazioni della sovrintendenza. Faccio presente che in molti comuni con maggior attrattiva monumentale, in sei mesi si trova un soddisfacente accordo.
Dopo tre anni di proclami e di litigiose accuse, finalmente viene elaborato in pompa magna, un documento come fosse il futuro dei pubblici esercizi di questo città Dopo circa un anno gli operatori rischiano di non avere il rinnovo, di avere investito decine di migliaia di euro a vuoto, e di dovere smontare l’investimento fatto. Ruolo eccessivo della sovrintendenza? superficialità degli uffici? sciatteria istituzionale? anche qui tutto diventa aleatorio,
Nessuno dà risposte, e bene che vada per i commercianti, che sono cittadini, si ipotizza un rinvio che ovviamente, non risolve definitivamente il problema.
Tralascio l’outlet, dove un colpevole esiste è l’amministrazione 5 stelle, che per semplice necessità di cassa non ha ascoltato categorie, indagini, commercianti, proteste e ha avviato il progetto, nonostante le perplessità di molti anche al suo interno.
Anche qui ovviamente una gran confusione: prima un albergo e 100 negozi, poi scompare l’albergo ed i negozi diventano 70, prima un outlet, poi centro commerciale. L’attuale amministrazione che si era detta totalmente ostile al progetto, ora afferma di essere obbligata al mantenimento dello stesso.
Conclusione: qualcuno ha mai presentato il progetto ai commercianti ed alla città? Ovvia la risposta.
Passiamo al mercato di piazza regina margherita.
Nei paesi e nelle città civili le ristrutturazioni dei mercati avvengono, circa in un anno un anno e mezzo.
Il nostro mercato, con una altissima valenza sociale ed economica, dopo dieci anni non solo ha una veste definitiva, ma in alcune parti ha anche problemi di sicurezza.
Faccio presente che la ristrutturazione ha attraversato tre amministrazioni diverse, è stata avviata una commissione per capire se ci fossero state inadempienze, o qualcosa di peggio. Fatto sta che il mercato non solo è regredito ma ha perso quella veste di centro commerciale naturale, di cui beneficiava città e commercio di vicinato.
Mi sembra ovvio che anche qui nonostante commissioni di indagini, proteste, le ragioni per le quali ancora non ci sia stata una conclusione dell’iter non appaiono chiare.
Qualche idea personale la esprimo: non abbiamo classe dirigente, scarseggia l’interesse pubblico, ma in particolare ci manca l’aspirazione al futuro. Si vivacchia nella gestione comune e corrente, in pratica siamo conservatori: nel senso che abbiamo un gran timore del cambiamento. Nonostante tutte le amministrazioni che si sono succedute abbiano promesso cambiamenti epocali, i cittadini ad oggi non hanno avvertito nessun segnale di cambiamento politico; sono stati tutti termometri capaci di misurare la temperatura, ma abbiamo scarseggiato in termostati, capaci di cambiarla.
Diciamo che tutti si sono adeguati al minimalismo del giorno per giorno, del tutto si aggiusta, rischiando una omologazione in politica che rischia di far saltare la democrazia.

TULLIO NUNZI