Sconcerto e incredulità.
di FABRIZIO BARBARANELLI ♦
Lo spettacolo cui stiamo assistendo con l’approssimarsi delle elezioni amministrative crea sconcerto. E’ davvero uno spettacolo d’arte varia, per dirla con Paolo Conte. Dà tristezza e suscita incredulità.
I protagonisti li troviamo nel sottobosco della politica, lo sfondo è la società cittadina, i temi dominanti sono il trasformismo e l’opportunismo.
Pensavo di non potermi più stupire avendone viste nel corso degli anni di tutti i colori, come si usa dire. Eppure sono sorpreso.
C’è chi abbandona il proprio partito per riposizionarsi, chi passa da destra a sinistra o da sinistra a destra senza neppure porsi il problema di motivare il cambio di casacca, ci sono aspiranti sindaco che compaiono e scompaiono per poi ricomparire e scomparire di nuovo e c’è chi annuncia (o minaccia?) la propria candidatura al solo fine di alzare il prezzo nei negoziati. Non manca neppure chi è fermo e osserva per capire chi ha maggiori possibilità di vittoria e poi salire al momento giusto sul carro del vincitore. Ce n’è per tutti i gusti, per tutte le opportunità.
Grande assente è la politica e grandi assenti sono la coerenza, il rispetto di sé e degli altri, la dignità. Il mondo dei valori in sostanza.
Alcuni dicono che il nodo è proprio qui, nell’uso di termini ormai anacronistici, di riferimenti che appartengono al passato, privi oggi di significato.
Valori, coerenza, dignità, rispetto. Concetti antichi, superati dal pragmatismo dell’epoca che viviamo. Oggi ci vuole concretezza che si associa alla disinvolta spregiudicatezza di chi pensa soltanto ai propri interessi e a quelli della sua cerchia di riferimento.
Qualche anno fa una mia vecchia amica, la giornalista Pia Luisa Bianco scrisse un libro dal titolo Elogio del voltagabbana. Allora mi sembrò una provocazione. Oggi lo definirei un libro profetico.
C’è anche chi spiega, motiva e giustifica tali comportamenti con la fine delle ideologie, con una generale omologazione per cui destra e sinistra risultano concetti anch’essi obsoleti. Si può quindi passare da uno schieramento all’altro senza traumi, senza incoerenze.
Nell’epoca del postmoderno invocare principi ideologicamente connotati lo può fare soltanto chi è rimasto legato al vecchiume, al ciarpame di epoche superate. Sa di stantìo.
Non suscita incredulità il fatto che questo discorso si proponga nel momento in cui è in atto la più grande offensiva di destra mai verificatasi dagli anni venti, per restare nel nostro paese.
Una offensiva che richiederebbe davvero un rilancio dei valori, un nuovo umanesimo capace di riunire tutte le forze che vogliono arrestare questo processo di delegittimazione di principi fondamentali per una convivenza civile. Un processo che alimenta odio, separatezza, nuove forme di emarginazione.
Non c’è giustificazione per i voltagabbana. Essi perseguono unicamente il loro interesse, fanno della politica un mercimonio, non hanno nulla da proporre se non la propria arrogante affermazione.
Sarebbe davvero un grande segnale di civiltà politica se i candidati degli schieramenti in competizione stringessero un patto per espungere dalle alleanze quei soggetti, facilmente identificabili, che si sono messi sul mercato della politica, come in un’asta pubblica. Sarebbe uno straordinario passo avanti per la città.
So che non sarà possibile, non tanto perché la caccia al voto per vincere viene fatta a tutto campo, ma anche perché nessuno si fida dell’altro e un patto in tal senso fa correre il rischio di partire in svantaggio.
Nell’epoca della postverità il timore di essere ingannati supera il desiderio e la necessità di fare un po’ di pulizia.
Ma almeno indignamoci e non consideriamolo normale.
FABRIZIO BARBARANELLI
Caro Fabrizio
Prima che dalle liste elettorali,dove ahimè portano
evidentemente voti,andrebbero
Espulsi dai partito.
Ma anche qui sono stai utili e utilizzati
per elezioni interne e numericamente rilevanti.
Forse all interno dei partiti ci dovrebbe essere
Il divieto di iscrizione per chi ha voltato gabbana
Viene facile la battuta di flaiano
Si battono per le idee pur non avendone
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Sarà pure “nuova politica”, però c’è un limite a tutto…
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Questa mattina leggendo l’articolo di Fabrizio Barbaranelli mi sono riallacciata alle considerazioni scritte da Alessandro De Angelis vice direttore del ‘Haffpost che riportava l’intervento al Parlamento Europeo di Tajani, del quale è presidente (Sic!). Tajani decantava le capacità positive di Mussolini nel “realizzare le infrastrutture e bonifiche” sconcertando l’assise europea. De Angelis scrive in una attenta analisi che : O Tajani è un ignorante (e non sa) oppure sa e con quelle parole accarezza le viscere reazionarie di un paese in sui la fragilità dello Stato e delle istituzioni poggiano anche su un impoverimento del tessuto valoriale comune, che si alimenta di verità e consapevolezza”
Credo sia questa una risposta all’affermazione che esorta a non ritenere i trasformismi “normali” anche se il ventennio Berlusconiano ci ha abituati allo sdoganamento di ogni principio, dall’antifascismo alla trasversalità politica, così ben ripresa dal M5S , dall’avversione allo studio ed alla competenza, alla totale diseducazione alla storia , guarda caso cancellata dalle materie scolastiche. Il populismo nasce anche da qui, da una destra chiamata “moderata” che ha nutrito un paese nell’ignoranza e nell’antipolitica alimentando un qualunquismo insofferente alle regole del vivere civile, che ha trovato terreno fertile negli italiani.
Non so se un nuovo umanesimo possa oggi scuotere le coscienze, spesso annichilite dai vari “like” o i “mi piace” nei social, ma credo che l’assuefazione sia la risposta peggiore, perché sfocia in quell’indifferenza che nel 1938 portò alle leggi raziali in Italia, ed oggi al Decreto sicurezza, alla Legge sulla legittima difesa e perché no all’approvazione del disegno di legge Pillon!
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Condivido le considerazioni contenute nell’articolo che evidenziano tutto il degrado dello scenario politico attuale non solo nella dimensione nazionale ma anche locale che per la verità presenta aspetti anche grotteschi. Etica,ideali,coerenza sono valori che oggi è molto difficile trovare nel confronto politico. Si tende a privilegiare il tornaconto personale senza tenere conto dei problemi delle nostre comunità. Per tutto questo ci sono due colpevoli: la politica che tollera questi comportamenti e gli elettori che non fanno mancare i loro voti ai voltagabbana di turno.
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FRAMMENTI DI ANTROPOLOGIA POLITICA COMPRENSORIALE
“Adottando il metodo empirico della ricerca sul posto per poi risalire alla struttura, sulla falsariga del noto antropologo Levi-Strauss, ecco – un po’ alla rinfusa – alcuni dati e impressioni sulla CITTA’ Pur non avendo la pretesa del rigore scientifico, forse questi frammenti contribuiranno a una maggior comprensione.
Ogni iscritto di partito vorrebbe lui stesso essere il segretario, ogni consigliere essere vassallo, ognuno che sa leggere e scrivere Presidente.
E’ difficile adottare la morale democratica, europea-occidentale, in una fascia di territorio la cui storia è fatta di oppressione, la cui cultura è una miscela di segreta-bucolica-romantica-selvatica ingenuità e di intrighi. Si dovrà dapprima introdurre una faticosa e lenta educazione per formare dei cittadini dello stato da coloro che una volta erano pastori, capitribù, capibanda e fanatici.
I leader sono circondati da sostenitori la cui fedeltà è relativa come tutto in queste zone; essi sono spesso consigliati da politici che hanno affinato la loro furbizia al servizio del ‘turco’.
All’interno dei partiti i veri funzionari si considerano strateghi superiori e anche all’interno di questi veri funzionari ci sono gruppi che lottano uno contro l’altro, ci sono personalità che si vantano della particolare amicizia degli “amici del re” ed altri che si sentono trascurati.
Clan come quelli che hanno finora determinato la politica della CITTA’ alla sua sventura, determinano ancora la politica personale dei partiti. Arbitrii burocratici dell’amministrazione sono abitudini tradizionali qui, così come esistono coloro che partono dall’ingenuo concetto che qui un contratto valga come in ogni altro luogo, un giorno la CITTA’ si troverà di fronte a brutte sorprese.
La popolazione si divide timorosamente in gruppi che evitano ogni mescolanza reciproca. La vendetta è altrettanto viva quanto il riscatto. La frantumazione religiosa del popolo (circa due terzi “maomettani”, il resto “ortodossi” o “romano cattolici”) è a volte accompagnata da fanatismo. Gli artigiani sono in preda all’arbitrio dei funzionari, degli usurai, dei padroni e degli affittuari. Uno strato intellettuale molto sottile costituisce in questo comprensorio più danno che utilità. E’ molto difficile spiegare agli abitanti del posto che ci sono cose che si devono fare gratuitamente nell’interesse della cosa pubblica. La pessima fama di un leader politico gli può derivare in gran parte dal fatto che si sia preoccupato di portare almeno un certo ordine negli uffici. Ogni ordine viene sentito come una costrizione insopportabile.
Per le prossime elezioni nella città si sono raccolti avventurieri di tutti i tipi per approfittare di tutte le mutevoli occasioni. Il popolo è nullatenente e indifeso, una piccola parte è molto ricca e onnipotente ma occupata costantemente in faide interne. Una borghesia cittadina ai primi stadi, timorosa, disarmata, e solo mezza interessata al destino politico della città.
Un piccolo strato di semi-istruiti, avido di cariche è sempre pronto a trattare coi vicini interessati, sempre tramante cospirazioni per motivi di carattere, ambizione e sete di potere. Nel momento in cui scrivo questo articolo, giungono notizie confidenziali dalla Capitale secondo le quali nel corso dei prossimi mesi si temono “disordini”. Si vuole approfittare del poco tempo che resta prima delle prossime elezioni, comunque se si riesce a superare questo breve periodo di tempo senza disordini allora i leader “possono sperare” di rimanere anche per i prossimi cinque anni e gli altri rimanere per altrettanto tempo ai loro “posti”, poiché anche la loro posizione è, nonostante gli accordi economici, molto debole e la città non appartiene ancora a loro come si sembra credere da qualche parte.
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Fin quando la politica arà come obiettvo la conquista del potere posiamo parlare quanto ci pare, i voltagabbana fanno sempre comodo, e fanno comodo a tutti, anche chi ti pugnala può farti comodo, l’importante è vincere. Del resto il confronto politico non è fatto sule idee ma sulla denigrazione e delegittimazione reciproca. Il M5S ha dovuto siglare un contratto con la Lega per governare, come per governare si è dovuto ricorrere all’apoggio di Verdini and co con buona pace degli alleati di governo e compagni di partito.
Forse un giorno la democrazia tornerà ad essere un luogo di confronto delle idee, di progettualità ecc…. ma ci credo poco, resterà sempre un luogo nel quale ci si gioca il potere, più o meno palesemente fascista.
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Brava Marina Marucci, condivido in pieno.
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