La sinistra riparta dal lavoro e dal reddito

di ROBERTO FIORENTINI

Lo sciopero dei driver di Amazon di qualche giorno fa ha messo in luce uno dei problemi del nostro tempo, non solo in Italia. I nuovi lavori, legati allo sviluppo del web, stanno creando una pletora di lavoratori costretti a convivere con ritmi di lavoro insostenibili. Gli autisti denunciano di essere costretti ad orari durissimi, con oltre nove ore al giorno alla guida e consegne ogni tre minuti. Questi ritmi impossibili , inoltre, sono ripagati da stipendi non adeguati alla fatica improba e alla pressione subita da questi lavoratori, spesso precari e poco o nulla garantiti. Anche negli altri settori, nel commercio come nel turismo, nella somministrazione e nei servizi, la situazione non è diversa. L’annunciato avvio del reddito di cittadinanza, poi, ha reso possibile una visione d’insieme della situazione reddituale degli italiani. Si scopre, così, che il 30% degli italiani dichiara meno di 10.000 euro all’anno. Al Sud la percentuale sale al 40% e nelle zone del Centro si attesta al 28%, mentre al nord viaggia attorno al 24%. Analizzando i contribuenti, per fasce di reddito complessivo, si osserva che il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4,2% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15.000 euro. In quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale, mentre solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 39% dell’Irpef totale. Insomma il 95% degli italiani non supera i 50.000 euro l’anno lordi. Praticamente, almeno a guardare le dichiarazioni dei redditi, non ci sono praticamente ricchi in Italia. Basti pensare che i “Paperoni”, con un reddito complessivo maggiore di 300 mila euro (tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia) sono solamente 35.000 soggetti (0,1% del totale contribuenti). Il Mef rende noto inoltre che oltre 10 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero, precisando che si tratta prevalentemente di contribuenti con redditi compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus degli “80 euro di Renzi” i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,3 milioni. Senza i vari requisiti, non soltanto reddituali, introdotti dalla norma, il reddito di cittadinanza, che , lo ricordiamo, prevede che una persona che vive sola avrà fino a 780 euro al mese e poi fino a 1.330 euro al mese per una famiglia composta da due adulti e un figlio maggiorenne o due minorenni, avrebbe riguardato milioni e milioni di italiani, mentre, fino ad oggi , le domande presentate sono solamente 500.000. Dietro questi numeri, che – lo ribadiamo – sono ufficiali, si scorgono situazioni assai diverse. In molti casi è possibile intravedere ,in trasparenza, il sommerso. Lavori in nero, evasioni ed elusioni e così via. Ma , in ogni caso, al netto dei furbi e dei furbetti, il livello reddituale è certamente basso. L’annuale rapporto Istat sul lavoro ci fornisce un altro dato davvero interessante : l’Italia per raggiungere i livelli occupazionali dell’Europa Occidentale dovrebbe avere circa 4 milioni di occupati in più. Questo gap occupazionale riguarda soprattutto i lavoratori qualificati, in particolare le lavoratrici qualificate. Nonostante questo , quasi a sfregio, siamo un Paese in cui più di 5 milioni e mezzo di persone risultano essere occupati sovraistruiti. Persone, cioè, che hanno un titolo di studio molto superiore rispetto alle mansioni a loro richieste. E di conseguenza alla loro retribuzione. Potremmo continuare a citare numerosi dati ma rischieremmo solamente di fare confusione. Del resto ciascuno di noi ha assoluta consapevolezza, data dall’esperienza concreta di tutti i giorni, di una verità assoluta : anche chi lavora ha grandi difficoltà ad “ arrivare alla fine del mese” o ad affrontare una spesa improvvisa e non programmata. Un grave danno alla macchina di famiglia o la necessità di un costoso intervento dal dentista ci costringono spesso ad indebitarci. L’Italia – lo ripetiamo – al netto dei non pochi evasori e furbiha pochi occupati e questi sono sottomansionati e mal retribuiti, ai limiti della soglia di autosufficienza. Questo in generale. Se l’analisi la restringiamo al lavoro femminile o a quello giovanile , il dato è addirittura sconvolgente. E’ chiaro che il problema del nostro Paese è questo. Altro che la sicurezza, l’immigrazione e le varie distrazioni di massa dei sovranisti. Aggiungiamo una ulteriore notizia. In questi giorni è in discussione la possibilità di introdurre il Salario Minimo. Ne stanno discutendo le parti sociali e la politica. Il Salario Minimo Orario di cui si discute è 9 euro all’ora lorde. Attualmente il 22% dei lavoratori del settore privato si trova sotto una soglia di retribuzione oraria lorda di 9 euro. È quanto emerge dalle stime elaborate dall’Inps su una platea di oltre 5 milioni di lavoratori dipendenti sulla base delle dichiarazioni contributive di ottobre 2017 (si tratta di lavoratori che hanno lavorato a tempo pieno per tutto il mese) . Sulla base di queste stime una platea del 9% è al di sotto anche degli 8 euro di salario orario; il 40% della platea si pone sotto 10 euro. 9 euro lordi corrispondono a circa 6 euro nettiSe lavori 40 ore a settimana (160 al mese) in busta paga dovresti avere al minimo 960 euro netti. Ebbene per la Confindustria , coinvolta con Governo e Sindacati nelle discussioni che si stanno tenendo in questi giorni, la somma di 9 euro all’ora è troppo alta, ed è per questo che ancora non si è giunti ad un accordo.

E qui veniamo al titolo del nostro articolo. La sinistra , per ritrovare uno spazio politico e il consenso dell’elettorato , non può che ripartire da qui. Non credo neppure che ci sia bisogno di aggiungere altro. Meno di 1000 euro al mese per 40 ore a settimana per la Confindustria sono troppe. Il 45 % degli italiani neppure ci arriva a 1000 euro al mese. Non basta per fare un programma politico ?

ROBERTO FIORENTINI